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La parata del pride (letteralmente “orgoglio, fierezza”) è la manifestazione pubblica e aperta a tutti che esprime l’orgoglio delle persone LGBTQIA+ e rivendica i diritti della comunità e la loro accettazione sociale. Ha luogo in molti Paesi europei e americani; in casi più rari, si svolge anche in altri continenti. Trae origine dai moti di Stone Wall, scoppiati a New York nel 1969, nel corso dei quali gli omosessuali si ribellarono contro le discriminazioni. Nel corso degli anni i pride si sono diffusi in molti Paesi e hanno progressivamente allargato il loro “campo d’azione”, includendo, accanto a gay e lesbiche, persone transgender, bisessuali, intersessuali, asessuali e queer (cioè con identità di genere non definita). Le battaglie condotte dalle associazioni LGBT e dalle forze politiche schieratesi a loro favore hanno consentito il riconoscimento di molti diritti, una riduzione delle discriminazioni e un cambiamento della mentalità. Tuttavia, esistono Paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato e, anche nel mondo occidentale, le discriminazioni non sono state del tutto annullate.
Cos'è un pride
Il pride – anche noto come parata del pride o, in passato, gay pride – è una manifestazione per sostenere i diritti delle persone LGBT e serve a esprimere con orgoglio la propria identità omosessuale in opposizione alla teoria – diffusa in passato e ancora oggi non del tutto estinta – secondo la quale l'omosessualità sarebbe una malattia e dovrebbe essere nascosta.
Le modalità di svolgimento del pride variano da caso a caso. In genere, si organizza un corteo caratterizzato dalla presenza di bandiere arcobaleno, il simbolo più noto della comunità LGBT, e, almeno nei Paesi più aperti, sono presenti persone che indossano abiti appariscenti in contrapposizione all'idea di dover nascondere la loro identità di genere. In alcuni casi il Pride prevede comizi e dibattiti politici; talvolta, al posto del corteo si organizza una manifestazione in forma statica.

Storia e origini del pride: i moti di Stone Wall del 1969
Il pride ha origine alla fine degli anni '60. Va' ricordato che in passato l’omosessualità era considerata in tutto il mondo una patologia e una condizione riprovevole, addirittura perseguita dalla legge.
Dopo il movimento del Sessantotto, però, le persone omosessuali e non binarie iniziarono a prendere coscienza dei loro diritti: il punto di svolta fu costituito dai moti di Stone Wall, scoppiati a New York nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969. Dopo che la polizia aveva chiuso la Stone Wall Inn, un locale della Cristopher Street frequentato da gay, scoppiarono moti violenti, per la prima volta la comunità LGBT reagì, rivendicando l’orgoglio della propria identità. I tumulti durarono alcuni giorni, nel corso dei quali lo slogan più usato era il seguente: «Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud», cioè, «Dillo chiaro, dillo forte. Gay è buono, Gay è un orgoglio».

Dagli Stati Uniti al resto del mondo
I moti di Stone Wall rappresentarono una svolta nell’ambito della storia delle persone LGBT. L’anno successivo in alcune città americane, tra le quali Chicago, San Francisco, Los Angeles e New York, furono organizzate manifestazioni per celebrare l’anniversario dei moti ed esprimere ancora l’orgoglio dell'identità omosessuale. Gradualmente il movimento di rivendicazione dell’“orgoglio gay” si diffuse in altri in Paesi occidentali. Nel Regno Unito, per esempio, la prima manifestazione della comunità si tenne nel 1972. In origine le manifestazioni avevano nomi come Gay liberation march (Marcia di liberazione gay) o simili, ma gradualmente si affermò la parola pride, emersa dai primi anni '70, che vuole focalizzare l’attenzione sul fatto che le persone LGBT sono orgogliose della propria identità. Inoltre, a partire dagli anni '80 il movimento diventò più ampio, battendosi per i diritti non solo di gay e lesbiche, ma anche di transessuali, bisessuali e altre categorie persone. Oggi la sigla completa del movimento è LGBTQIA+ cioè lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali; il segno + si riferisce all’inclusione di altre identità di genere e orientamenti sessuali, non presenti nell’elenco.

Il movimento si è esteso anche al di fuori dei Paesi occidentali, raggiungendo anche alcuni Stati africani e asiatici, nei quali hanno luogo ogni anno i pride. In alcuni casi, le manifestazioni hanno riunito milioni di persone, come accaduto al World pride di New York del 2019, convocato per il cinquantenario dei moti di Stone Wall, al quale i partecipanti erano circa 5.000.000.
Nel corso degli anni, i pride, insieme alle altre battaglie condotte dal movimento LGBT, hanno consentito di superare una parte delle discriminazioni e hanno favorito un’evoluzione della mentalità e delle opinioni sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Uno dei successi maggiori poi è avvenuto nel 1990, quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali.
I pride in Italia
In Italia le prime manifestazioni per protestare contro le discriminazioni hanno avuto luogo negli anni '70. La prima in assoluto fu indetta nel 1972 a Sanremo, con la partecipazione di poche decine di persone, per protestare contro un congresso sulle devianze sessuali. Altre iniziative furono organizzate negli anni successivi per protestare contro le violenze verso le persone LGBT, molto diffuse, e nel 1979 a Pisa ebbe luogo la prima manifestazione autorizzata. Il primo pride vero e proprio fu organizzato nel 1994 a Roma per iniziativa del Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli”. Dopo quella esperienza, il movimento stabilì di organizzare ogni anno il pride in una città diversa. Particolarmente imponente fu quello del 2000, organizzato nella capitale in concomitanza con il giubileo, che diede luogo ad accese polemiche politiche. Con il passare degli anni, i pride sono divenuti sempre più partecipati. Dal 2014, il modello dell’onda pride, cioè l’organizzazione di eventi “locali” in varie città, ha sostituito il principio di indire un unico pride nazionale.

I Paesi dove il pride è vietato
Il pride non si fa in tutto il mondo: basti pensare che in 62 Paesi, in gran parte africani e asiatici, i rapporti omosessuali sono un reato e in alcuni casi, come in Arabia Saudita, sono punibili addirittura con la morte. In questi Paesi, ovviamente, il pride è vietato. In altri Stati, invece, l’omosessualità in sé non è punibile dalla legge, ma è vietata la "propaganda omosessuale" e, di conseguenza, non è possibile organizzare manifestazioni per esprimere l'orgoglio o rivendicare i diritti delle persone LGBT. È quello che accade, per esempio, in Russia e dal 2025, anche in Ungheria.