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14 Agosto 2022
18:30

Il consumo e la produzione di caffè nel mondo e la storia della bevanda

Il caffè è profondamente radicato nella cultura di molte popolazioni. Se non esistesse, le nostre abitudini e i nostri stili di vita sarebbero, almeno in parte, diversi. Scopriamo la sua storia.

A cura di Erminio Fonzo
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Il consumo e la produzione di caffè nel mondo e la storia della bevanda
Produzione e consumo di caffè nel mondo

La storia del caffè è meno antica di quella di altri prodotti alimentari di uso comune. L’abitudine di bere caffè, infatti, prese avvio solo nel ‘400 nel mondo arabo e alcuni secoli più tardi in Europa. Da allora l’ascesa della bevanda è stata inarrestabile e oggi il consumo è diffuso in ogni angolo del Pianeta. Per cominciare vediamo una panoramica generale relativa ai consumi e alla produzione di caffè nel mondo e poi passiamo alla storia del prodotto e della bevanda.

I Paesi in cui si produce più caffè nel mondo

Il consumo di caffè è diffuso pressoché ovunque. Secondo l’International Coffee Organization, nell'"anno del caffè" 2020/21 (cioè dall'1 ottobre 2020 al 30 settembre successivo) sono stati consumati nel mondo più di 10 miliardi di chili di caffè (pari a 167.260.000 sacchi da 60kg).

A differenza del consumo, la produzione avviene solo nei Paesi di area tropicale dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, cioè nella fascia climatica in cui la pianta riesce a svilupparsi a dovere, e il Brasile risulta essere il principale produttore mondiale.

Produzione di caffè (r robusta, m mista, a arabica)
Produzione di caffè (r robusta, m mista, a arabica)

La specie di caffè più diffusa è l’arabica, che copre il 60-70% della produzione mondiale ed è divisa in diverse sottospecie. Il resto è coperto dalla canephora (più conosciuta come robusta), mentre solo una piccola percentuale, intorno all’1,5%, è costituita da altre due varietà, la liberica e l’excelsa.

Le origini del caffè: dall’Africa al Medio Oriente

Il genere della pianta del caffè si chiama Coffea e include varie specie tra cui la prima a essere stata usata per preparare la bevanda è l’arabica.

Coffea arabica
Coffea arabica

La Coffea arabica è originaria di Kaffa, una regione meridionale dell’Etiopia. Una teoria vuole che il nome della pianta e della bevanda derivino proprio da quello della regione, ma secondo un’altra ipotesi la parola caffè deriverebbe dall’arabo qawha che originariamente indicava un tipo di vino. In ogni caso è molto probabile che gli etiopi e gli altri popoli africani masticassero i chicchi e le foglie di Coffea già in tempi antichissimi.

La preparazione della bevanda del caffè, invece, fu “scoperta” solo nel ‘400, grazie a due innovazioni: la tostatura dei chicchi della Coffea arabica e l’infusione in acqua bollente della polvere derivata dalla loro macinazione. Il primo Paese nel quale il caffè iniziò a essere consumato in modo più o meno regolare fu lo Yemen (noto all’epoca come Arabia felix e situato nella Penisola araba, ma separato dall’Etiopia solo da uno stretto braccio di mare). Più precisamente il consumo di caffè è attestato dal ‘400 nella città portuale di Mokha. Il nome del centro abitato vi ricorda qualcosa?

La città di Mocha nella seconda metà del Seicento
La città di Mokha nella seconda metà del Seicento

Dallo Yemen il caffè si diffuse in tutto il Medio Oriente. Nei primi tempi era consumato soprattutto dai monaci Sufi (appartenenti a una corrente dell’Islam) che lo usavano per tenersi svegli durante i riti religiosi notturni.

La diffusione fu facilitata dal fatto che l’Islam proibisce il consumo di alcolici: il caffè incontrava meno “concorrenza” come bevanda per i momenti di convivialità. Per un breve periodo anche il caffè fu proibito, ma i dubbi delle autorità religiose e politiche cessarono presto. In molti Paesi di religione musulmana tra ‘500-600 si diffusero le caffetterie, cioè locali per il consumo di caffè, ancora oggi parte essenziale della cultura araba e islamica.

