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10 Settembre 2022
18:15

Cos’è lo “scambio colombiano”? Ecco perché mangiamo pomodori, cioccolato e patate

Molti alimenti che consumiamo comunemente, così come alcuni animali e persino alcune malattie, non esistevano in Europa prima della scoperta dell’America (e viceversa). Scopriamo come sono arrivati nel nostro continente e nel resto del mondo.

A cura di Erminio Fonzo
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Cos’è lo “scambio colombiano”? Ecco perché mangiamo pomodori, cioccolato e patate
Colombo sbarca nell'isola di Hispaniola

Dopo aver “scoperto” l’America nel 1492, gli europei la conquistarono facilmente, mettendo in contatto sostanzialmente due mondi a sé stanti. In tal modo fu possibile portare in Europa piante e animali che esistevano solo nel continente americano e, nello stesso tempo, introdurre in America nuovi prodotti della terra e animali domestici. Gli europei, però, portarono nel nuovo mondo anche persone e malattie. Fu lo “scambio colombiano”, come lo definì uno studioso statunitense, Alfred Crosby, negli anni ’70. Vediamo di cosa si tratta.

L’isolamento del continente americano

Quando Colombo giunse in America, il continente era quasi completamente isolato dal resto del mondo da circa 11.000 anni (se si eccettuano gli sporadici viaggi vichinghi in Nordamerica), cioè da quando quello che oggi è lo Stretto di Bering tra Siberia e Alaska era stato sommerso dalle acque.
A causa della separazione millenaria tra Europa e America erano diverse non solo le culture e le popolazioni, ma anche la flora, la fauna e persino i microrganismi (virus e batteri). Solo alcune specie animali e vegetali erano presenti su tutte e due le sponde dell’Atlantico. Dopo il 1492, però, tutto cambiò.

Machu Picchu lama

La "scoperta" e la conquista dell’America

La "scoperta" dell’America cambiò completamente le dinamiche della geopolitica e dell’economia mondiale. Le potenze europee conquistarono progressivamente tutto il continente: prima Spagna e Portogallo e poi Regno Unito, Olanda, Russia e Francia sconfissero rapidamente le popolazioni indigene.

A fare la differenza fu anche la superiorità scientifico-tecnologica degli invasori: le civiltà americane, comprese le più avanzate come gli Aztechi dell’attuale Messico e gli Inca dell’attuale Perù, non riuscirono a resistere alla polvere da sparo e alle armature di metallo degli europei. La popolazione indigena fu sterminata e sostituita in parte con europei e in parte con schiavi africani.

La conquista del Cile 1535-37
La conquista spagnola del Cile 1535–37

Lo scambio

Dal 1492 Europa e America si “scambiarono” piante, animali, popolazioni e malattie. Gli europei, inoltre, portarono la flora e la fauna originaria dell’America anche negli altri continenti. Non fu, però, uno scambio alla pari, giacché vi era un dominatore (gli europei) e un dominato (gli americani). Inoltre, solo flora e fauna furono realmente “scambiate”, mentre il trasferimento della popolazione e delle malattie fu quasi del tutto unilaterale: dall’Europa vi fu un grande afflusso di popolazione (e di patologie) nel continente americano, ma non vi fu una parallelo trasferimento di amerindi nel “Vecchio continente”.

A medio termine l’America beneficiò, almeno per certi aspetti, del contatto con gli europei, che introdussero le loro tecnologie nel "nuovo mondo". Valga per tutti il principio della ruota, sconosciuto prima di Colombo e portato nel continente dopo Colombo. Ma quali furono i principali “oggetti” dello scambio?

I prodotti della terra

Tra i prodotti della terra “trovati” dagli europei in America vi erano:

  • Patata
  • Pomodoro
  • Peperone e peperoncino
  • Cacao
  • Tabacco
  • Mais
  • Zucca e zucchine
Pomodori dall'America

Invece, le più importanti delle piante portate in America dagli europei erano:

  • Grano
  • Orzo
  • Riso
  • Soia
  • Olivo
  • Caffè
  • Numerosi tipi di frutta (mele, pere, banane, pesche, agrumi)
Caffè portato in America

Molti prodotti americani si adattarono ai nuovi climi e iniziarono a essere coltivati nel Vecchio continente e nel resto del mondo, ma ci vollero secoli prima che il loro uso diventasse comune. Per esempio la patata, pur essendo stata portata in Europa sin dal Cinquecento, si diffuse capillarmente solo nell’Ottocento. Tale lentezza si spiega perché spesso le novità suscitano diffidenza e sono accettate su larga scala solo quando diventano indispensabili. I vegetali “americani”, però, a medio termine ebbero un impatto molto significativo sulle abitudini alimentari del resto del mondo.

