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24 Luglio 2024
10:17

Crollo parziale alle Vele di Scampia, a Napoli: l’analisi tecnico-ingegneristica

Intorno alle 23 di lunedì sera un boato premonisce il crollo parziale di un ballatoio interno alla Vela Celeste di Scampia, a Napoli, provocando 2 morti, 13 feriti e 800 sfollati. Le indagini stabiliranno le cause, ma possiamo tentare di ricostruire la possibile dinamica del crollo dal punto di vista tecnico-scientifico.

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Crollo parziale alle Vele di Scampia, a Napoli: l’analisi tecnico-ingegneristica
Vela Scampia
Credit: Photo2023, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

La scorsa notte, un crollo parziale ha interessato alcune parti delle strutture afferenti alla cosiddetta Vela Celeste, una delle note strutture residenziali di Scampia, simbolo – nel bene e nel male – del quartiere nord della città di Napoli. Il crollo, avvenuto verso le 23 di lunedì 22 luglio, ha coinvolto diversi piani in elevazioni e ha causato 2 morti, 13 feriti e 800 sfollati, di cui 500 non sono potuti rientrare per la notte nei propri appartamenti. Le immagini dell'incidente mostrano che gli elementi strutturali dell'edificio si trovavano in uno stato di degrado: la Vela Celeste era infatti in attesa di interventi di riqualificazione. Sebbene non siano ancora del tutto chiare le dinamiche del crollo e i motivi che hanno portato allo specifico innesco di questa fragilità strutturale, possiamo descrivere i punti salienti dell'incidente da un punto di vista tecnico partendo dalla conformazione architettonica e strutturale dell'edificio.

La possibile dinamica del crollo alla Vela Celeste dalle ricostruzioni

Stando alle immagini diffuse in rete, la zona interessata dal crollo pare essere confinata ad alcune delle rampe di collegamento tra il ballatoio centrale e le strutture laterali principali. Le rampe di collegamento da cui è partito il crollo sono quelle del terzo piano, motivo per il quale le stesse – nella caduta per gravità – hanno coinvolto a cascata le strutture presenti ai piani inferiori, cioè secondo e primo, amplificando i danni. Stando alle ricostruzioni e alle dichiarazioni delle persone nei paraggi al momento del crollo, la crisi avvenuta pare essere stata sufficientemente improvvisa e senza eloquenti segni premonitori. Per tale ragione, pare naturale considerare un possibile collasso fragile nelle zone di collegamento del pianerottolo alle strutture laterali principali o al ballatoio centrale. Il pianerottolo, perdendo un supporto, non ha capacità portante residua e deve necessariamente crollare verticalmente. Tuttavia, il crollo dello stesso non interessa la struttura portante principale e non causa una propagazione diffusa del danneggiamento, essendo lo stesso un elemento strutturale secondario alla statica dell'interno edificio e del ballatoio centrale.

Lo stato di fatto delle strutture portanti al momento del crollo

Sono attualmente in corso da tecnici specializzati indagini approfondite per saggiare l'attuale grado di sicurezza strutturale dell'opera e non si hanno ancora informazioni ufficiali in merito all'esito di queste valutazioni tecniche. Le stesse infatti richiedono un tempo operativo minimo necessario allo studio delle condizioni attuali del fabbricato e alla propedeutica caratterizzazione meccanica dei materiali di costruzione, mediante specifiche prove in sito.

Ciò nonostante, dalle immagini che è possibile consultare appare evidente un diffuso stato di degrado degli elementi strutturali principali, anche nella zona interessata dal crollo. La presenza di condizioni più o meno diffuse di degrado è, prevalentemente, sintomo di una scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria effettuata sul fabbricato. Questo, purtroppo, è un problema ricorrente nell'edilizia – pubblica e privata – che ci circonda. Tuttavia, è anche vero che non si hanno ancora a oggi informazioni certe circa l'effettiva estensione e severità di questa condizione di degrado ed il ruolo dello stesso sui fatti di cronaca, motivo per il quale non è possibile trarre oggi conclusioni oggettive relative all'incidente che si è verificato. Saranno le indagini in corso a fare ufficialmente luce sulle effettive cause del crollo.

Ingegneria e architettura delle Vele di Scampia

Progettate e realizzate tra il 1962 e il 1975 su un'area di circa 115 ettari, le cosiddette "Vele" sono un complesso di edifici a servizio di edilizia residenziale pubblica, costruite in calcestruzzo armato e con una conformazione architettonica e strutturale che richiama geometricamente quella di una vela, da cui appunto prendono il nome. Il pensiero architettonico dietro alle Vele è quello di massimizzazione dell'utilizzo degli spazi comuni, finalizzato all'integrazione della collettività nelle zone centrali dei fabbricati, con una conseguente minimizzazione dell'unità abitativa del generico nucleo familiare. Un concetto questo in parte richiamato anche nel futuristico progetto nel deserto dell'Arabia Saudita.

Il complesso residenziale nella sua interezza era costituito da più vele, 4 nella fattispecie nel lotto di interesse ma complessivamente 7 sull'area dei 115 ettari prima menzionati. Le stesse sono state storicamente identificate per colori: verde, celeste, gialla e rossa. Alcune di queste sono state demolite in passato, in seguito all'approvazione dei progetti di riqualificazione urbana. La Vela celeste, oggetto dei fatti di cronaca attuale, era in attesa di interventi di riqualificazione in ragione di un progetto già in essere di svariati milioni di euro. La stessa, dunque, non era nel programma delle demolizioni strutturali fino a oggi.

La conformazione strutturale della singola Vela porta a distinguere due importanti corpi di fabbrica con pianta decrescente in altezza, collegati da una intricata rete di ballatoi e passerelle interne, distribuite su varie altezze. Il ballatoio centrale, che si estende per tutto lo sviluppo della vela in pianta, è puntualmente collegato da strutture in acciaio ai corpi laterali in cemento armato, mentre alcune rampe di scale e passerelle di collegamento garantiscono la fruizione tra i piani e lungo lo sviluppo della vela.

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