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27 Agosto 2024
9:00

Dimmi che tatuaggi hai e ti dirò chi sei: storia dei tatuaggi e i loro usi e significati nel mondo

I tatuaggi, radicati nella storia umana da millenni, sono una potente carta d'identità visiva, raccontando storie e simboli da circa 5.000 anni fa.

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Dimmi che tatuaggi hai e ti dirò chi sei: storia dei tatuaggi e i loro usi e significati nel mondo
tatuaggi

I tatuaggi sono decorazioni pressoché permanenti lasciati sulla pelle per esprimere particolari significati personali o culturali. Si tratta di una pratica antichissima che ha sempre avuto lo scopo di “mostrare” socialmente la nostra identità, come una sorta di “carta d'identità visiva”. Dall'analisi dei tatuaggi nelle diverse culture e tradizioni ci si può chiedere se questa pratica possano essere considerata una sorta di carta d'identità visiva. In molte culture, questi segni permanenti raccontano storie personali, valori, appartenenze e identità, rendendoli un potente mezzo di comunicazione. Radicati nella storia umana da millenni, i tatuaggi hanno sempre rappresentato una forma di identificazione visiva, narrando storie e simboli personali sin dalle antiche civiltà. Che si tratti di un semplice disegno o di un motivo complesso, ogni tatuaggio ha il potere di esprimere chi siamo, andando oltre le parole.

L'origine del termine "tatuaggio" ci mostra quanto è antica la pratica

Il termine "tatuaggio" ha origini molto lontane. Deriva infatti dal polinesiano tatau, che significa "segnare" o "decorare". Secondo le ricostruzioni storiche, il termine tatau o tattaw deriva dall'onomatopea del suono ta ta ta prodotto dalle bacchette utilizzate dalle popolazioni indigene per tatuare la pelle. Questa parola riflette una pratica antica e radicata in molte culture dell'Oceania, dove il tatuaggio era utilizzato per vari scopi, dal religioso al sociale, fino a quello identitario.

Uomo polinesiano tatuato
Incisione di un uomo polinesiano tatuato.

L'introduzione del termine tattoo in Occidente si deve all'esploratore britannico James Cook che, durante uno dei suoi viaggi nei Mari del Sud nel 1771, entrò in contatto con le popolazioni polinesiane, dove il tatuaggio era una pratica altamente diffusa e ritualizzata. Al suo ritorno in Europa, Cook non solo portò con sé un uomo completamente tatuato, suscitando grande curiosità nelle accademie europee, ma contribuì anche a diffondere la parola "tattoo". In questo modo e  attraverso i racconti e le osservazioni di Cook, il termine "tattoo" entrò nei dizionari europei, segnando l'inizio di una nuova era nella diffusione di questa antica arte decorativa nel mondo occidentale.

I primi tatuaggi nella storia

Per molto tempo, si è ritenuto che i tatuaggi più antichi conosciuti fossero quelli ritrovati sulla mummia di Ötzi, l'uomo vissuto tra il 3370 e il 3100 a.C., scoperto nei ghiacciai delle Alpi. I suoi tatuaggi erano costituiti da semplici linee e croci, legati a pratiche terapeutiche.

Tatuaggi ritrovati sul corpo della mummia Ötzi
Tatuaggi ritrovati sul corpo della mummia Ötzi.

Tuttavia, ricerche più recenti hanno rivelato che i tatuaggi più antichi mai trovati sono stati individuati sul corpo di due mummie egizie, risalenti a circa 5.000 anni fa. Questi tatuaggi, che raffigurano immagini più complesse come un toro con lunghe corna, una pecora nordafricana e motivi a forma di S, sono stati interpretati come simboli tribali o religiosi.

La scoperta, pubblicata sul Journal of Archaeological Science da Daniel Antoine del British Museum, ha notevolmente cambiato la nostra comprensione della storia del tatuaggio, retrodatandone la pratica di almeno 1.000 anni rispetto a quanto si credeva in precedenza. Questi ritrovamenti non solo evidenziano l'antichità della pratica, ma dimostrano anche come i tatuaggi avessero un significato simbolico complesso già nelle prime civiltà conosciute.

