;Resize,width=638;)
Dai Paesi Bassi alla Danimarca, fino alla Gran Bretagna, sono molti i paesi che hanno introdotto le autostrade per biciclette, nuove tipologie di percorsi ciclabili. L'obiettivo è quello di favorire l'ambiente, impattando su questo nel minor modo possibile. L'idea di autostrada ci riporta in mente strade lunghe, spesso intensamente trafficate, sotto il caldo sole estivo, con l'asfalto bollente che incendia gli pneumatici. Se questa immagine ha come protagoniste le automobili, beh, sappiate che ora le autostrade sono dedicate anche alle biciclette, pensate per lunghe percorrenze sicure e veloci, lontano dal traffico e con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
Autostrade per biciclette: descrizione dell'idea progettuale
L'idea nasce dalla volontà di favorire il trasporto su due ruote con l'utilizzo e l'impiego di biciclette il cui impatto ambientale è minimo. Le autostrade per biciclette sono completamente separate dalle strade per automobili, spesso con percorsi dedicati o corsie molto ampie, per garantire la massima sicurezza e fluidità. In fase progettuale dei tratti autostradali ciclabili si tende a minimizzare o eliminare gli incroci con il traffico veicolare, utilizzando sottopassaggi o sovrappassaggi per evitare stop e rallentamenti. Questo permette di mantenere una velocità media più elevata.
Hanno, inoltre, una superficie liscia e ben mantenuta (spesso asfalto o cemento) per un comfort di guida ottimale, riducendo l'attrito e facilitando la velocità. In particolare, la larghezza è cruciale per permettere il sorpasso e il transito di più ciclisti affiancati in sicurezza. Si prenda, per esempio, una pista ciclabile unidirezionale su di una superstrada. In questo caso, per mantenere la sicurezza, la larghezza della stessa dovrebbe mantenersi tra 1.75 e 2.00 m per corsia.

Un'altro elemento cardine in fase progettuale, come abbiamo giù anticipato, è quello relativo alla riduzione di intersezioni e attraversamenti. Questo obiettivo è raggiunto con una grade separazione dei livelli su cui insistono gli elementi progettuali. Di solito sono utilizzati elementi quali sottopassaggi, ben illuminati e privi di pendenze eccessive (max 4-5% per 100-200 metri, ideale <3%). Inoltre I sistemi semaforici sono spesso programmati per dare priorità ai ciclisti ("onda verde ciclabile") o per avere tempi di attesa minimi. Sensori induttivi nel manto stradale rilevano l'arrivo dei ciclisti per attivare i semafori.
Dove si trovano le autostrade per biciclette
I Paesi Bassi sono considerati pionieri nella mobilità ciclabile visto che hanno una vasta rete di "fietssnelwegen" (autostrade ciclabili). Stesso discorso anche per la Danimarca, e in particolare Copenaghen, che ha investito molto in queste infrastrutture.

Anche in Italia si sta sviluppando il concetto di "ciclovie turistiche nazionali", che pur non essendo sempre vere e proprie "autostrade per biciclette" , ambiscono a creare percorsi di lunga distanza separati dal traffico per favorire il cicloturismo e gli spostamenti quotidiani con l'impiego delle biciclette. Alcuni esempi sono la Ciclovia Ven-To (Venezia-Torino), la Ciclovia del Sole (Verona-Firenze) e il GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette) a Roma, che pur essendo più urbano, condivide alcuni principi di connettività e separazione. L'obiettivo di queste infrastrutture è rendere la bicicletta un'alternativa sempre più competitiva all'automobile, soprattutto per gli spostamenti casa-lavoro o per distanze medio-lunghe, contribuendo a ridurre il traffico, l'inquinamento e a migliorare la salute pubblica.

Gli aspetti critici delle autostrade per biciclette
Seppur interessanti, i progetti di autostrade ciclabili presentano alcune criticità che sicuramente determinano un rallentamento generale nella loro diffusione. Prima di tutto i costi elevati. La costruzione di infrastrutture di alta qualità, con separazione di livelli (sottopassaggi, sovrappassaggi), ampie larghezze, illuminazione e superfici ottimizzate, è costosa. Questo può rappresentare una barriera significativa per molte amministrazioni locali e regionali.
Un errore comune è la realizzazione di tratti isolati che non si collegano efficacemente alla rete ciclabile esistente o ai principali punti di interesse (residenze, luoghi di lavoro, stazioni). La mancanza di una visione d'insieme e di un "Biciplan" (Piano della mobilità ciclistica) integrato con il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) può vanificare l'efficacia dell'investimento.
Dal punto di vista strettamente tecnico e progettuale, gli attraversamenti di strade ad alto traffico, ferrovie o corsi d'acqua rimangono punti critici che richiedono soluzioni ingegneristiche complesse e costose (ponti, tunnel), o gestioni semaforiche che possono ridurre la fluidità. Sebbene, poi, siano progettate per la velocità e l'efficienza, le autostrade per biciclette devono rimanere accessibili e sicure anche per ciclisti meno esperti, bambini o anziani. Pendenze eccessive, curve brusche o una larghezza insufficiente in punti specifici potrebbero infatti creare problemi.