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19 Agosto 2024
11:00

Quali Paesi appartengono all’America Latina? E perché si chiama così?

Il termine "America Latina" è corretto storicamente e linguisticamente, ma non è neutro dal punto di vista politico. L'espressione si riferisce a un insieme di 26 realtà territoriali tra Paesi e territori d'oltremare. Quest'area non si identifica più solo come "latina", include molte lingue oltre a spagnolo e portoghese, e per alcuni è conosciuta come "Abya Yala"

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Quali Paesi appartengono all’America Latina? E perché si chiama così?
Copertina articolo: America Latina

Quando parliamo di "America Latina" ci riferiamo a una vasta regione dell'America meridionale, centrale e settentrionale (dal Messico a nord a Cile e Argentina a sud) che comprende i Paesi del continente americano dove si parlano principalmente lingue derivate dal latino, ossia lo spagnolo e il portoghese, e in misura minore il francese. Storicamente, l'America Latina è stata teatro di colonizzazione da parte delle potenze europee, che hanno lasciato un'eredità culturale, linguistica e religiosa duratura. Tuttavia, la storia dell'America Latina è anche una storia di resistenza, di incontro e mescolanza di culture diverse e di lotte per l'autodeterminazione delle popolazioni indigene, che hanno ribattezzato il “loro” continente con un nuovo nome.

Quali Stati fanno parte dell’America Latina?

Il termine "America Latina" si riferisce alla parte del continente americano che va dalla Terra del Fuoco, nel sud di Cile e Argentina, fino al Rio Bravo, al confine tra Messico e Stati Uniti. Comprende anche le isole caraibiche e la parte centrale e meridionale del continente. La lista degli Stati e dei territori d'oltremare solitamente inclusi nell'America Latina perciò comprende 26 realtà territoriali: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guadalupa (territorio d'oltremare della Francia), Guatemala, Guyana francese (territorio d'oltremare della Francia), Haiti, Honduras, Martinica (territorio d'oltremare della Francia), Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Porto Rico, Saint-Barthélemy (territorio d'oltremare della Francia), Saint-Martin (territorio d'oltremare della Francia), Uruguay, Venezuela.

Una delle caratteristiche che accomuna molti dei Paesi appartenenti all’America Latina è la lingua, suddivisa principalmente in due grandi gruppi: spagnolo e portoghese.

Mappa dei Paesi generalmente inclusi nella cosiddetta America Latina
Mappa dei Paesi generalmente inclusi nella cosiddetta America Latina. Credit: Heraldry

Come si è arrivati alla divisione linguistica spagnolo-portoghese in America del Sud?

Nel XV secolo, durante l'epoca delle grandi esplorazioni, i conquistadores spagnoli e portoghesi raggiunsero le terre del "Nuovo Mondo". Per evitare conflitti su queste nuove conquiste, le due potenze decisero di spartirsi il territorio “equamente”.

Questa suddivisione fu formalizzata con il Trattato di Tordesillas, firmato da Spagna e Portogallo dopo le "scoperte" di Cristoforo Colombo, il 7 giugno 1494. Il trattato stabiliva una linea immaginaria a ovest delle isole di Capo Verde, la cosiddetta raya, con latitudine 46° 37′ O, assegnando alla Spagna eventuali territori conquistati a ovest di questa linea e al Portogallo i territori a est (tra cui in effetti la parte più orientale del Brasile). Ironia della sorte, si scoprì presto l’esistenza di molti più territori a ovest di quanto si pensasse inizialmente. In effetti, questo accordo influenzò profondamente la geografia linguistica dell'America Latina: il portoghese divenne la lingua principale del Brasile, mentre lo spagnolo si diffuse in gran parte del resto del continente.

Non va dimenticato il francese, parlato in alcuni territori come la Guyana Francese e in alcune isole caraibiche come Haiti e, inoltre, esiste una vasta gamma di lingue indigene che continuano a essere utilizzate quotidianamente dai popoli originari sparsi in tutto il continente.

Mappa della suddivisione dei territori americani colonizzati da Spagna e Portogallo sancita nel Trattato di Tordesillas (1494)
Mappa della suddivisione dei territori americani colonizzati da Spagna e Portogallo sancita nel Trattato di Tordesillas (1494)

Perché l’America Latina è chiamata così? Chi l’ha deciso?