Caffetteria nell'impero ottomano
Caffetteria nell’impero ottomano

L’arrivo in Europa

Secondo le teorie più accreditate, il caffè arrivò in Europa nel ‘500 per due strade diverse: da un lato i turchi, in guerra contro l’Impero austriaco, lo introdussero in Ungheria e in Austria nel 1526; dall'altro, alcuni soldati ottomani lo fecero conoscere a Malta, dove furono presi prigionieri nel 1565. Grosso modo è lo stesso periodo nel quale gli europei scoprirono il , originario della Cina.

Il consumo di caffè si diffuse solo nel Seicento, con l’apertura di caffetterie in tutte le principali città europee. Inizialmente nei Paesi cattolici la Chiesa contrastò il caffè, considerandolo una bevanda degli “infedeli” musulmani, finché Clemente VIII (papa dal 1592 al 1605) diede la sua approvazione al consumo.

Caffè europeo nel XIX secolo

Il caffè si affermò presto come una bevanda “sociale” che si beveva in gruppo nelle caffetterie, ma nei primi tempi veniva consumato soprattutto dalle persone benestanti. Verso la fine del ‘600, inoltre, nacque il “matrimonio” con il latte (introdotto probabilmente a Vienna) che avrebbe portato all’odierno cappuccino.

La coltivazione dall’Arabia al resto del mondo

Fino alla metà del ‘600, la Coffea arabica era coltivata solo in Africa orientale e nel mondo arabo, ma negli anni ’50 del ‘600 gli olandesi la portarono nelle loro colonie asiatiche (Sri Lanka e Indonesia) e negli anni '20 del ‘700 un navigatore e politico francese, Gabriel de Cleu, la introdusse nel continente americano, più precisamente nell’isola di Martinica. La produzione asiatica e americana aumentò rapidamente e verso la metà dell’Ottocento il Brasile divenne il principale produttore mondiale.

Il consumo di caffè, inoltre, era sempre più diffuso ed ebbe anche un rilevante ruolo politico. Tra il ‘700 e l’800 molte idee illuministe e liberali nacquero nelle conversazioni che avevano luogo tra esponenti politici e uomini di cultura nelle caffetterie. Basti pensare che due tra i più importanti illuministi italiani, i fratelli Pietro e Alessandro Verri, intitolarono Il Caffè (inteso come caffetteria) la rivista sulla quale, tra il 1764 e il 1766, fecero circolare le loro idee.

Il caffè greco a Roma (dipinto di L. Passini), 1856
Il caffè greco a Roma (dipinto di L. Passini), 1856

Nuovi metodi di preparazione

Fino all’inizio dell’800 il caffè era preparato prevalentemente alla maniera araba: i chicchi, dopo la tostatura, erano macinati e versati in acqua (spesso con l’aggiunta di spezie) che poi si portava all’ebollizione. È una preparazione molto popolare ancora oggi in tutto il Medioriente e in alcuni Paesi europei, con varianti e nomi diversi (caffè turco, caffè greco e altri).

Donne palestinesi macinano il caffè (1905)
Donne palestinesi macinano il caffè (1905)

Nell’800 si affermarono nuovi metodi. Nel 1819 fu inventata la caffettiera che oggi è nota come napoletana, basata sulla forza di gravità (fa scendere l’acqua bollente dall’alto), che si diffuse soprattutto in Italia.

Alcuni anni dopo, nel 1884, l’imprenditore torinese Angelo Moriondo depositò il brevetto per la macchina del “caffe istantaneo” la quale, con alcuni miglioramenti successivi, è diventata la macchina per il caffè espresso. La sua diffusione è avvenuta soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale e da allora la macchina è un componente immancabile di tutti i bar del nostro Paese e di molti di quelli del resto del mondo.

Macchina del caffè

Nel 1903 l’imprenditore tedesco Ludwig Roselius iniziò a decaffeinare il caffè e pochi anni dopo fondò un’azienda per commercializzarlo, la Kaffee Hag.

Un’innovazione molto importante arrivò nel 1933, quando il piemontese Alfonso Bialetti inventò la moka. A differenza della napoletana, la moka, che deve suo nome all’omonima città yemenita, non fa scendere l’acqua bollente sul caffè, ma la fa salire grazie all’aumento di pressione provocato dal calore.

Nel giro di pochi anni la moka sostituì la napoletana come principale sistema per la preparazione del caffè in casa e oggi in Italia è molto diffusa, mentre nel resto del mondo il suo uso è meno comune.

Ulteriori tipologie di preparazione, come quella che dà vita al caffè americano, giunsero negli anni successivi.

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