Tatuaggi ritrovati sulle mummie egizie: un toro con delle lunghe corna e una pecora
Tatuaggi ritrovati sulle mummie egizie: un toro con delle lunghe corna e una pecora.

Diverse tradizioni dei tatuaggi a confronto e i loro significati

Ogni cultura ha usato l'arte del tatuaggio per raccontare storie uniche, segnare identità e mostrare appartenenza. Scopriamo le similitudini e le differenze dell’arte del tatuaggio: dalla Polinesia, dove i tatuaggi descrivono la nostra genealogia, alla cultura chicana negli Stati Uniti, dove diventano simboli di resistenza e orgoglio.

Polinesia: i tatuaggi come documento di identità 

In Polinesia, i tatuaggi non solo rappresentano un'espressione artistica, ma sono anche profondamente intrecciati con l'identità culturale e sociale. Nelle isole dell'Oceania, il tatuaggio è infatti una pratica fondamentale per segnalare lo status sociale, la maturità e le radici genealogiche di una persona. Ogni simbolo inciso sulla pelle racconta la storia della famiglia, delle alleanze e dell'appartenenza a una comunità. Proprio in virtù del fatto che i popoli polinesiani consideravano i tatuaggi una sorta di carta d'identità visiva, gli uomini erano soliti tatuarsi completamente, dalla testa ai piedi.

Giappone: dall'emarginazione all’arte 

Originariamente legato allo stigma sociale, il tatuaggio giapponese, o "irezumi", letteralmente "inserire inchiostro nero", ha subito una trasformazione significativa nel corso dei secoli. Durante il periodo storico chiamato Edo (1603-1868), l'irezumi divenne un marchio distintivo dei criminali. Questo stigma si radicò profondamente nella cultura giapponese, tanto che ancora oggi i tatuaggi sono spesso associati alla "yakuza", la criminalità organizzata giapponese.

Tuttavia, negli ultimi decenni, l'irezumi ha vissuto una rinascita. L'ammirazione globale per l'estetica e la maestria degli artisti giapponesi ha contribuito a trasformare il tatuaggio giapponese in una forma d'arte rispettata e ammirata. Tant'è che oggi, i disegni tradizionali, raffiguranti divinità, spiriti e creature mitologiche, sono considerati capolavori di bellezza e tecnica e replicati in tutto il mondo.

Stati Uniti: la cultura chicana e i simboli della resistenza

Spostandoci verso gli Stati Uniti, non si può non citare la cultura chicana, che ha sviluppato un proprio stile di tatuaggio, profondamente radicato nell'identità e nella storia dei latinos. Nato nelle prigioni e nei quartieri poveri della California negli anni '40 e '50, il tatuaggio chicano è diventato un potente mezzo di espressione dell'identità culturale, della resistenza e dell'orgoglio di appartenenza della comunità latina. I tatuaggi chicanos spesso raffigurano icone religiose, teschi, rose e simboli che rappresentano uno stretto legame con la propria comunità e famiglia.

Con il tempo, lo stile chicano ha acquisito popolarità oltre i confini americani, influenzando profondamente la cultura del tatuaggio a livello globale e diventando un simbolo di bellezza interculturale.

Europa: tra l'Antica Roma e il Medioevo 

In Europa, e in particolare in Italia, i tatuaggi non erano particolarmente diffusi nell'antichità, anche se esistono prove che alcune tribù pre-romane li utilizzassero come segni di appartenenza o amuleti protettivi. Nell'Antica Roma e durante il Medioevo, il tatuaggio era spesso usato come stigma sociale per marchiare criminali e schiavi. Con l’avvento dell’Impero cristiano, la pratica fu inoltre severamente vietata, associata al diavolo e considerata un segno di disonore.

La riscoperta del tatuaggio in Europa ebbe luogo nel 1769, quando il capitano James Cook riportò questa forma d'arte dai suoi viaggi nei Mari del Sud. Da quel momento, il tatuaggio iniziò a riacquistare importanza e a diffondersi progressivamente, portando alla nascita dei primi saloni di tatuaggi e, successivamente, all'introduzione del tatuaggio elettrico nel 1891.

Fonti
Gnecchi Ruscone E. (2017) "Tides of Innovation in Oceania: Value, materiality and place"
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