La meditazione ha dei potenti e durevoli effetti sul cervello, sia dal punto di vista strettamente biologico (aumenta o diminuisce l'attività di certi neuroni) sia per quanto riguarda i correlati di queste attività sul comportamento. Se fatta con costanza, ogni giorno per lunghi periodi di tempo, la meditazione ha effetti molto positivi su attenzione e concentrazione, autoconsapevolezza e liberazione dallo stress, tutte mediate dall'attivazione di determinate aree del cervello. Ma in che modo l'effetto della mindfulness si esplica sui nostri neuroni? Grazie alla plasticità neuronale.
Cos'è e come avviene la meditazione mindfulness
Gli studi scientifici a disposizione sono stati fatti su una forma di meditazione detta mindfulness. Essa consiste nel praticare forme di meditazione focalizzate sull'autoconsapevolezza nel momento presente in maniera distaccata, per riuscire ad accettare gli eventi senza giudizio sulle proprie emozioni. Il termine mindfulness significa appunto “consapevolezza”. Solitamente si pratica concentrandosi sul proprio respiro e sull'esperienza mentale interiore, resistendo alla tentazione di farsi allontanare dal qui e ora lasciandosi trasportare da pensieri giudicanti. Secondo la letteratura neuroscientifica sull'argomento, la pratica della mindfulness avrebbe un effetto sulle connessioni neuronali nelle influisce sulle aree del cervello deputate alla consapevolezza di sé e al riconoscimento delle proprie emozioni, ma anche le aree del cervello che agiscono sull'attenzione e la concentrazione.
La meditazione aumenta la consapevolezza di sé
Per prima cosa, possiamo dire che alcune aree del cervello vengano influenzate dalla pratica della meditazione. Gli studi dimostrano che un'area molto influenzata dalla meditazione è l'insula (o corteccia insulare): essa rappresenta il fulcro della consapevolezza di sé. Maggiore è la connessione dell'insula con le altre regioni del cervello, più forte sarà la consapevolezza del proprio corpo (enterocezione) e delle proprie emozioni. La mindfulness riuscirebbe a rendere più forti le connessioni cerebrali dell'insula ed in particolare l'insula destra, quella zona dell'insula deputata al riconoscimento delle proprie emozioni.
Questi studi dimostrano la grande importanza della mindfulness soprattutto nell'ambito dello stato emotivo e nella gestione dell'emozione: possiamo dire, da una prospettiva neuroscientifica, che la meditazione aiuti veramente ad essere più consapevoli di sé. Ma da un punto di vista cognitivo? È vero che la meditazione aiuta a essere più attenti e focalizzati e dunque più produttivi?
La meditazione migliora l'attenzione
Altri studi dimostrano che sì: la meditazione ci cambia, anche dal punto di vista attentivo. La mindfulness aumenta la connettività delle regioni del cervello deputate all'attenzione. In particolare, la corteccia prefrontale dorsolaterale (dlPFC) ha una forte attivazione durante la mindfulness ed essa incrementa anche le sue connessioni dirette con l'insula (di cui abbiamo parlato finora).
Dunque, la mindfulness, già dopo qualche settimana di pratica, produrrebbe una sorta di cambiamento nei neuroni della corteccia prefrontale, aumentandone anche le connessioni con i neuroni vicini appartenenti ad altre zone. In termini neuroscientifici, questi cambiamenti vengono denominati plasticità neurale.
Ma come mai con la meditazione riusciamo a essere più attenti e allo stesso tempo a perdere il contatto con la realtà? Questa doppia faccia della medaglia è ancora abbastanza ignorata dal punto di vista scientifico. In lavori recenti, gli studiosi hanno dimostrato che la mindfulness rende meno attivo un circuito neuronale che potremmo definire dei "pensieri circolari", ovvero il default mode network. Questa abilità della mindfulness ci renderebbe più capaci di "staccare la spina", ovvero concentrarci sul momento presente e focalizzare l'attenzione sui nostri sentimenti.