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6 Luglio 2024
7:00

È vero che Nerone bruciò Roma? Forse l’incendio del 64 d.C. fu casuale

A lungo l'imperatore romano Nerone è stato ritenuto il folle responsabile del grande incendio di Roma del 64 d.C. In realtà non ci sono prove che lo dimostrino: la questione va però filtrata considerando lo sguardo ostile che avevano nei suoi confronti gli storici romani dell'epoca.

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Nerone osserva le rovine di Roma, in un quadro del 1861 di Karl Von Piloty

Il grande incendio di Roma del 64 d.C. fu uno degli eventi più distruttivi nella storia degli antichi romani. Gli antichi storici romani hanno sempre ritenuto l'imperatore Nerone come il principale responsabile della catastrofe, il che ha contribuito a farlo ritenere un folle neri secoli successivi. L'obiettivo del sovrano sarebbe stato fare piazza pulita degli edifici esistenti e poter avviare così i suoi progetti edilizi (in particolare realizzare la Domus Aurea). Ma non ci sono prove che sia stato Nerone a bruciare Roma in quell'occasione.

L’incendio di Roma del 64 d.C.

L'incendio scoppiò nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 d.C., sotto il regno dell'imperatore Nerone (54-68 d.C.). Nelle città antiche, gli incendi erano molto più comuni di quanto si possa immaginare: la maggior parte degli edifici era costruita in legno e per cucinare e illuminare si usavano spesso fiamme libere che potevano andare fuori controllo.

Tuttavia, l'incendio del 64 d.C. fu molto più devastante del normale: un quarto dell'intera superficie cittadina venne completamente raso al suolo, mentre un'altra metà fu gravemente danneggiata. Si stima che morirono alcune migliaia di persone, mentre 200.000 persero le loro case, su una popolazione totale di circa un milione di abitanti.

nerone osserva incendio roma

Complessivamente, l'incendio durò fino al 27 luglio, articolandosi in due fasi. Durante la prima fase (19-24 luglio) si registrarono più vittime. Le fiamme iniziarono a diffondersi nella zone delle botteghe vicine al Circo Massimo e si espansero molto velocemente. A poco a poco, una grande superficie di Roma venne avvolta dalle fiamme. Secondo lo storico Tacito, una delle principali fonti per ricostruire quanto avvenuto, le fiamme si arrestarono solo quando Nerone fece abbattere degli edifici alle pendici dell'Esquilino, per evitare che il fuoco si propagasse. Nella seconda fase (24-27 luglio) una serie di incendi minori si sviluppò in varie zone della città, contribuendo al caos e alla distruzione causate dall'incendio principale.

All'indomani dell'incendio, l'imperatore Nerone stanziò una serie di corposi sussidi statali per provvedere alla ricostruzione di Roma. Secondo gli storici antichi, Tacito in primis, il princeps cercò di scaricare la colpa sui cristiani, che all'epoca non erano altro che una piccola setta ebraica vista con sospetto. Alcuni cristiani vennero per questo motivo perseguitati o condannati. Tuttavia, secondo Tacito, Svetonio, Cassio Dione e altri storici latini il vero responsabile dell'incendio fu Nerone stesso. Vediamo il perché.

Perché Nerone è stato accusato dell'incendio di Roma

Nella storiografia romana, Nerone è sempre stato uno degli imperatori descritti con più animosità e parzialità. Gli antichi storici ci hanno tramandato una grandissima quantità di informazioni riguardanti le sue stranezze, le sue manie e i suoi decadenti vizi. Alcuni non hanno esitato a definirlo un folle. In ciò non viene descritto diversamente rispetto a imperatori come Caligola (37-41 d. C.) o Eliogabalo (218-222 d. C.), e in minor parte Tiberio (14-37 d. C.), Domiziano (81-96 d. C.) e Commodo (180-192 d. C.). Una delle scene più note che sono entrate nell'immaginario collettivo è proprio quella di Nerone che canta la caduta di Troia ispirato dalle fiamme della sua città. Gli storici antichi, all'unanimità, accusano l'imperatore di essere stato il responsabile del grande incendio, affinché nell'area distrutta dal fuoco potesse essere costruita la Domus Aurea, l'immensa residenza imperiale.

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Pianta della Domus Aurea, fatta costruire da Nerone dopo il grande incendio. Credit: Cristiano64

Ad oggi, non ci sono indizi effettivi per ritenere Nerone direttamente responsabile dell'incendio, che probabilmente ebbe un'origine casuale, come i tantissimi incendi che devastarono le città antiche, ma possiamo capire perché l'imperatore venne accusato. Come tutti gli imperatori descritti come "folli" dalla storiografia, alla base c'è un conflitto politico. Praticamente tutti gli antichi storici latini erano esponenti della classe senatoria, ovvero quel gruppo sociale che più di tutti si trovò in conflitto col potere imperiale. Al tempo della repubblica, era proprio il Senato a gestire lo stato, ma con l'avvento dell'impero, con Augusto (31 a.C. – 14 d.C.), il princeps divenne naturalmente la figura più importante.

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Busto in marmo di Nerone nei Musei Capitolini. Credit: cjh1452000

Alcuni imperatori governarono in accordo col Senato, e infatti vengono ricordati con favore e ammirazione, mentre coloro che scelsero invece di opporsi alla classe senatoria e di cercare appoggio nei ceti popolari si guadagnarono l'odio di molti storici, che provenivano proprio dalle fasce più alte della società romana. Ad esempio, Caligola finanziò la costruzione di opere pubbliche e organizzò giochi e distribuzioni di cibo. Nerone, a seguito dell'incendio, si diede un gran daffare per organizzare i soccorsi e ricostruire la città.

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Locandina del film Quo Vadis del 1913. L’immagine di Nerone che canta la caduta di Troia durante l’incendio si è sedimentata nel nostro immaginario

Il grande potere che figure come Caligola e Nerone volevano gestire, andava naturalmente in contrasto con l'accordo del Senato. La celebre storia di Caligola che nomina il suo cavallo senatore non simboleggia tanto la follia dell'imperatore, quanto il disprezzo che questi nutriva nei confronti della classe senatoria, e quanto ricercasse appoggio e consenso nelle classi popolari. Per quanto riguarda Nerone invece, il suo periodo di regno fu caratterizzato da pace e innovazioni, e dai cittadini comuni fu ricordato con favore e riconoscenza.

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