Hikikomori, una parola giapponese che significa "avere la tendenza a ritirarsi", è una condizione che è nata e si è manifestata prevalentemente in Giappone e che porta le persone a isolarsi socialmente per lungo tempo, rifiutando il contatto con gli altri. Negli ultimi anni il fenomeno purtroppo si è diffuso anche in altri contesti, inclusi USA e Paesi europei. In Italia i ragazzi che si identificano in questa condizione sono almeno 54 mila. Vediamo in cosa consiste questo fenomeno.
Cos’è la sindrome da ritiro sociale e chi colpisce?
Hikikomori è un termine giapponese che significa "stare in disparte" ed indica il fenomeno complesso e sfaccettato che porta alcune persone a ritirarsi dalla vita sociale per molto tempo (a partire da alcuni mesi, fino a numerosi anni). Gli hikikomori si autorecludono in casa, abbandonando il contatto con le persone e il mondo esterno ma talvolta – e nei casi più gravi – anche con i propri familiari conviventi.
Questa condizione è stata individuata per la prima volta in Giappone: qui ha colpito un numero tale di persone da diventare una questione sociale di grande rilevanza per il Paese. Alcune stime del governo giapponese parlano addirittura di 1 milione di individui che ad oggi vivono questa condizione. Questo dato è purtroppo destinato a crescere poiché l'hikikomori rappresenta una problematica a forte rischio di cronicizzazione.
Il Ministero della Salute giapponese ha individuato alcune caratteristiche e sintomi specifici che identificano gli hikikomori:
- isolamento tra le mura di casa;
- totale mancanza di interesse verso le principali attività “fuori casa” (per esempio uscire con gli amici, andare a lavoro);
- ritiro sociale non inferiore ai sei mesi;
- nessuna relazione esterna mantenuta con compagni o colleghi.
Il fenomeno soprattutto negli ultimi anni è in crescita, anche in Italia (come studiato e ricercato dall'Associazione Nazionale Hikikomori Italia), e riguarda in particolare persone che hanno queste caratteristiche:
- giovani tra i 14 e i 30 anni;
- estrazione sociale medio-alta;
- sesso maschile (nel 90% dei casi);
- figli unici;
- altre caratteristiche che riguardano l’estrazione e l’origine familiare: ne sono particolarmente colpiti i ragazzi provenienti da famiglie scolarizzate (con entrambi i genitori laureati) dove soprattutto il padre riveste un ruolo sociale di grande prestigio (per esempio ha una carica lavorativa dirigenziale), poco presente a casa e con pochi scambi emotivi e interattivi con il figlio.
Possibili cause dell'hikikomori
Alla radice di questo disagio individuale e sociale, si possono individuare diverse cause. Qui ci limiteremo ad elencarne alcune:
- Motivi caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi particolarmente sensibili, introversi e introspettivi. Questo loro temperamento rende difficoltoso instaurare rapporti interpersonali e affrontare con efficacia alcune situazioni difficoltose.
- Motivi familiari: tra le ipotesi più accreditate l'assenza emotiva del padre e l'eccessivo attaccamento con la madre.
- Cause scolastiche: la scuola è vista come un luogo particolarmente competitivo, di confronto con gli altri e dove non mancano episodi di bullismo. Per questo motivo il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d'allarme dell'hikikomori.
- Cause sociali: gli hikikomori sperimentano una forte ansia sociale, dovuta dalla pressione di doversi realizzare nella società, essere vincenti e rispettare standard elevati
Spesso i soggetti hikikomori presentano la combinazione di più situazioni critiche. La crescente difficoltà e demotivazione del soggetto nel confrontarsi con la vita sociale, lo porta a un vero e proprio rifiuto della stessa. Queste persone, quindi, sperimentano una forte ansia da pressione sociale e faticano a relazionarsi con gli altri nella società.
Un altro elemento che anche nella cultura di massa caratterizza gli hikikomori è l’utilizzo del pc e di internet, tanto da confondere il fenomeno con una dipendenza da internet o da videogiochi. Più volte questa visione è stata contestata: la dipendenza da internet viene spesso indicata come una delle principali cause dietro l'esplosione del fenomeno, ma non è così. Come riportato dall'Associazione Nazionale Hikikomori Italia, infatti, essa va vista più che altro come una possibile conseguenza dell’isolamento, non una causa.
Diffusione del fenomeno hikikomori
Il fenomeno, identificato per la prima volta in Giappone è oggi riscontrabile con queste caratteristiche anche in altri Paesi asiatici e occidentali: si registrano casi importanti in Francia, Spagna, Italia, Iran, Cina, Corea del Sud, Argentina, India, Taiwan e Thailandia.
Anche in Italia l'attenzione nei confronti del fenomeno hikikomori sta aumentando, ribaltando la percezione iniziale nei confronti di questa condizione. Erroneamente si pensava, infatti, che l'hikikomori fosse una sorta di "sindrome culturale" legata al paese nipponico e alla sua peculiare cultura. In realtà gli esperti ci parlano di un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i Paesi economicamente sviluppati del mondo.
Secondo un recente studio condotto dopo il periodo Covid dal CNR, insieme al Gruppo Abele, si stima che in Italia gli Hikikomori potrebbero essere circa 50.000.
La ricerca evidenza che il 18,7% degli intervistati afferma di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre. In quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si può definire hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbe a rischio grave di diventarlo.