Al tempo dell'imperatore Traiano (98-117 d. C.), Roma aveva espanso il proprio impero su tutto il bacino del Mediterraneo, dall'estremità della Penisola iberica alla Mesopotamia, dall'Egitto alla Gran Bretagna. Tuttavia, grazie al commercio gli antichi romani raggiunsero luoghi ben oltre i confini dell'impero. I ritrovamenti archeologici e le fonti storiche possono aiutarci a ricostruire alcuni di questi viaggi, dal nord dell'Europa all'Africa, fino all'Estremo Oriente. Ripercorriamo questi viaggi e proviamo a rispondere a un'ulteriore domanda: è vero che i Romani raggiunsero anche l'America? Ci sono prove concrete a sostegno di questa tesi?
I Romani nel Nord Europa: Scozia, Irlanda e Scandinavia
Nonostante l'attuale Inghilterra fosse stata sottomessa da Roma già al tempo dell'imperatore Claudio (41-54 d. C.), le legioni imperiali non conquistarono mai del tutto la Scozia. Probabilmente si trattò di una scelta dettata dal costo che avrebbe comportato mantenere un territorio così lontano e povero di risorse. Per proteggere la frontiera nord dell'impero, i Romani costruirono il famoso vallo di Adriano.
Per quanto riguarda l'Irlanda, non ci fu mai una stabile presenza militare, ma le fonti archeologiche evidenziano come ci fosse un florido rapporto commerciale con l'isola. Materiali di importazione romana, soprattutto ceramica, gioielli e molte monete sono stati ritrovati dagli archeologi in particolar modo nella parte orientale dell'Irlanda. Probabilmente questi beni venivano scambiato con degli schiavi, una delle "materie prime" più richieste. L'influenza dell'impero sull'isola non si fermò qui: a partire dal IV secolo d.C., l'Irlanda andò incontro a un processo di cristianizzazione, grazie alla figura di San Patrizio (389-461).
Moltissime monete e manufatti di origine romana sono stati ritrovati anche nella regione scandinava. Le popolazioni dell'area erano inserite in una rete commerciale che garantiva a Roma l'arrivo di merci richiestissime come l'ambra del Baltico, in cambio di beni provenienti dal Mediterraneo. Questa ambita sostanza arrivava a Roma attraverso l'antichissima "Via dell'Ambra".
I Romani nell'Africa subsahariana
Roma dominava sulla costa mediterranea del continente africano fin dai tempi della repubblica, dall'attuale Marocco all'Egitto. A sud di questi territori si trova l'importante frontiera geografica del deserto del Sahara, che però non fermò gli intraprendenti mercanti di Roma. Le fonti storiche attestano diverse spedizioni oltre il deserto nel I secolo d.C.
Questi viaggi avevano come scopo la fondazione di avamposti commerciali che potessero garantire a Roma il controllo sulla risorsa principale dell'Africa subsahariana dell'epoca: l'oro. Alcune di queste spedizioni raggiunsero il fiume Niger e il lago Ciad, mentre al tempo di Nerone (54-68 d.C.) alcuni soldati si impegnarono nella ricerca delle sorgenti del Nilo. Non riuscirono nel loro intento, ma raggiunsero probabilmente i territori tra gli attuali Sudan del Sud e Uganda.
I Romani in Oriente: India e Cina
Sul confine orientale dell'impero, nell'attuale Iraq, si trovava il più importante rivale militare ed economico dell'Impero Romano: l'Impero Persiano. Questo stato precluse a Roma il controllo delle ricchissime vie commerciali dell'Asia Centrale, come la Via della Seta. Tuttavia i Romani trovarono un altro modo per aggirare l'ostacolo: il mare.
