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26 Settembre 2025
6:00

I dati sui nuovi hikikomori, il fenomeno giapponese in espansione in Italia e nel mondo

L’hikikomori, nato in Giappone negli anni ’80, è diventato un fenomeno globale con casi in Europa, America Latina e Medio Oriente. In Italia si stimano fino a 100.000 giovani in ritiro sociale. Le cause variano: competizione scolastica in Asia, bullismo in Europa, crisi economica in America Latina.

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I dati sui nuovi hikikomori, il fenomeno giapponese in espansione in Italia e nel mondo
hikikomori
Credit: Sam Wolff from Phoenix, USA, CC BY–SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/2.0>, via Wikimedia Commons

Il fenomeno degli hikikomori, nato in Giappone negli anni Ottanta e Novanta, non è più un fenomeno circoscritto all’arcipelago nipponico: con questo termine si fa riferimento alle persone, principalmente adolescenti e giovani adulti, che si isolano dal mondo esterno per un tempo prolungato e rifiutano i contatti sociali. Negli ultimi due decenni, l'hikikomori si è diffuso ben oltre i confini asiatici, assumendo caratteristiche diverse a seconda del contesto culturale. Oggi, infatti, si registrano casi non solo in Giappone, ma anche in Europa, America Latina e perfino in Paesi mediorientali, a dimostrazione di una trasformazione in senso globale.

Il fenomeno in Italia e i "nuovi" Paesi coinvolti

In Italia, le stime parlano di circa 50.000 casi certificati, con alcune fonti che arrivano a raddoppiare il numero fino a 100.000.  A differenza del Giappone, dove il fenomeno è stato inizialmente associato alla pressione scolastica e lavorativa, nel contesto italiano pesa di più la dimensione del ritiro dovuto a episodi di bullismo, esclusione sociale e precarietà esistenziale. La Spagna, invece, ha registrato episodi estremi di isolamento, con persone rimaste chiuse in casa per decenni, mentre in Cina la percentuale di giovani ritirati supera il 6%, un dato che riflette la combinazione tra aspettative scolastiche elevatissime, controllo familiare e scarsità di spazi di autonomia giovanile.

Questa eterogeneità indica che l'hikikomori non è un "prodotto culturale" esclusivamente nipponico, ma una forma di risposta sociale a condizioni strutturali comuni alle società globalizzate: pressione competitiva, frammentazione delle comunità tradizionali e nuove modalità di socializzazione mediate dal digitale.

Cause e fattori scatenanti

Le cause che conducono all'isolamento sociale variano sensibilmente a seconda del contesto. Nei paesi dell'Asia orientale, come Giappone e Corea del Sud, la competizione scolastica e professionale rappresenta un elemento centrale: il fallimento accademico o lavorativo è percepito come uno stigma difficilmente recuperabile, e per molti giovani il ritiro diventa una scelta "di protezione" rispetto al giudizio della società.

In Europa, invece, a incidere sono maggiormente dinamiche legate al bullismo, al razzismo, alle difficoltà di integrazione e alla crescente solitudine urbana. In America Latina, al contrario, il fenomeno si intreccia con l'instabilità economica e la disoccupazione giovanile, che alimenta la sensazione di impotenza e la perdita di prospettive.

Questa diversità di fattori porta alla formazione di profili molto differenti: ci sono adolescenti che interrompono improvvisamente la scuola e si ritirano in camera; giovani adulti che falliscono nella transizione verso il mondo lavorativo e restano bloccati in un limbo domestico; e adulti di mezza età che hanno trascorso così anni in isolamento da non riuscire più a immaginare la loro reintegrazione.

La questione economica è uno dei nodi più enigmatici e delicati del fenomeno hikikomori. In Giappone, la maggior parte di chi vive in isolamento non lavora e non possiede un reddito proprio: la sopravvivenza quotidiana è garantita quasi esclusivamente dal sostegno familiare. I genitori coprono le spese di vitto, alloggio e beni di consumo, trasformandosi di fatto nel principale ammortizzatore sociale.

Questo modello, però, è fragile in quanto dipende dall'invecchiamento della popolazione che alimenta il cosiddetto "problema 80-50": genitori anziani (80) che mantengono figli adulti (50) senza alcuna prospettiva di autonomia.

Risposte al fenomeno e approcci terapeutici innovativi

Le risposte al fenomeno sono eterogenee e riflettono le differenze dei sistemi di welfare. In Corea del Sud, sono nate case comunitarie pensate come spazi di transizione, dove i giovani in isolamento possono vivere insieme, seguire percorsi terapeutici e gradualmente riacquisire competenze sociali e lavorative. In Francia e in Italia, invece, si preferisce concentrarsi maggiormente sul coinvolgimento delle famiglie: gli interventi di psico-educazione mirano a trasformare il contesto domestico, che spesso si rivela ambivalente. Parallelamente, stanno emergendo approcci innovativi che utilizzano le tecnologie come strumenti di mediazione. In Brasile, ad esempio, si sperimentano videogiochi terapeutici progettati per stimolare l'interazione progressiva, mentre in Giappone e Corea si stanno testando applicazioni di realtà virtuale che simulano ambienti sociali, consentendo ai soggetti di affrontare gradualmente la paura del contatto con l'altro.

Questi strumenti mostrano come la tecnologia, spesso percepita come la causa dell'isolamento, possa essere anche parte della soluzione.

Fonti
Park H. E. (2024). "Technology affordances and social withdrawal: The rise of hikikomori"
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