Negli ultimi anni, la moda dei vichinghi e della cultura norrena ha contribuito alla nascita di numerosi prodotti televisivi e cinematografici ambientati nell’Europa settentrionale medievale. Fra questi, quelli di maggior successo sono state le serie televisive Vikings e The Last Kingdom. In queste opere, nel rappresentare i norreni si è scelto spesso di mostrare i guerrieri del nord come tatuati. La verità è che non c’è alcuna prova, né archeologica né storica, che possa suggerirci che la pratica del tatuaggio fosse diffusa in Scandinavia. D’altro canto però, non c’è alcuna prova che possa affermare che questa pratica non fosse contemplata. Le uniche fonti medievali che parlano esplicitamente di norreni tatuati provengono dai resoconti di Ahmad Ibn Fadlan, un giurista e viaggiatore arabo vissuto fra il IX e il X secolo, e del suo contemporaneo Ibrahim Ibn Yaqub. Queste fonti vanno prese però con le pinze.
Il viaggio e la testimonianza di Ibn Fadlan
Tra il 921 e il 922, Ibn Fadlan faceva parte di un’ambasciata inviata dal califfo di Baghdad al re dei Bulgari, un popolo nomade di origine turca che viveva lungo le sponde del fiume Volga, il corso d’acqua più lungo d’Europa che oggi si trova nella Russia meridionale.
Lo scopo dell’ambasciata era istruire i Bulgari del Volga sulle pratiche e le leggi musulmane, visto che si erano convertiti da pochissimo all’Islam. Il viaggio dei diplomatici arabi fu lungo: essi partirono da Baghdad, attraversarono la Persia, l’attuale Iran, per poi dirigersi a nord, nei territori dei deserti e delle steppe che oggi fanno parte del Turkmenistan, dell’Uzbekistan e del Kazakistan, arrivando infine lungo le sponde del Volga, nell’attuale territorio russo.
Durante il suo lungo viaggio, Ibn Fadlan descrisse con occhio etnografico le genti che incontrava, fra cui i Rus, noti anche come Variaghi, ovvero quei pirati e mercanti di origine scandinava che, attraverso i grandi fiumi dell’Europa orientale, colonizzarono le vaste pianure delle attuali Russia e Ucraina. È proprio da questo incontro che abbiamo l’unica testimonianza di norreni tatuati. Il giurista arabo li descrisse così:
… Non ho mai visto dei fisici così perfetti, alti come palme da dattero, biondi e rossicci… dalla punta delle dita dei piedi fino al collo, ogni uomo è tatuato con disegni di alberi e figure, color verde scuro …
Si tratta dell’unica menzione esplicita di tatuaggi riferibili a dei vichinghi. La descrizione di Ibn Fadlan sembrerebbe lusinghiera, ma poi prosegue così:
… Si tratta delle più sozze fra le creature di Dio: non si purificano dopo aver defecato, urinato, o copulato, e non si lavano nemmeno le mani dopo aver mangiato …
Appare evidente che Ibn Fadlan nella sua descrizione voglia mettere in evidenza la barbarie di questa gente; in questo senso, la menzione a eventuali tatuaggi potrebbe essere servita più all’autore come elemento per far comprendere al lettore dal suo punto di vista la rozzezza dei Rus. Non è detto, però, che i Variaghi li avessero davvero.
Un altro punto problematico della questione è la vera identità etnica dei Variaghi. Sebbene fra questi gruppi di pirati e mercanti dei fiumi dell’Europa orientale fosse certa la presenza di individui di origine scandinava, è vero anche che fra di loro c'erano persone di origine slava, turca, finnica e persiana. È quindi ancora più difficile cercare di capire a chi Ibn Fadlan si stesse effettivamente riferendo (posto che la sua descrizione sia accurata).
Il resoconto di viaggio di Ibrahim Ibn Yaqub
In chiusura va detto che, oltre alla menzione esplicita del giurista di Baghdad, vi è un altro labile indizio a riguardo della pratica del tatuaggio presso i norreni. Anche in questo caso la testimonianza proviene dal mondo arabo, in particolare dal resoconto di viaggio di Ibrahim Ibn Yaqub, un mercante contemporaneo di Ibn Fadlan, che proveniva però dall'attuale Spagna. Ibn Yaqub viaggiò attraverso l’Europa occidentale e centrale ed entrò in contatto con le popolazioni scandinave ad Hedeby, un importante centro commerciale che si trovava vicino all’attuale confine fra Germania e Danimarca.
Durante la sua visita di Hedeby, in mezzo alla moltitudine di informazioni che riportò a riguardo della vita quotidiana nella città, il mercante menzionò il fatto che sia le donne che gli uomini usassero “trucchi permanenti e indelebili”.
Non è perciò da escludere a priori che le popolazioni norrene si tatuassero, anzi: quella del tatuaggio è un arte antichissima, che affonda le sue radici nella preistoria, e della quale abbiamo testimonianze ben più antiche rispetto al Medioevo.