0 risultati
video suggerito
video suggerito
13 Maggio 2024
6:00

Cos’è l’esperanto, la possibile lingua comune europea inventata a tavolino e mai usata

L'esperanto è una lingua completamente inventata nel XIX secolo dal medico polacco Ludwik Zamenhof, che si proponeva di eliminare le barriere linguistiche, promuovendo la pace e la comprensione tra i popoli. Anche se si è discusso se renderla o meno la lingua comune europea, non è mai stato adottata.

65 condivisioni
Cos’è l’esperanto, la possibile lingua comune europea inventata a tavolino e mai usata
esperanto lingua comune europea

Avete mai sentito parlare dell’esperanto? Si tratta di una lingua pianificata, sviluppata dal medico polacco Ludvik Zamenhof che, nel 1887, pubblicò il primo libro di grammatica esperanto sotto lo pseudonimo di Doktoro Esperanto, da cui il nome deriva, che significa "colui che spera". L'esperanto è stato proposto e discusso come lingua comune dell'Unione Europea, per poter abbassare i costi di traduzione dei documenti ufficiali dell'organizzazione, ma non è mai stato ufficialmente adottato. La visione di Zamenhof sull'esperanto era quella di una lingua universale grazie alla quale i diversi popoli potessero dialogare, che potesse essere appresa rapidamente e affiancata alla propria lingua madre. La creò utilizzando radici linguistiche prevalentemente indoeuropee e una grammatica estremamente semplificata e logica.

Come funziona l'esperanto: alcuni esempi

L'esperanto prevede una sintassi flessibile, una grammatica semplice e un vocabolario derivato principalmente da lingue romanze e germaniche, con influenze slave. La lingua è agglutinante, caratterizzata cioè dall’unione di più morfemi (lettere o unione di lettere che hanno un significato proprio) che ne determinano il significato. Ogni lettera ha sempre lo stesso suono e ogni suono viene scritto in un solo modo. Questa struttura la rende particolarmente facile da imparare, dato che esistono poche eccezioni e regole irregolari.

Facciamo alcuni esempi di parole in esperanto di uso quotidiano:

  • saluton! = ciao
  • ĝis revido! = arrivederci!
  • bonan tagon/vesperon/nokton = buongiorno/buonasera/buonanotte
  • dankon = grazie
  • bonan apetiton! = buon appetito!
  • pardonu min = mi scusi.

In esperanto, tutti i nomi terminano in -O, gli aggettivi in -A e gli avverbi in -E, quindi: rapid-o (la velocità), rapid-a (veloce), rapid-e (velocemente).

Pare infatti che dalle 500 parole/radici più frequenti si possano formare almeno 2000 parole, che costituiscono una perfetta base per la comunicazione. Le testimonianze riportano che dopo 2/3 settimane, le persone inizino già a praticare la lingua, che addirittura riescano ad insegnarla dopo 6 mesi/un anno, e che inoltre sia una lingua così semplice da imparare, che è possibile iniziarla a studiare anche in età adulta e da autodidatta.

Dove si studia l'esperanto: l'Associazione Mondiale dell’Esperanto

La più grande associazione dei parlanti esperanto è l’Associazione Mondiale dell’Esperanto (UEA), nata nel 1908 con sede a Rotterdam, cui aderiscono molte associazioni nazionali, e rappresenta la comunità esperantista, ad esempio presso le organizzazioni internazionali come l’UNESCO.

La cultura esperantista è inoltre molto attiva in tutte le arti, dalla poesia alla letteratura, fino al teatro e alla musica, e grazie alla sua logica semplice e priva di l'ambiguità, si presta a essere usata in informatica, nel ramo della linguistica computazionale. L'esperanto in Polonia e in Croazia è stato dichiarato patrimonio culturale immateriale ed è oggetto di studio in diverse università in Europa, negli USA e in Cina. In Italia oggi gli esperantisti iscritti alla Fei (Federazione esperantisti italiani) sarebbero circa duemila, mentre pare che al mondo siano circa 2-3 milioni le persone che più o meno fluentemente parlino questa lingua.

Gli ideali del movimento sono riassunti nella Dichiarazione di Boulogne e il Manifesto di Praga, nei quali viene posto l'accento sulla neutralità del movimento rispetto a ogni tipo di organizzazione o corrente. Viene definito esperantista, infatti, semplicemente chi impara la lingua, a prescindere dagli usi fatti, dalla condivisione degli ideali o dall'aderenza al movimento.

Che fine ha fatto l'esperanto: perché non viene utilizzato

Se i presupposti per l’uso di questa lingua da parte dell’intera comunità mondiale sembrano esserci tutti, perché allora non è mai stata adottata ufficialmente da nessun Paese e sono in pochi a conoscerne l’esistenza? Uno dei principali ostacoli all'adozione dell'esperanto è stata la mancanza di supporto politico e istituzionale. La lingua ha affrontato numerose sfide nel corso degli anni, inclusa l'opposizione da parte di regimi totalitari che la vedevano come una minaccia politica.

Nonostante le proposte per usare l'esperanto come lingua franca nel Parlamento europeo, finora l'Unione europea giustifica la politica multilinguista che prevede l'uso delle 24 lingue ufficiali per motivi di trasparenza, alimentando le critiche di chi sospetta che questa politica stia in realtà portando verso l’uso del solo inglese, la cui crescente dominanza ha limitato la necessità pratica di un'alternativa pianificata come l'esperanto. Critici sostengono anche che, nonostante la sua apparente neutralità, l'esperanto è eurocentrico nella sua struttura e lessico, il che potrebbe limitarne l'attrattiva in contesti non europei.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views