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6 Dicembre 2023
17:33

Cos’è il senso comune e perché ci induce in errore

Il senso comune è un tipo di conoscenza, non verificata, molto diffusa per il semplice fatto di essere condivisa e creduta vera da molte persone. Spesso però ci può trarre in inganno.

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Cos’è il senso comune e perché ci induce in errore
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«Non ci sono più le mezze stagioni», «Una volta i bambini erano più disciplinati», «La musica sta diventando sempre più brutta». Queste sono tipiche frasi da senso comune, ossia, “quella cosa che pensano o sanno tutti”. È una sorta di implicita “conoscenza condivisa” che ci accompagna nelle nostre azioni quotidiane, che ci permette di prendere decisioni più velocemente e ci semplifica la conoscenza della realtà. Questo tipo di conoscenza però, è dovuta soprattutto alle nostre esperienze dirette e per questo motivo ha dei limiti: in alcune circostanze ciò che pensiamo di sapere o conoscere è facilmente influenzabile dal “sentito dire”.

Cos'è il senso comune

Dal momento che ne siamo tutti immersi, spesso facciamo fatica ad identificarlo: il senso comune è un punto di vista largamente diffuso, a tal punto che tutti (o quasi) lo adottano per vedere, intendere e interpretare i fatti e le cose che accadono. Come tutte le opinioni però, non si basa su dati certi e verificati ma su conoscenze circoscritte, valide solo parzialmente o per nulla, ma acquistano per noi valore di verità per il semplice fatto di essere ritenute vere da molte persone. Il senso comune è dunque “scientificamente falso ma socialmente vero” come spiega Alfred Schutz.

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La maggior parte delle volte usiamo il nostro senso comune senza nemmeno accorgercene. Per esempio, se ci troviamo davanti uno “straniero”, automaticamente (senza quindi doverci pensare) ci aspetteremo (per via del nostro senso comune) che la persona assuma un certo tipo di comportamenti e non altri.

Questo esempio spiega che il senso comune, oltre a riferirsi a nozioni generali, riguarda anche il modo di rappresentare gli altri (il fatto di rappresentare qualcuno come straniero, non è una semplice informazione descrittiva, ma implica anche delle aspettative). Questi schemi mentali possono sono anche chiamati stereotipi perché riguardano credenze sulle caratteristiche personali di gruppi sociali.

Come il senso comune “inganna” la nostra mente

Immaginiamo di fare una sfida: correre i 100 metri con un gruppo numeroso di persone. All’arrivo, a ciascuno viene letto il proprio risultato e la media dei risultati: 18 secondi. Quando viene infine detto che, il record del mondo è di 10 secondi nessuno ci crede. Perché?

Le persone hanno commesso un errore di generalizzazione: «Io non riesco a correre i 100 m in 10 secondi netti, quindi nessuno ci riesce».

Mai troveremo dei dati statistici che affermano termini assoluti, come tutti, mai, nessuno, sempre ecc. L’errore di generalizzazione avviene quindi quando generalizziamo in modo arbitrario un caso specifico (spesso assunto dalla nostra esperienza diretta e personale).

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Il ragionamento per senso comune è, per certi versi, una forma raffinata di errore di generalizzazione.

Capita spesso che il ragionamento si soffermi sul “se una cosa capita a me, capita a tutti!” (personalizzazione della realtà). Non solo, questo ragionamento si rafforza quando la maggioranza dei presenti condivide la nostra stessa situazione (es: nessuno ha raggiunto i 10 secondi nei 100 metri).

Il ragionamento per senso comune si basa anche su errori logici come l’argumentum ad populum (tutti dicono che A è vero, quindi A è vero) o l’argumentum ad numerum (molti dicono che B è vero, quindi B è vero).

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Un altro errore in cui cadiamo è quello della covariazione (o dell’individuo come scienziato ingenuo). Kelley col “modello della covariazione” mise in luce che quando osserviamo due eventi accadere contemporaneamente siamo ingenuamente portati a credere che l’uno sia la causa dell’altro, soprattutto se questa associazione di ripete nel tempo.

Per esempio, se un alunno si comporta male o non fa i compiti dopo aver avuto un intervento chirurgico, la causa del comportamento viene attribuita ai suoi problemi di salute e non alla mancanza di voglia. La causa viene attribuita a ciò che in quel momento è considerato più saliente ed eccezionale.

A cosa serve il senso comune

Il senso comune non va demonizzato: è efficace perché è rassicurante e tautologico e ha una funzione per così dire sociale. Con “sociale” intendiamo – più che la dipendenza da dall’opinione del gruppo dominante – il ruolo che il senso comune ha nel creare la percezione di condivisione tra le persone, è un “accordo spontaneo”.

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Come esseri umani abbiamo bisogno cognitivamente di partire da qualcosa che possa essere assunto come una verità “fuori discussione”. Non si tratta di dogmi ma di assunzioni, credenze e opinioni che rappresentano, in certe epoche, delle basi di partenza, dei principi.

 Abbiamo bisogno che il mondo in cui viviamo sia prevedibile e controllabile, grazie a meccanismi e credenze che possiamo definire “stabili” e condivisi.

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