
La guerra più breve della storia è stata combattuta nel 1896 tra il Regno Unito e il sultanato di Zanzibar. Fu uno dei numerosi conflitti provocati dal colonialismo dei Paesi europei, che nella seconda metà dell’Ottocento occuparono quasi tutta l’Africa e vaste porzioni dell’Asia. Il Regno Unito, che era una delle principali potenze colonizzatrici, esercitava un controllo indiretto sull’arcipelago di Zanzibar (oggi facente parte della Tanzania), che formalmente era un sultanato indipendente. Nel 1896, quando ascese al trono un sultano non gradito, le navi britanniche bombardarono il palazzo reale e costrinsero il sultano a fuggire. Lo scontro, durato 38 minuti, è considerato la guerra più breve della storia. Gli inglesi nominarono un altro sultano, mettendo di fatto fine all’indipendenza di Zanzibar. L’arcipelago diventò nuovamente indipendente solo nel 1963.

La colonizzazione dell’Africa
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’Africa fu colonizzata dalle potenze europee, che occuparono quasi tutto il territorio. Basti pensare che nel 1870 gli Stati del Vecchio continente occupavano il 10% del territorio africano; nel 1914 la percentuale era pari a circa il 90%. Solo la Liberia e l’Etiopia conservarono l’indipendenza (l’Etiopia la perderà per alcuni anni per mano del fascismo italiano). Tra le potenze europee, Regno Unito e Francia furono i due Paesi che acquisirono i territori più estesi, ma anche altri Stati – Germania, Belgio, Italia, Portogallo, Spagna – parteciparono alla spartizione del continente africano.

Il sultanato di Zanzibar
Tra i territori colonizzati dagli europei figurava l’arcipelago di Zanzibar, composto da due isole principali, Unguja e Pemba, e da numerose isole minori. Nell’età moderna l’arcipelago aveva fatto parte di uno Stato della penisola araba, il sultanato dell’Oman, ma nel 1856 si era reso indipendente. Nella capitale Stone Town, situata nell’isola di Unguja, era stato edificato un palazzo per ospitare il sultano.
Alla fine dell’Ottocento l’arcipelago entrò nelle mire delle potenze europee, in particolare di quelle del Regno Unito e della Germania. Nel 1890 i due Paesi trovarono un accordo, noto come trattato di Helgoland-Zanzibar, in base al quale la Germania, in cambio di alcuni territori, si impegnò a non interferire nei rapporti tra il Regno Unito e il sultanato. Pur conservando una formale indipendenza, Zanzibar divenne così un protettorato inglese, al punto che il Regno Unito pretendeva di approvare la nomina di ogni nuovo sultano.

Il casus belli e l’ultimatum
Il 25 agosto 1896 il sultano Hamad bin Thuwayn, asceso al potere tre anni prima, morì e un suo nipote, Khalid bin Bargash, si autonominò sultano senza chiedere preventivamente l’approvazione britannica. Il Regno Unito preferiva un altro membro della famiglia reale, Ḥamud bin Muḥammed, e il console britannico, Basil Cave, intimò più volte a Khalid di cedere il potere. Il sultano decise di ignorare l’avvertimento e si preparò alla guerra, arruolando una milizia. Gli inglesi radunarono quattro navi militari presso la costa di Unguja e il 26 agosto l’ammiraglio Rawson, comandante della flotta, inviò un ultimatum a Khalid, imponendogli di lasciare il trono entro le 9,00 del giorno successivo.

La guerra più breve della storia
Il sultano, pensando che gli inglesi non avrebbero usato la forza, rifiutò l’ultimatum e, di conseguenza, il Regno Unito decise di attaccare. L’esito della guerra era scontato, visto che tra le forze in campo vi era una nettissima sproporzione: gli inglesi disponevano di navi da guerre moderne e di forze efficienti; Zanzibar aveva a sua disposizione solo di una milizia di circa 3.000 uomini, un paio di vecchi cannoni e un panfilo, il Glasgow, dotato di alcune artiglierie.
Alle 9:02 del 27 agosto le navi inglesi iniziarono il cannoneggiamento del palazzo del sultano, che prese quasi subito fuoco. Appena caddero i primi colpi di cannone, Khalid e i suoi seguaci fuggirono e cercarono asilo nel consolato tedesco. In mare, il Glasgow aprì il fuoco contro le navi britanniche, ma fu colpito dai cannoni britannici e affondò. Alle 9:40 il cannoneggiamento terminò e con esso ebbe fine anche la guerra, che era durata solo 38 minuti (altre fonti riportano che l’attacco terminò alle 9:45). Nel corso dello scontro, circa 500 zanzibariani erano stati uccisi o feriti; tra gli inglesi, invece, non vi erano state vittime e solo un marinaio risultò ferito.

Le conseguenze della "guerra"
Dopo la guerra, il Regno Unito nominò sultano Hamud, che si rivelò un fantoccio pronto a servire gli interessi britannici. Di fatto, l’indipendenza di Zanzibar era terminata. I seguaci di Khalid furono costretti persino a pagare il costo dei proiettili sparati durante il cannoneggiamento: gli inglesi volevano dimostrare che erano i padroni assoluti del territorio. Non riuscirono però a catturare Khalid, perché le autorità tedesche rifiutarono di consegnarlo e lo deportarono in Tanganica.
Zanzibar avrebbe riottenuto l’indipendenza solo nel 1963, nell’ambito del processo di decolonizzazione che interessò tutta l’Africa, e l’anno successivo si sarebbe unito al territorio del Tanganica per formare il nuovo Stato della Tanzania.