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24 Luglio 2022
21:00

Disastro del Concorde: ecco cosa accadde al volo Air France 4590

Il 25 luglio 2000, in fase di decollo, uno spaventoso incendio fece precipitare il Concorde F-BTSC/203. Il tragico incidente segnò la fine della gloriosa carriera dell'areo supersonico.

A cura di Roberto Manzo
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Disastro del Concorde: ecco cosa accadde al volo Air France 4590
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Il 25 luglio 2000 un Concorde dell’Air France in partenza da Parigi all'Aeroporto Charles de Gaulle e diretto verso New York fu vittima di uno spaventoso incendio durante la fase di decollo: questo provocò l’avaria di due dei quattro motori, portando allo stallo il velivolo e causando in pochi minuti il disastro che tutti conosciamo. Tutti i 109 occupanti, più altre quattro persone a terra, perirono nell’incidente. Vediamo le cause che portarono all’incidente e per quale motivo oggi non c'è più il Concorde.

L'aereo protagonista dell'incidente

L’Aèrospatiale-BAC Concorde, noto molto più semplicemente come Concorde, è stato un aereo da trasporto civile supersonico. Il Concorde fu progettato sul finire degli anni ’60 da un consorzio anglofrancese formato dalla francese Aèrospatiale (confluita nel 2000 del gruppo Airbus) e dalla britannica British Aircraft Corporation (confluita poi in BAE Systems).

concorde

L’equipaggio in cabina era formato da tre membri: pilota, copilota e dall’ingegnere di volo. Quest’ultimo aveva il compito di gestire i 4 motori con post-bruciatori Rolls-Royce/Snecma Olympus 593. Questi spingevano l’aereo a una velocità di Mach 2,04, pari cioè a 2179km/h alla sua quota operativa di 17000 m con l’impressionante consumo di 17 litri a passeggero ogni 100 km. Il confort non era il massimo, il rumore era assordante e gli spazi angusti… Ma cosa lo rendeva speciale allora? Semplice: la velocità! Basti pensare che New York era raggiunta dalla Francia o dalla Gran Bretagna in sole 3 ore e mezza circa.

i 4 motori del Concorde
I 4 motori del Concorde.

Il volo AF 4590

L'ultimo volo del Concorde fu quello dell'Air France 4590. Era un volo charter internazionale di Air France previsto dall'aeroporto Charles de Gaulle, a Parigi, fino all'aeroporto internazionale John F. Kennedy, a New York.  L'aereo coinvolto era una macchina di 25 anni (registrazione F-BTSC, numero di serie 203) che effettuò il suo primo volo il 31 gennaio 1975 . L'ultima riparazione programmata dell'aereo avvenne il 21 luglio 2000, quattro giorni prima dell'incidente: nessun problema fu segnalato. Al momento dell'incidente, l'aereo aveva volato per 11.989 ore e aveva effettuato 4.873 cicli di decollo e atterraggio.
Quello del 25 luglio 2000 è stato l'unico incidente mortale del Concorde durante i suoi 27 anni di storia operativa, tanto che fino ad allora era ritenuto uno tra gli aerei più sicuri al mondo se considerata la distanza percorsa e il numero di passeggeri trasportati.

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Il Concorde (seriale 203) protagonista dell’incidente

L'incidente del 25 luglio 2000

Vediamo ora cosa accadde Concorde quel 25 luglio del 2000 e raccontiamo la dinamica dell'incidente che ne segnò la fine.
Ai comandi del Concorde si trovava l'esperto comandante Christian Marty, assistito dal copilota Jean Marcot e dall'ingegnere di bordo Gilles Jardinaud. Le operazioni di rullaggio iniziarono alle 16:30 circa dall'hub dell'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, sulla pista 26R.
Cinque minuti prima della partenza del Concorde, il volo Continental Airlines 55 decollò dalla stessa pista per l'aeroporto internazionale di Newark. Durante la fase di decollo perse sulla pista una striscia di titanio che faceva parte dell'inversore di spinta del motore n°3: questa aveva dimensioni di circa 43,5 cm di lunghezza, dai 3 ai 3.5 cm di larghezza ed uno spessore di 1,4 millimetri.

