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26 Aprile 2025
11:00

Dove vanno a finire le monetine lanciate nella Fontana di Trevi?

La Fontana di Trevi, celebre simbolo di Roma, è nota per il rito del lancio della monetina da parte di migliaia di viaggiatori, associato alla fortuna e al ritorno in città. Ogni anno si raccolgono oltre 1,5 milioni di euro, destinati alla Caritas per scopi benefici. Le sue sculture settecentesche e i film la rendono una meta iconica.

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Dove vanno a finire le monetine lanciate nella Fontana di Trevi?
Fontana di trevi
Credit: Diliff – Own work, CC BY 3.0; via Wikimedia Commons

La Fontana di Trevi è una popolare meta turistica romana, rinomata per l'abitudine "fortunata" di gettare monetine nella fontana, che si accumulano fino a divenire centinaia di migliaia di euro, proprietà di Roma Capitale. Questa usanza deriva da un'antica credenza che prometteva il ritorno a Roma a chi gettava una moneta nella fontana. Famoso set cinematografico di film che vanno da "La dolce vita" a "To Rome with Love" e meta prediletta dei turisti, quella di Trevi è certamente la più celebre fra le molte fontane della capitale, è caratterizzata dalle monumentali sculture realizzate da Pietro Bracci e figlio nella metà del ‘700.

Il rito del lancio della monetina, di spalle tenendo gli occhi chiusi e la mano destra sulla spalla sinistra, nelle acque della Fontana di Trevi – noto in tutto il mondo e, dall'avvento degli smartphone, affiancato dai selfie – affonda le sue origini nella storia secolare di Roma ed è associato oggi alla buona fortuna. Probabilmente la tradizione è stata avviata da Wolfgang Helbig, archeologo tedesco ottocentesco allora a Roma con diversi connazionali: per lenire la malinconia del ritorno in patria, sembra che Helbig inventò il rito-gioco della monetina come incantesimo di "garantito ritorno" a Roma. Oggi il lancio di monetine, complice la fortuna dell'abitudine, porta all'accumularsi di centinaia di migliaia di euro (ma anche oggetti come braccialetti, occhiali e dentiere, caduti per errore) nella grande vasca. Questi vengono meticolosamente raccolti ogni mattina dai dipendenti di Acea, l'azienda municipalizzata per la gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei settori idrico, energetico e ambientale. Ogni centesimo raccolto è di proprietà di Roma Capitale, che destina questi proventi ad attività benefiche a favore dei cittadini. Dal 2006, attraverso un Protocollo di intesa tra Roma Capitale e il Vicariato di Roma, questi fondi vanno alla Caritas, ente confessionale della CEI – Conferenza Episcopale nella lingua Italiana (l'unione dei vescovi cattolici in Italia) per la promozione della carità. La sede romana dell'ente li usa quindi per aiutare persone in difficoltà economiche e malati di Alzheimer soprattutto attraverso le mense sociali e gli "empori della solidarietà" – strutture simili a supermercati dove le persone fanno la spesa con tessere fornite dalla stessa Caritas – ma anche progetti di inserimento lavorativo o pagamento di spese arretrate. Ma di quanti soldi si parla? Non sono pochi: 1,4 milioni di euro nel 2022, 1,6 nel 2023.

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