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24 Aprile 2024
14:30

La guerra del Vietnam, storia in breve e cronologia del conflitto di resistenza contro gli USA

La guerra del Vietnam, combattuta tra il 1955 e il 1975, colpì profondamente l’opinione pubblica di tutto il mondo e fu uno degli eventi più importanti della guerra fredda. Per gli Stati Uniti rappresentò una sconfitta sia sul piano militare, sia su quello dell’immagine.

A cura di Erminio Fonzo
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La guerra del Vietnam, storia in breve e cronologia del conflitto di resistenza contro gli USA
guerra vietnam

La guerra del Vietnam, scoppiata nel 1955 e conclusa nel 1975, venne combattuta prevalentemente nel Vietnam del Sud tra lo stato asiatico e gli Stati Uniti d'America. Ebbe origine dal fenomeno della decolonizzazione. Negli anni ’40 la Francia, che nella Seconda guerra mondiale aveva perso le sue colonie in Indocina, cercò di riconquistarle, ma fu sconfitta dal movimento indipendentista guidato dai comunisti. Negli anni ’50, dopo la sconfitta francese, nacquero due Stati indipendenti: il Vietnam del Nord, nel quale fu instaurato un regime comunista, e il Vietnam del Sud, governato da una dittatura legata all’Occidente. Nel Sud si sviluppò un movimento guerrigliero, che lottava per riunificare il Paese, e gli Stati Uniti, intimoriti dalla possibile espansione del comunismo, decisero di intervenire. La guerra fu condotta con estrema brutalità e, contro tutte le previsioni, il Vietnam del Nord e i guerriglieri riuscirono a resistere all’attacco americano. Nel 1973 il presidente Nixon, resosi conto che la guerra era troppo onerosa in termini economici e di vite umane, accettò di ritirare l’esercito e due anni più tardi il Vietnam fu riunificato.

Mappa del Vietnam
Mappa del Vietnam oggi.

Le origini del conflitto: la guerra d'Indocina e  (1945-1955)

Nell’Ottocento la Francia occupò una vasta porzione della penisola indocinese, ma nel 1940, dopo la sconfitta subita dalla Germania nazista, dovette cedere i suoi territori al Giappone. Tra la popolazione vietnamita si sviluppò un forte movimento indipendentista, che nel 1941 si riunì nel Viet Minh, una lega di ideologia marxista, capeggiata dal leader Ho Chi Minh. Nel 1945 i giapponesi, sconfitti nella Seconda guerra mondiale, furono costretti a lasciare l’Indocina e la Francia cercò di riconquistare il territorio, dando il via nel 1946 alla guerra d'Indocina. L’esercito francese riuscì a prendere il controllo di alcune regioni, tra i quali la parte meridionale del Vietnam, ma dovette scontrarsi con i guerriglieri di Ho Chi Minh, attivi soprattutto nel nord.

Ho Chi Minh
Ho Chi Minh.

La Seconda guerra mondiale aveva cambiato nettamente i rapporti di forza internazionali: Stati Uniti e Unione Sovietica si erano affermate come superpotenze e il predominio dei Paesi europei, che in precedenza avevano conquistato vasti imperi coloniali, era svanito. Tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’60 quasi tutte le colonie si resero indipendenti.

Anche l’occupazione francese del Vietnam durò poco. Nel 1954 il Viet Minh inflisse una dura sconfitta all’esercito francese e lo costrinse a lasciare il Paese. Un accordo siglato a Ginevra nello stesso anno sancì la nascita di due Stati, il Vietnam del Nord, governato dai comunisti, con capitale Hanoi, e il Vietnam del Sud, con capitale Saigon (oggi Città di Ho Chi Minh).

Combattenti vietminh
Combattenti del Vietminh.

La fine dell’occupazione, però, non significò la pace, perché il Vietnam fu coinvolto nelle dinamiche della Guerra fredda.

Lo scoppio della guerra nel Vietnam (1955)

Negli Stati Uniti l’espansione del comunismo in Asia suscitava molta apprensione, soprattutto in seguito alla nascita della Repubblica popolare cinese, e dalla fine degli anni ’40 il governò di Washington finanziò la guerra della Francia contro il Viet Minh. Dopo il ritiro francese, i guerriglieri comunisti continuarono la lotta contro il Vietnam del Sud e nel 1960 si riunirono in un Fronte per la liberazione nazionale (Viet Cong).

