Il 19 novembre 2002 si verificò in Spagna, al largo delle coste della Galizia, uno dei disastri ambientali più gravi della storia iberica: quello della petroliera MC Prestige, varata nel 1975 e di proprietà della compagnia Mare Shipping. La petroliera battente bandiera delle Bahamas, salpata da San Pietropurgo e diretta a Singapore, affondò al largo delle coste della Galizia disperdendo nell'Oceano Atlantico buona parte delle 77.000 tonnellate di petrolio che trasportava, producendo una “marea nera” sull'Atlantico e contaminando un tratto di costa lungo circa 2000 km tra il Portogallo e la Francia. Il relitto della MC Prestige, ormai spezzato a metà, cadde poi sul fondale a circa 3600 metri di profondità, con a bordo ancora un'ingente quantità di combustibile.
La ricostruzione del disastro ambientale della petroliera Prestige
Dal punto di vista tecnico, la petroliera MC Prestige era caratterizzata da un singolo scafo lungo 243 metri con un pescaggio di 14 metri. L'imbarcazione venne varata nel '75 e, al tempo del naufragio, era di proprietà della Mare Shipping, una società registrata alle Bahamas. Il 13 novembre 2002, dopo essere salpata dal porto di San Pietroburgo in direzione Singapore, si trovava a circa 30 miglia dalla costa nord-occidentale della Spagna, al largo della cosiddetta Costa de la Muerte.
Quel pomeriggio, però, si verificò una falla nello scafo – probabilmente a causa di una violenta onda. Il comandante Apostolos Mangouras mandò immediatamente la richiesta di soccorso ma il Governo spagnolo era indeciso sul da farsi. Sul piatto erano presenti due opzioni:
- trascinare la nave al porto più vicino, riparando la falla e svuotando il serbatoio. Questo avrebbe certamente contaminato l'area del porto e centinaia di km di coste limitrofe, ma avrebbe scongiurato danni più ingenti su tutto il resto della costa;
- tenere la nave il più lontano possibile dalla costa, cercando di limitare la fuoriuscita di petrolio al largo, nella speranza che questo non raggiungesse mai la terraferma.
Il governo spagnolo optò per questa seconda scelta e perciò il 14 novembre alcuni rimorchiatori trainarono al largo la Prestige.
Nei primi giorni si cercò di intervenire per limitare la fuoriuscita di combustibile ma, purtroppo, il 19 novembre accadde l'irreparabile: la nave si spezzò in due, a circa 240 km dalla costa. Il relitto affondò, adagiandosi sul fondale a circa 3,6 km di profondità e riversando in acqua decine di migliaia di tonnellate di combustibile. Questa gigantesca marea nera raggiunse in men che non si dica le coste di Spagna, Portogallo e Francia, dando vita ad uno dei disastri ambientali più gravi della storia.
Le probabili cause dell'affondamento della Prestige nell'Oceano Atlantico
Al momento non si sa con certezza cos'abbia causato l'iniziale falla nello scafo e, considerato che il relitto si trova a quasi 4 km di profondità, è probabile che mai lo sapremo.
Le autorità hanno comunque indagato e pare che effettivamente il danno iniziale possa essere associato all'impatto con una forte onda, compatibile con la giornata di maltempo. Ovviamente per dar vita ad una falla era necessario che quella porzione dello scafo fosse già indebolita, e questo potrebbe essere legato alla coesistenza di due o più tra i seguenti fattori:
- Danneggiamento in fase di carico a San Pietroburgo;
- Fatica dello scafo – cioè indebolimento causato dall'utilizzo nel tempo;
- Stress dello scafo causato da una precedente riparazione;
- Corrosione dello scafo.
Le conseguenze del naufragio della petroliera in Spagna
Come anticipato, vennero impattate complessivamente 2000 km di coste, come ben visibile dall'immagine sottostante:
Migliaia di volontari accorsero da ogni Paese per aiutare a ripulire le coste della Galizia, ma il danno ormai era fatto: si stima che persero la vita tra i 115mila e i 230mila uccelli marini, ai quali si aggiunsero innumerevoli cetacei, crostacei e tartarughe.
Questo è legato al fatto che il petrolio è un materiale molto denso e poco solubile in acqua. Ciò vuol dire che, innanzitutto, ci sono problemi a breve termine, legati soprattutto alla presenza fisica di petrolio sul substrato che impedisce all'ossigeno e alla luce di penetrare. Inoltre è giusto segnalare come questo combustibile contenga diversi composti dello zolfo e metalli pesanti, che possono causare danni ambientali anche sul medio e lungo termine, senza contare la biopersistenza all'interno degli organismi e i danni a livello ecosistemico nei decenni a seguire.
Ma come si è conclusa la storia? La parola "fine" è stata messa dalla corte Spagnola che durante il processo nel novembre 2013 ha dichiarato che:
Non è stato possibile stabilire la responsabilità penale e il capitano, il direttore di macchina e l'ex capo della marina mercantile spagnola sono stati dichiarati non colpevoli di crimini contro l'ambiente