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Il DC–10 coinvolto nell’incidente (credit: Project Kei)

Alle 16:43:11 (ora locale) il Concorde aveva ormai percorso 1810 metri di pista e aveva raggiunto i 330 km/h. Proprio a quel punto colpì con la ruota destra del carrello anteriore la barra di titano: quest'ultima squarciò lo pneumatico facendo staccare un grosso pezzo dello stesso, che andò a tranciare i cavi del carrello posteriore e colpì il serbatoio N°5 dell'ala sinistra ad una velocità di 500 km/h. L'urto del pezzo di pneumatico non fece collassare strutturalmente il serbatoio, ma generò all'interno dello stesso un'onda di pressione che fece saltare il tappo di rifornimento. Ne scaturì una fuoriuscita di carburante con una portata di circa 75 litri al secondo. Il carburante che usciva dal serbatoio andò a investire i cavi elettrici del carrello tranciati dall'urto con il pezzo di pneumatico, si creò a questo punto un arco elettrico che generò un violento incendio. Il motore n°2 si incendiò, l'ingegnere di bordo attivò subito l'antincendio, mentre il motore n°1 andò in avaria perdendo la spinta.

Il velivolo ormai aveva superato la velocità critica V1, era quindi costretto a decollare e non poté abortire la procedura, utilizzando i soli motori dell'ala destra (N° 3 e 4), più un 15% della spinta del motore N°1. I piloti, con ormai i comandi di volo fuori uso per via dell'incendio, calarono la spinta dei motori 3 e 4 e tentarono di raggiungere, disperatamente, il vicino aeroporto di aeroporto di Parigi-Le Bourget. Nonostante queste manovre il rollio aumentò, facendo inclinare il velivolo fino a 100°: a questo punto il velivolo andò in stallo e precipitò alle 16:44:31 su l'Hôtelissimo Les Relais Bleus Hotel di Gonesse, a sud-ovest dell'aeroporto. Le vittime totali furono 109: 9 membri dell'equipaggio più i 100 passeggeri (96 erano di nazionalità tedesca). Nell'incidente perirono anche 4 persone dell'albergo e altre 6 rimasero gravemente ferite.

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Le indagini

L'indagine ufficiale fu condotta dall'ufficio investigativo francese sugli incidenti, il Bureau of Inquiry and Analysis for Civil Aviation Safety (BEA). La relazione finale, pubblicata il 16 gennaio 2002, sancì che l'aereo era stato sovraccaricato di 810 chilogrammi, anche se questo non influì sull'incidente. Quello che si scoprì invece fu che la striscia di titanio che si staccò dal precedente aereo non era stata né fabbricata né installata secondo le procedure definite dal fabbricante. Per quanto riguarda il Concorde invece, nonostante l'equipaggio fosse addestrato e certificato, non esisteva alcun piano per il guasto simultaneo di due motori sulla pista, poiché era considerato altamente improbabile. Mentre due dei motori hanno avuto problemi e uno di loro è stato spento, il danno alla struttura dell'aereo fu così grave che l'incidente sarebbe stato inevitabile, anche con i motori funzionanti normalmente.

Le conseguenze

L'incidente del volo AF 4590 non fu la causa scatenante del ritiro del Concorde dai cieli, ma fu di sicuro uno dei principali elementi scatenanti. Questo incidente, insieme ai agli altissimi costi di gestione e manutenzione e all'elevatissimo consumo, mandarono in crisi il programma. Dopo alcune migliorie, Air France e la British Airways erano pronte a rilanciare i propri Concorde, ma la crisi di domanda commerciale, a valle degli attentati dell'11 settembre, portarono le due compagnie a ritirare definitivamente i loro gioielli dei cieli.

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