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29 Maggio 2025
7:00

I terreni nell’area di Chernobyl potrebbero essere sicuri e coltivabili: il nuovo studio

Vaste aree di terreno nelle vicinanze della centrale nucleare di Chernobyl, attualmente soggette a vincoli restrittivi, potrebbero tornare sicure per la coltivazione di diverse specie agricole. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell'Università di Portsmouth in collaborazione con l'Istituto di Radiologia Agraria.

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I terreni nell’area di Chernobyl potrebbero essere sicuri e coltivabili: il nuovo studio
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Ampie superfici di suolo agricolo nell'area di Chernobyl, situata nella regione settentrionale dell'Ucraina, potrebbero essere potenzialmente riabilitate per l'impiego nelle attività agricole, dopo essere risultati sicuri nel corso di una recente indagine condotta in collaborazione tra i ricercatori dell'Università di Portsmouth e l'Istituto Ucraino di Radiologia Agraria. È stato elaborato un protocollo standardizzato per la quantificazione della densità di contaminazione da radionuclidi in terreni agricoli attualmente esclusi dall'utilizzo economico a seguito del disastro del 1986. Sebbene la metodologia proposta consenta una valutazione accurata dell'idoneità dei suoli per la produzione agricola, la revoca delle restrizioni normative richiede la validazione sperimentale della capacità di coltivare specie vegetali conformi ai rigorosi limiti di sicurezza radiologica alimentare attualmente applicati in Ucraina.

Zonizzazione dei terreni contaminati e riduzione della radioattività a Chernobyl

A seguito dell'incidente nucleare del 26 aprile 1986, le autorità sovietiche disposero, con un ritardo di alcuni giorni, l'evacuazione integrale della cittadina di Pripjat, il centro urbano più prossimo alla centrale di Chernobyl. Attualmente abbandonata, la città ricade all'interno della cosiddetta "Zona di Esclusione" (o zona 1), un'area di circa 4200 km2 circostante il sito nucleare, completamente priva di insediamenti umani. Intorno a questa zona si articolano due aree a rischio ridotto:

  • La "Zona di Reinsediamento Obbligatorio" (o zona 2), costituita da terreni in cui è vietata la residenza umana e qualsiasi attività agricola o economica;
  • La "Zona di Reinsediamento Volontario Garantito" (o zona 3), dove i suoli sono contaminati da radionuclidi ma possono essere utilizzati per attività agricole, previa applicazione di appropriate misure di mitigazione radiologica
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Zonizzazione delle aree contaminate dell’Ucraina secondo le normative vigenti (Ministero delle Emergenze dell’Ucraina, 2008) e sito sperimentale oggetto di studio. Credit: J.T. Smith et al., 2005.

I criteri per la zonizzazione dei terreni contaminati sono stati formalmente stabiliti nel 1991, basandosi sulla densità di contaminazione da radionuclidi, tra cui cesio-137 (137Cs) e lo stronzio-90 (90Sr), che rappresentano le principali fonti di preoccupazione al di fuori della zona 1. Da allora non è stata però effettuata nessuna riclassificazione dei suoli, nonostante una progressiva riduzione sia dei livelli di radioattività che della mobilità degli isotopi di cesio nel terreno. In Ucraina, la modifica delle restrizioni applicate alle superfici dei terreni contaminati può avvenire esclusivamente tramite un intervento legislativo volto a rivedere la procedura di suddivisione delle zone. Diversamente, in Russia e Bielorussia, le aree soggette a limitazioni d'uso vengono riesaminate con cadenza quinquennale, tenendo conto delle variazioni della situazione radiologica e delle esigenze di utilizzo dei terreni stessi.

I risultati dello studio sui terreni radioattivi di Chernobyl

L'indagine sperimentale è stata realizzata su una superficie di 100 ettari nelle immediate prossimità del villaggio di Mezhiliska, a circa 60 km a sud-ovest della centrale nucleare di Chernobyl. L'area di studio ricade attualmente all'interno della Zona di Reinsediamento e, al momento della campagna di rilevamento, era caratterizzata da una copertura vegetale prevalentemente erbacea di origine naturale. Nel corso delle ricerche, all'interno del sito sperimentale sono stati prelevati complessivamente 19 campioni di suolo, ciascuno da una profondità di 25 cm. Successivamente, è stato elaborato un protocollo specifico volto alla determinazione dei livelli di contaminazione e alla stima dell'assorbimento di radionuclidi da parte di colture agricole tipiche per il contesto pedologico esaminato, quali patate, cereali, mais e girasole.

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Campo di prova a Mezhiliska e ubicazione dei punti di campionamento del suolo. Credit: "Google Earth"

Gli studiosi hanno focalizzato l'attenzione sulla quantificazione delle concentrazioni nel suolo di specifici isotopi radioattivi, quali 137Cs, 90Sr e plutonio-239/240 (239Pu/240Pu), espresse in kilobecquerel per chilogrammo (kBq/kg), unità di misura della radioattività e che rappresenta il numero di decadimenti radioattivi al secondo per unità di massa del campione. I ricercatori hanno poi riportato che i livelli di contaminazione rilevati risultavano significativamente inferiori ai limiti di sicurezza definiti dalla normativa nazionale vigente per i contaminanti radioattivi nei suoli agricoli, escludendo pertanto un rischio radiologico per la popolazione, a condizione che venga mantenuto un adeguato programma di monitoraggio del suolo.

Inoltre, considerando che un'estesa porzione di terreni nella regione settentrionale dell'Ucraina, attualmente classificata come zona 2 e soggetta a vincoli restrittivi, presenta una densità di contaminazione paragonabile o inferiore a quelle rilevate nei suoli sperimentali analizzati nello studio, il gruppo di ricerca conclude che la coltivazione di numerose specie agricole in tali aree risulta potenzialmente praticabile. Sebbene in fasi successive sia essenziale condurre valutazioni approfondite sulla sicurezza sia degli operatori agricoli che dei consumatori finali, la presente indagine apre potenziali prospettive per il recupero e la rivalorizzazione di vaste aree agricole contaminate da radionuclidi a lungo termine, non solo in Ucraina ma anche in altre regioni del mondo.

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