I mercanti romani si spinsero nell'Oceano Indiano a partire dal porto di Berenice, un importantissimo snodo commerciale che si trovava sulla costa egiziana del Mar Rosso. I rapporti fra Roma, il sud della Penisola Arabica, il Corno d'Africa, le coste dell'attuale Tanzania, l'India e lo Sri Lanka sono ben documentati sia dall'archeologia che dalle fonti storiche. Un documento straordinario, in lingua greca e datato al I secolo d.C., è il Periplo del Mare Eritreo (Mare Eritreo è il nome con cui i Romani chiamavano l'Oceano Indiano). Il testo, scritto da un anonimo navigatore, è una guida dettagliata per la navigazione e il commercio dalle coste del Mar Rosso fino all'India.
Col Corno d'Africa e il sud della Penisola Arabica i Romani commerciavano in schiavi, spezie, gusci di tartaruga, incenso e resine aromatiche, mentre sulle coste dell'attuale Tanzania ci si poteva rifornire di avorio e cannella. La ricchezza e il valore del commercio con i regni indiani sono intuibili grazie alla presenza di numerosi tesoretti di monete romane in oro e argento nell'India meridionale.
I mercanti portavano in India tessuti, corallo, incenso e vetro, e li scambiavano con pietre preziose, profumi, animali esotici, seta, avorio e tinture per tessuti di colori rari, come l'indaco. Le relazioni fra i Romani e i regni indiani dell'epoca si fecero così strette che dei governanti dell'India cominciarono perfino a coniare monete a imitazione di quelle romane.
Per quanto riguarda i contatti fra Roma e l'antica Cina, sono testimoniate relazioni sia commerciali che diplomatiche. Lungo la Via della Seta, gli scambi fra queste due superpotenze dell'antichità erano mediati dalla Persia, ma non si può escludere che i navigatori romani, dall'India, fossero giunti nei porti asiatici. Nel territorio dell'attuale Vietnam, che all'epoca faceva parte dell'Impero Cinese, gli archeologi hanno trovato monete romane e vetri d'importazione.
Roma e la Cina scambiavano beni di lusso: in Cina erano apprezzati il vetro, i tessuti ricamati e il bisso (una fibra, simile alla seta, prodotto dai filamenti della conchiglia Pinna Nobilis), mentre Roma importava grandi quantità di seta.
La seta cinese, una volta importata nell'Impero Romano, veniva utilizzata per realizzare abiti leggeri e trasparenti, un vero bene di lusso e status symbol, appannaggio delle donne delle classi sociali più abbienti. Così il filosofo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) descrive gli abiti realizzati con la seta, giudicandoli inutilmente costosi e immorali:
Ecco delle vesti di seta, se si possono chiamare vesti dei tessuti in cui non c’è nulla che possa proteggere il corpo o per lo meno il pudore, che una donna, indossatele, stenterebbe a giurare di non essere nuda.
Oltre al commercio, Roma e la Cina intrattenevano anche relazioni diplomatiche. I due imperi sapevano della reciproca esistenza, anche se non avevano ben chiara la loro collocazione geografica. In Cina, Roma era chiamata "Daqin", mentre in latino la Cina era "Serica" (terra della seta). Nel 166 d.C. dei mercanti giunsero alla corte dell'imperatore Huan (146-168 d.C.). Nelle fonti cinesi questa viene definita la prima ambasceria ufficiale fra i due imperi. Altre missioni commerciali sono segnalate durante il III secolo d.C. Dalla Cina, attorno al 97/98 d.C., era già giunto l'esploratore Gan Ying, che però si limitò a visitare solo le parti più orientali dell'Impero Romano.
I romani sono mai arrivati in America?
Per quanto alcune frequentazioni delle isole Canarie e Azzorre nell'Atlantico siano note, ad oggi non c'è alcuna prova valida che i Romani siano mai giunti sul continente americano. In chiave sensazionalistica, numerosi pseudoarcheologi, supportati da giornalisti a caccia di scoop, hanno contribuito a creare disinformazione. Gli argomenti presentati dai sostenitori della teoria dei Romani in America, una volta contestualizzati e analizzati con attenzione, si sono rivelati essere però del tutto inconsistenti.