Circa 5,5 milioni di anni fa una trasformazione critica e quasi catastrofica ha rimodellato il Mar Mediterraneo: questo evento geologico, durato quasi 700.000 anni e conosciuto come "Crisi di salinità Messiniana" (dal nome del periodo geologico in cui avvenne) e ha comportato l’evaporazione di quasi tutta l'acqua del Mediterraneo, trasformandolo in una vasta distesa di saline e deserti. Le cause di questo straordinario evento sono legate a complessi cambiamenti climatici e geologici, tra cui l’innalzamento delle Alpi e la chiusura dello Stretto di Gibilterra, che ha interrotto il flusso di acqua dall’Oceano Atlantico. Le conseguenze di questo evento non colpirono soltanto il bacino del Mediterraneo, ma hanno avuto un impatto significativo sugli ecosistemi circostanti e hanno modificato il clima del pianeta. Un recente studio condotto da un team di ricercatori e pubblicato sulla rivista Nature ha gettato nuova luce sugli eventi che portarono a questo fenomeno geologico, fornendo nuove prospettive su un "mistero" a lungo dibattuto nella comunità scientifica.
Le due fasi che portarono alla crisi di salinità nel Mediterraneo
Attraverso un’analisi dettagliata dei sedimenti marini e dalle evidenze geologiche, tra cui l'analisi degli isotopi del cloro nell'antico sale del fondo marino e sofisticati modelli numerici per tracciare la cronologia e il meccanismo dell'evento, i ricercatori hanno identificato due fasi ben distinte. Nella prima fase, durata circa 35.000 anni, vi fu una progressiva riduzione dell’apporto d’acqua dall'oceano Atlantico nel Mediterraneo, a causa di movimenti tettonici che iniziarono a restringere lo Stretto di Gibilterra. Questo cambiamento provocò un aumento della salinità nelle acque del bacino, alterando gli ecosistemi marini e innescando i primi depositi di minerali evaporitici.
Nella seconda fase, avvenuta in meno di 10.000 anni, il Mediterraneo fu quasi completamente isolato dall’Oceano Atlantico, con un conseguente prosciugamento quasi totale delle sue acque. I sedimenti di quest'ultima fase testimoniano l’accumulo di enormi quantità di sali, che formano oggi spessi strati di gesso e halite sul fondo del bacino.
Mentre l'acqua mano a mano si ritirava durante la seconda fase, la cresta sottomarina dello Stretto di Sicilia è emersa, dividendo il Mediterraneo in due bacini ben distinti, formando così un ponte terrestre tra Africa ed Europa. Questa divisione ha accelerato l'evaporazione nel bacino orientale, dove sono stati scoperti i depositi di sale più significativi. I ricercatori, guidati da Giovanni Aloisi del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS), hanno scoperto che in alcune aree, il livello dell'acqua sarebbe sceso fino a 2,1 km.
Perché il Mar Mediterraneo si prosciugò quasi completamente
Dopo anni di dibattiti e ricerche, la comunità scientifica ha raggiunto un consenso sulle due fasi principali che caratterizzarono la Crisi di salinità del Mediterraneo. Sebbene i ricercatori non abbiano ancora individuato con precisione il motivo principale dell'isolamento del Mediterraneo durante la Crisi di salinità, è chiaro che il tardo Miocene fu un periodo di intensa attività tettonica, che giocò un ruolo cruciale nel determinare l'evoluzione del bacino. Tra 5,96 e 5,33 milioni di anni fa, i movimenti delle placche tettoniche modificarono radicalmente la geografia della regione, creando le condizioni per il progressivo isolamento del Mediterraneo dall'Oceano Atlantico.
Questa ricerca riveste un'importanza fondamentale sia per comprendere la storia geologica del nostro pianeta, sia per affrontare le sfide climatiche e ambientali del presente. Questo evento straordinario, che vide il prosciugamento quasi completo del Mediterraneo e la formazione di vasti depositi di sali rappresenta un caso unico, e a questo proposito i ricercatori concludono affermando: "I nostri risultati hanno implicazioni più ampie per l'evoluzione biologica, geologica e climatica del regno mediterraneo e oltre".