Non tutte le colture si adattarono ai nuovi ambienti. Per esempio, l’olivo ha difficoltà a crescere in ambienti diversi da quello mediterraneo e in America la sua coltivazione non ha mai prosperato. Al contrario, alcune piante non indigene delle Americhe iniziarono a essere coltivate su vasta scala nel continente. Tra le altre il caffè, originario dell’Africa, fu introdotto nel territorio americano nel ‘700 e la sua coltivazione si diffuse enormemente, tanto che il Brasile divenne il primo produttore mondiale nel volgere di alcuni decenni.

Piantagioni di caffè in Brasile (credit Knase)
Piantagioni di caffè in Brasile (credit Knase)

Animali domestici

Nel caso degli animali domestici, furono soprattutto gli europei a introdurre nuove specie in America. Tra esse:

  • Cavallo e asino
  • Maiale
  • Pollo e fagiano
  • Capra e pecora
  • Gatto

Tra gli animali scoperti dagli europei vi furono:

  • Tacchino
  • Lama

Particolarmente rilevante fu l’introduzione in America del cavallo, che cambiò le tecniche di caccia e il modo di fare la guerra dei popoli indigeni.

La caccia al bisonte di nativi americani
La caccia al bisonte di nativi americani

Popolazioni

Gli europei “esportarono” parte della loro popolazione in America e vi introdussero gli schiavi africani, ma non vi fu alcuna colonizzazione di territori europei da parte degli amerindi. Gli indigeni, del resto, dopo l’arrivo degli europei si ridussero drasticamente: una quota stimata tra l’80 e il 95% scomparve entro 150 anni dall’arrivo di Colombo, a causa non solo dello sfruttamento al quale erano sottoposti, ma soprattutto delle nuove malattie introdotte dagli europei. Non a caso, oggi la popolazione di molti Paesi americani è in larga parte di origine europea o mista e gli indigeni sono ovunque in minoranza.

Gli europei, inoltre, portarono nelle Americhe un’altra popolazione non autoctona: gli africani, oltre dodici milioni dei quali furono deportati nel continente con la tratta degli schiavi, iniziata nel ‘500 e terminata solo quattrocento anni dopo. In alcuni Paesi americani, i discendenti diretti degli schiavi africani costituiscono una percentuale significativa degli abitanti (per esempio, il 12,4% negli Stati Uniti). Inoltre, si sono mescolati con indigeni ed europei, dando vita ad altre popolazioni meticce.

Schiavi in Brasile (1830 circa)
Schiavi in Brasile (1830 circa)

Insomma, dopo Colombo la geografia antropica del continente americano fu completamente stravolta. Inoltre gli europei introdussero in America la loro cultura, le loro lingue e la loro religione, convertendo al cristianesimo – in alcuni casi con la forza – le popolazioni locali. L’uso delle lingue indigene si ridusse drasticamente e molti idiomi scomparvero del tutto.

Malattie

Come abbiamo detto, le malattie furono la principale causa dello sterminio della popolazione locale. I conquistatori, infatti, introdussero involontariamente in America virus e batteri contro i quali gli indigeni non avevano anticorpi e che, di conseguenza, li falcidiarono. Le malattie provocate da questi microrganismi patogeni erano pericolose anche per gli europei, ma essi, standovi a contatto da secoli (se non da millenni), avevano sviluppato delle difese immunitarie ed erano più resistenti. Tra le malattie portate in America vi erano:

  • Morbillo
  • Vaiolo
  • Varicella
  • Peste
  • Influenza
  • Tifo
  • Malaria

Le più dannose furono il morbillo e il vaiolo, che fecero strage di indigeni in tutto il continente. Per contro, gli europei “importarono” poche nuove patologie, tra le quali forse la sifilide (ma l’origine americana è messa in discussione da alcuni studiosi) e alcune malattie delle piante.

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