
Uno studio dimostrerebbe che acquisiamo e memorizziamo meglio le informazioni se a darcele è qualcuno che ci piace. Intuitivamente non ci stupisce: pensiamo per esempio a quando andavamo a scuola e facevamo molta più fatica a studiare le materie che ci venivano insegnate da insegnanti che non ci andavano a genio. Attraverso un insieme di esperimenti, un team di ricercatori dell'Università di Lund ha scientificamente provato che la repulsione verso un'informazione che ci viene data o viceversa, il comprenderla meglio e immagazzinarla nella memoria, dipende anche da chi ce la dice, o meglio se la persona che ce la comunica ci piace o meno! Si è riusciti a scoprire, infatti che l'essere umano apprende di più dalle persone che sente affini e che gli piacciono e meno da quelle che non gli piacciono.
Impariamo dalle persone che ci piacciono
I ricercatori Inês Bramão, Marius Boeltzig e Mikael Johansson hanno organizzato una ricerca conducendo ed esaminando degli esperimenti di neuroscienze cognitive per capire ciò che influenza la nostra capacità di apprendere, integrare le informazioni e fare connessioni tra ciò che conosciamo. Questi ricercatori hanno dimostrato che il nostro cervello apprende di più dalle persone che ci piacciono e meno da quelle che non ci piacciono, e che questa è proprio una sorta di "programmazione" neuronale.
La memoria ha un ruolo essenziale, permettendoci di apprendere dalle nuove esperienze, ma anche di revisionare le conoscenze che già possediamo. Non solo impariamo dalle esperienze individuali, ma le colleghiamo anche per arrivare a nuove conclusioni su come vediamo il mondo. In questo modo, possiamo dedurre informazioni su argomenti di cui non abbiamo un'esperienza diretta. Questo processo, noto come integrazione della memoria, rende l'apprendimento veloce e adattabile.

L'esperimento che lo dimostra
Sono state fatte tre serie di esperimenti in cui i partecipanti dovevano ricordare e associare oggettistica di uso comune, per esempio delle forbici, una palla, delle posate e altri strumenti di uso routinario presentata da persone diverse (i presentatori). È stato poi chiesto di dare un giudizio sul presentatore.
Nel definire il presentatore, i partecipanti hanno espresso in maniera personale i concetti di "mi piace" e "non mi piace", in base a criteri come opinioni politiche, specializzazioni, hobby, abitudini alimentari, gusti musicali e sport preferiti. Si è scoperto che, la persona che andava a presentare gli oggetti, influenzava la memoria integrativa, cioè la capacità di ricordare e collegare informazioni mentre si sta imparando qualcosa. Se il presentatore era gradito al partecipante, al test, l'associazione delle informazioni risultava più facile rispetto a quando il presentatore non era apprezzato.

L'innata gestione delle informazioni
Questo studio dimostra quindi come le informazioni, anche quelle che sono totalmente neutre, vengano assimilate in modo diverso a seconda della fonte, ma anche che la volontà di acquisire o meno quella informazione dipende appunto da fonti esterne, le quali ne caratterizzano anche l'orientamento.
È stato visto, infatti, che se qualcuno che ci piace ci fornisce informazioni che si conformano alle idee pregresse che già abbiamo su un argomento, viene rafforzato quell'orientamento e quella polarizzazione su quel concetto.
Comprendere questo aiuta a capire anche la polarizzazione delle idee di massa e alcuni "setacci" di idee presenti sui social. Chiaramente il discorso e i comportamenti correlati sono molto complessi, ma aver compreso questo è un grande passo per iniziare nuove ricerche a riguardo.