
Ieri un violento sisma di magnitudo 7.3 ha colpito l'Alaska, a poche decine di chilometri dalle coste. Si è trattato di una scossa relativamente superficiale, con un ipocentro situato a circa 21 km di profondità. Questo terremoto non è stato l'unica nell'area: nelle ore successive si è verificata una sequenza sismica da circa 40 scosse con magnitudo compresa tra 2.0 e 5.0. Fortunatamente ciò è avvenuto in un'area remota dell'Alaska e quindi al momento non si segnalano né feriti né danni a infrastrutture. Inoltre è bene segnalare come in un primo momento fosse stata diramata un'allerta tsunami, anche se ritirata qualche ora più tardi.
Per quanto riguarda la magnitudo del sisma, al momento non tutti i valori sono concordanti. L'United States Geological Service ha riportato una magnitudo di 7.3, mentre l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia invece riporta un 7.0. Si tratta di differenze minime dovute a incertezze nella misurazione e probabilmente nelle prossime ore i dati tenderanno a convergere.
Dal punto di vista geologico non dovrebbe stupirci che si sia verificato un sisma di questo tipo in Alaska. Quest'area, come ben visibile dalla sottostante immagine fornita dall'USGS, si trova a ridosso della zona di subduzione della placca Pacifica al di sotto di quella Nord Americana. Come possiamo vedere infatti lungo questo margine sono presenti tantissimi pallini che rappresentano i sismi storici avvenuti nell'area: quelli dal colore più scuro indicano sismi più profondi, mentre quelli più grandi rappresentano i più forti. Se guardiamo in alto a destra nell'immagine, vediamo anche segnato il secondo sisma più forte della storia che, nel 1964, fece registrare un'incredibile magnitudo di 9.2.
