Taiwan è un’isola situata a circa 150 km dalle coste della Cina continentale, con capitale Taipei e con uno status geopolitico non definito: è di fatto indipendente, ma non è uno Stato sovrano riconosciuto a livello internazionale ed è considerata parte del territorio cinese dal governo di Pechino. L’isola è abitata in larghissima maggioranza da popolazione di etnia han (quella maggioritaria in Cina), arrivata nel corso dei secoli attraverso varie ondate di immigrazione, e ha fatto parte dell'impero cinese per svariato tempo.
Tuttavia nel 1949, al termine della guerra civile tra nazionalisti e comunisti, Taiwan si è di fatto separata da Pechino: mentre nel territorio continentale Mao Zedong proclamava la nascita della Repubblica popolare cinese, i nazionalisti, guidati da Chang Kai-shek, trasferirono il governo a Taiwan e continuarono a chiamare l’isola “Repubblica di Cina”, non riconoscendo il regime di Mao. La questione divenne parte della Guerra Fredda e provocò diverse crisi tra Pechino e Washington. Negli ultimi mesi la tensione intorno all’isola è nuovamente cresciuta.
L’arrivo degli europei
Taiwan è stata abitata per millenni da popolazioni di origine austronesiana, con pochi rapporti con l’Asia continentale. I navigatori europei arrivarono tra il Cinquecento e il Seicento. L’isola fu "avvistata" per la prima volta nel 1544 dai portoghesi, che la chiamarono Formosa (bella). Nel Seicento gli spagnoli stabilirono una base sulla costa nord-orientale; in seguito gli olandesi presero possesso di alcune porzioni del territorio e, di fatto, governarono Taiwan fino al 1662.
La conquista cinese di Taiwan
Gli imperi che avevano dominato la Cina nel corso dei secoli non avevano mai prestato attenzione a Taiwan, ma la situazione cambiò dopo il 1644, quando la dinastia Ming, che regnava a Pechino dal XIV secolo, fu rovesciata da nuovi dominatori, i Qing. Un ufficiale delle forze armate leale alla vecchia dinastia, Koxinga, sbarcò a Taiwan con i suo soldati e riuscì a sconfiggere gli olandesi.
Nel 1661 Koxinga fondò un nuovo regno a Taiwan, proclamandosene sovrano, con l’intenzione di farne una base per ristabilire il dominio dei Ming sulla Cina. L'impresa, però, non riuscì e nel 1683 un successore di Koxinga si arrese ai Qing. Taiwan entrò così a fare parte dell’impero cinese. Tuttavia l’impero, come già le dominazioni precedenti, non controllava l’intero territorio ma solo alcune porzioni nei pressi delle coste. Il resto dell’isola era abitato dalle popolazioni indigene.
Dalla Cina al Giappone
Con il passare degli anni si sviluppò una massiccia immigrazione di cinesi verso Taiwan e la composizione etnica della popolazione fu stravolta. Il numero degli indigeni si ridusse progressivamente e i cinesi divennero maggioritari. Nel 1895, però, la Cina dovette cedere l’isola al Giappone, che l’aveva sconfitta in guerra. Inoltre, nel 1912 a Pechino scoppiò una rivoluzione che rovesciò l’impero e istituì la Repubblica di Cina (RdC). Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale Taiwan tornò a far parte della Cina.
La guerra civile e la separazione
Tra gli anni ’30 e il 1949 il territorio cinese fu teatro di una guerra civile tra i nazionalisti, riuniti nel partito Kuomintang, e i comunisti di Mao Zedong. Nel 1949 l'esercito di Mao conquistò tutta la Cina continentale e il primo ottobre fu proclamata la nascita della Repubblica popolare cinese (RPC).
Il leader nazionalista Chang Kai-shek si rifugiò a Taiwan, insieme a circa due milioni di militanti. L’isola era l’ultimo lembo di territorio non conquistato dalle armate dei comunisti e Chang, che ne era il presidente, continuò a usare il nome Repubblica di Cina, ritenendo che il suo governo fosse il legittimo “titolare” di tutto il territorio cinese. È da allora che esistono due Cine.
Tensioni internazionali e crisi dello stretto
Alla fine della guerra civile, la separazione si cristallizzò: Chang avrebbe voluto partire da Taiwan per riprendere il controllo della Cina continentale, come aveva immaginato Koxinga nel Seicento, ma non era in condizioni di tentare l'impresa. Mao, a sua volta, intendeva conquistare l'isola, ma le tensioni internazionali, e in particolare la decisione di intervenire nella Guerra di Corea nel 1950, glielo impedirono.
Gli Stati Uniti, già irritati per l’ascesa dei comunisti a Pechino, si fecero garanti della “indipendenza” di Taiwan. Negli anni ’50 e ‘60 l’isola era riconosciuta come l’“unica Cina” da molti Paesi e disponeva del seggio assegnato a Pechino al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
La tensione tra Repubblica di Cina e Repubblica Popolare Cinese era forte. Oltre a Taiwan, il governo di Taipei possedeva (e possiede ancora oggi) alcune piccole isole, situate nello stretto che la separa dalla costa della Cina continentale, e negli anni ’50 ebbero luogo due pericolose crisi per il loro controllo, nel corso delle quali mancò poco che scoppiasse una guerra tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese.
La seconda metà del Novecento
Taiwan è stata governata in maniera dittatoriale da Chang Kai-shek fino alla sua morte, avvenuta nel 1975, e in seguito da altri esponenti del Kuomintang. Sul piano internazionale, l’isola ha gradualmente perso il riconoscimento di cui godeva e con il passare degli anni molti Paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno riconosciuto la Repubblica Popolare come "unica" Cina. Nel 1971 le Nazioni Unite hanno assegnato il seggio al Consiglio di Sicurezza al governo di Pechino invece che a Taipei. Il supporto americano a Taiwan, però, non è venuto meno.
I rapporti della Repubblica di Cina con la Repubblica Popolare sono stati altalenanti: l’isola è un importante partner commerciale di Pechino, ma la tensione politica ha provocato altre crisi. La più pericolosa è avvenuta negli anni ’90, quando la Repubblica Popolare ha effettuato una serie di test missilistici presso Taiwan.
Taiwan oggi tra USA e Cina
Negli ultimi decenni a Taiwan sono state introdotte riforme democratiche e si è sviluppata una vivace economia. Il Paese è abitato da oltre 23 milioni di persone, quasi tutte di etnia cinese.
Lo status politico non è definito e l’isola, pur essendo di fatto indipendente, non è uno Stato riconosciuto a livello internazionale, se non da pochissimi Paesi. Le principali opzioni sul tavolo sono due: indipendenza definitiva o riunificazione con la Cina, eventualmente conservando una forma di autonomia, come nel caso di Hong Kong.
La questione, però, è complicata dalle implicazioni internazionali: gli Stati Uniti intendono difendere l’indipendenza di Taiwan, pur non riconoscendola come Paese sovrano, e la Repubblica Popolare Cinese non fa mistero di volerla riconquistare.
Negli ultimi mesi la tensione è nuovamente cresciuta a causa delle esercitazioni militari effettuate presso l’isola dalle forze armate della Repubblica Popolare e della visita a Taipei di Nancy Pelosi, speaker della Camera statunitense.