L’amministrazione americana, che già nel 1955 aveva iniziato a inviare consiglieri militari per sostenere il governo di Saigon, durante la presidenza di John Kennedy (1961-1963) aumentò significativamente il loro numero, da 685 a 16.000. Ciò nonostante, la guerriglia, appoggiata dal Vietnam del Nord, non si arrestava e perciò il successore di Kennedy, Lyndon Johnson, decise di fare intervenire direttamente le forze armate statunitensi.

La resistenza dei Vietcong (1955-1968)

L’esercito americano iniziò così le operazioni militari, impiegando armi ad alta tecnologia e facendo ampio uso di bombardamenti al napalm e di defolianti, che servivano a “sfoltire” la giungla, nella quale i guerriglieri trovavano rifugio. Le truppe statunitensi, però, non riuscirono a fiaccare la resistenza. Nel 1968 l’esercito del Nord lanciò l’offensiva del Têt (così chiamata perché iniziò nel giorno del Têt, il capodanno vietnamita), attaccando Saigon e altre città. Americani e sudvietnamiti riuscirono a riconquistare tutti i territori perduti durante l'offensiva, ma l'evento fu ugualmente uno shock.

Soldati americani in Vietnam
Soldati americani in Vietnam.

Le fasi finali e la sconfitta americana (1968-1975)

Negli Stati Uniti il conflitto era sempre più impopolare, perché aveva costi esorbitanti e, soprattutto, perché comportava la morte di migliaia di giovani americani. Nel 1969 il presidente Nixon, succeduto a Johnson, iniziò a cercare un modo per uscire dalla guerra, ma per alcuni anni continuò le ostilità, autorizzando anche operazioni militari in due Paesi vicini, Cambogia e Laos, contro le basi di rifornimento dei Viet Cong.

Nei primi anni '70, però, presero avvio anche i colloqui di pace e nel gennaio del 1973 i rappresentanti americani e nordvietnamiti firmarono gli accordi di Parigi, che prevedevano il ritiro completo delle forze statunitensi. Il Vietnam del Sud era di fatto condannato e nel 1975 il governo del Nord ordinò una nuova offensiva, che conquistò Saigon e unificò il Paese. La guerra era finalmente terminata.

Come era stato possibile che gli Stati Uniti, molto meglio armati dei loro nemici, fossero stati sconfitti? La ragione principale va ricercata nel fatto che la superiorità tecnologica americana era inefficace contro la guerriglia, anche perché i Viet Cong godevano del sostegno di buona parte della popolazione, insoddisfatta del corrotto governo del Sud e infastidita dalle ingerenze di una potenza straniera. A questo si aggiunsero il supporto sovietico e cinese al Nord e la scarsa motivazione dei soldati statunitensi.

Vittime e atrocità durante la Guerra del Vietnam

Il numero delle vittime non è noto con certezza, ma si stima che gli eserciti del Nord e dei Viet Cong abbiano perso 1.100.000 soldati, il Vietnam del Sud 270.000 e gli Stati Uniti 58.000. Per la popolazione vietnamita la guerra febbe effetti catastrofici: il numero di vittime civili è stimato tra 500.000 e due milioni.

La guerra, del resto, fu caratterizzata dall'estrema brutalità delle due parti in lotta. Sia i vietnamiti del nord, sia quelli del sud si resero responsabili di torture e uccisioni dei prigionieri. Anche gli americani commisero numerose atrocità: distrussero interi villaggi e in alcuni casi compirono veri e propri massacri, come quello del villaggio di My Lai del marzo 1968, nel quale uccisero 504 civili.

Rastrellamento di un villaggio nel 1966
Rastrellamento di un villaggio nel 1966.

Le conseguenze del conflitto in Vietnam

Dopo la guerra, in Vietnam fu instaurato un regime comunista, che dagli anni ’80 si è aperto al mercato e all’economia capitalista. Non è cambiato, invece, il sistema politico, che rimane ancora oggi una dittatura a partito unico.

Per gli Stati Uniti, la guerra rappresentò un enorme danno di immagine. Il Paese, infatti, perse sia il mito dell’invincibilità, sia l’aura di difensore della libertà, non compatibile con l’ingerenza in un Paese sovrano e con le atrocità compiute dai soldati.

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