Il termine "America Latina" è stato utilizzato per la prima volta da Michel Chevalier nel 1843, all'interno del suo testo Des Intérêts matériels en France in cui prende forma una prima visione e un immaginario dei "latinos".

Chevalier sosteneva infatti che nel continente americano esistessero due civilisations o culture complementari ma in contrasto. Da un lato, c'era l'America anglosassone, protestante, laboriosa, di "razza bianca", rispettosa delle istituzioni che essa stessa creava, ma anche discriminatrice e intollerante verso ciò che era diverso. Dall'altro lato, c'era l'America latina, cattolica, di "razza mista", europea ma al contempo "barbara", senza un forte riconoscimento delle istituzioni in via di formazione, ma aperta al confronto e al dialogo con l'altro. Questa visione contrapponeva una concezione romantica della latinidad a una visione più pragmatica e critica dell’uomo anglosassone.

Nonostante l’uso massiccio di questo termine da parte di diversi intellettuali francesi e non, è solo a partire dal 1870 che il concetto di “America latina” venne sancito e utilizzato in politica per la prima volta. Fu proprio Napoleone III di Francia che, al fine di giustificare il suo progetto espansionistico in Messico, utilizzò per la prima volta il termine "America Latina"  in politica, ottenendo un suo riconoscimento universale.

Che significato ha oggi il termine latinos?

Nonostante il termine "America Latina" sia ampiamente utilizzato, questo non è privo di contestazioni. Le maggiori critiche vengono mosse da diversi movimenti indigeni, che sostengono che questo termine perpetui una visione eurocentrica e coloniale del continente. Latinos non rispecchierebbe nessuna appartenenza culturale specifica ma sarebbe solo un aggettivo razziale generico.

In alternativa a questa qualifica generica, è consigliabile adottare altre denominazioni più specifiche, come "ispanico" per riferirsi a chi parla spagnolo, o "iberoamericano" per includere tutte le popolazioni legate alla colonizzazione da parte della penisola iberica, includendo così anche il Brasile.

Esiste un nuovo nome per l'America Latina? E se sì, quale?

In aggiunta alle critiche contro il termine "latinos", si è recentemente diffusa un’ingegnosa alternativa per eludere il problema terminologico e identitario di "America Latina". Alcune popolazioni indigene propongono infatti un cambio di nome verso l’utilizzo di "Abya Yala", che in lingua Guna (popolazione indigena del Panama e Colombia) significa "terra in piena maturità" o "terra di vita", per riferirsi al continente. Questo nome rifletterebbe un tentativo di riscoperta e valorizzazione delle radici indigene, opponendosi alle narrazioni coloniali che hanno cercato di cancellare o marginalizzare le culture autoctone.

La realtà dei fatti è che questa denominazione sta acquisendo sempre più importanza, tanto da entrare nei discorsi e nei documenti politici ufficiali. Abya Yala, dal suo primo utilizzo ufficiale durante un'importante Convegno Internazionale, tenutasi a Quito nel 2004, sta infatti emergendo come un potente simbolo di resistenza e autodeterminazione per i popoli indigeni del continente. Proprio in quell'occasione, l'uso del termine Abya Yala ha segnato un chiaro rifiuto della continuità con il passato coloniale e una riaffermazione dell'identità e della sovranità indigene.

Si potrebbe concludere che, oltre a rappresentare una forma di resistenza politica, Abya Yala stia contribuendo a costruire un nuovo lessico politico e culturale, in contrasto con il termine "latinos" o "indios", spesso usati in modo generalizzato ed eurocentrico. Questo processo di riaffermazione identitaria è cruciale per il riconoscimento e il rispetto delle culture e delle tradizioni che hanno plasmato il continente per millenni prima dell'arrivo dei conquistadores. Abya Yala si erge così come una nuova forma di autodefinizione che cerca di riconciliare il passato con un futuro di autonomia e rispetto reciproco tra tutte le culture che coesistono nel continente.

Fonti
Boaventura Leite I. (2015) "The Brazilian quilombo: ‘race’, community and land in space and time"
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