
L’Italia vanta una ricca storia mineraria, con oltre 3.000 siti distribuiti lungo tutto il territorio nazionale e numerosi giacimenti e miniere che hanno avuto un impatto significativo sull’economia italiana ed europea. Il nostro Paese, al momento, ospita 76 siti minerari attivi, che in alcuni casi sono tra i più produttivi giacimenti minerari d’Europa e del mondo e comprendono risorse come il titanio, il rame e il salgemma.

La dimensione e l’importanza di un sito minerario può essere valutata secondo diversi criteri, tra cui l’estensione areale in superficie e nel sottosuolo, la profondità, il volume della risorsa, il quantitativo di materiale estratto e la tipologia di minerale. Anche il periodo di attività costituisce un fattore determinante, in quanto condiziona le tecnologie estrattive disponibili e, di conseguenza, la stima delle riserve, intese come quella porzione della risorsa mineraria tecnicamente ed economicamente sfruttabile in un dato momento storico. Appare ovvio che i progressi nelle tecnologie di estrazione rendono oggi possibile recuperare volumi di risorse ben più significative rispetto a quelli accessibili agli inizi del XIX secolo. Di conseguenza, stabilire quali siano i giacimenti minerari più grandi in Italia non è un compito lineare e, ad oggi, non esiste una vera e propria classifica ufficiale.
Una panoramica aggiornata dei siti minerari presenti sul territorio italiano è disponibile nel database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale e Ambientale), pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2024. Sono stati censiti 3009 siti minerari comprendenti siti operativi, non operativi, abbandonati e attualmente sottoposte a interventi di cura e manutenzione. Tali siti comprendono una vasta gamma di risorse, che spaziano dai minerali destinati all’industria ceramica, come i feldspati, fino alle materie prime critiche e strategiche per la transizione energetica e tecnologica, quali cobalto, tungsteno e litio. Inoltre, il database riporta informazioni relative al periodo di attività e all’estensione di singoli siti minerari.
Sulla base delle informazioni contenute nella banca dati GeMMA, di seguito sono descritti solo alcuni dei principali e più grandi siti minerari italiani storici e attivi.
La miniera di sale di Realmonte (Sicilia)
Dal database GeMMA emerge che, tra i 76 siti minerari attualmente attivi, la miniera di Realmonte, situata nei pressi di Agrigento, nella Sicilia sud-occidentale, rappresenta uno dei giacimenti più estesi. Attivo dal 1951, la miniera è dedicata alla coltivazione del salgemma, il comune sale da cucina, formatosi durante la Crisi di salinità del Messiniano, circa 6 milioni di anni fa.
Il complesso minerario è costituito da una rete di gallerie sotterrane che si sviluppano per circa 130 km e raggiungono profondità superiori ai 300 metri. Le riserve complessive stimate corrispondono a circa 70 milioni di tonnellate di salgemma, alle quali si aggiungono significative quantità di kainite, un minerale potassico. Ogni anno vengono estratte in media circa 1 milione di tonnellate di salgemma da questo sito.

La miniera di amianto di Balangero (Piemonte)
La miniera amiantifera di Balangero, situata nei pressi del Monte San Vittore, a circa 30 km a nord di Torino, fu la più grande miniera a cielo aperto di amianto in Europa e una delle principali al mondo durante il suo periodo di attività, compreso tra il 1918 e il 1990.
Il sito era dedicato all’estrazione di amianto e di altri minerali metalliferi a uso industriale, con una produzione annua che raggiungeva le 140.000 tonnellate. La mineralizzazione si sviluppa all’interno di rocce metamorfiche serpentinitiche fratturate, la cui estensione complessiva è di circa 7 km².
Con la chiusura della cava nel 1990, in seguito all’entrata in vigore delle normative sulla pericolosità dell’amianto, è stato avviato un vasto progetto di messa in sicurezza e bonifica ambientale dell’intero sito.

Il giacimento di titanio di Piampaludo (Liguria)
Situato nel Massiccio di Voltri, all’interno del Parco del Beigua nei pressi di Savona, il giacimento di Piampaludo rappresenta il più grande giacimento di titanio in Italia e uno dei più estesi al mondo. Le stime indicano la presenza di almeno 9 milioni di tonnellate di minerali titaniferi, come il rutilo.
Nonostante l’entità del deposito e la rilevanza del titanio, incluso nell’elenco delle cosiddette materie prime critiche e strategiche della Commissione Europea, il giacimento di Piampaludo non è attualmente sfruttato.
La miniera di rame di Caporciano (Toscana)
Situata nei pressi di Montecatini Val di Cecina, in Toscana, la miniera di Caporciano è una delle più antiche e note miniere di rame del territorio italiano, nonché una delle più estese. Le prime testimonianze sul suo sfruttamento risalgono al 1466, sebbene alcuni indizi facciano pensare a una scoperta già in epoca etrusca. Tra il 1827 e il 1907, anno della chiusura, la miniera di Caporciano fu considerata la più grande e produttiva miniera di rame d’Europa, con una produzione complessiva di circa 30.000 tonnellate di rame.
Il giacimento si sviluppa all’interno di una lente basaltica lunga circa 2 km e spessa fino a 200 metri, inglobata all'interno di rocce sedimentarie del Cretaceo. La miniera era articolata su dieci livelli sotterranei, collegati da una fitta rete di pozzi e gallerie che raggiungevano uno sviluppo complessivo di circa 35 km, scavati per accedere al corpo mineralizzato.
