Pavel Durov, il trentanovenne franco-russo fondatore delle piattaforme social network russo VK e della piattaforma di messaggistica istantanea Telegram, è stato arrestato dalle autorità francesi sabato 24 agosto all'aeroporto di Parigi Le Bourget. L'accusa per Durov è quella di essere complice in numerose attività illegali (pedopornografia e pornografia illegale, truffe, traffico di sostanze stupefacenti) che avvengono da tempo sulla applicazione di messaggistica da lui amministrata. Telegram infatti è privo di sistema di moderazione e l'autorità francese sostiene che Durov non avrebbe collaborato a sufficienza con le forze dell'ordine per rimuovere contenuti pericolosi.
Questo è il primo caso in assoluto di arresto nei confronti del CEO di una grande piattaforma di messaggistica con l’accusa basata sul modus operandi della piattaforma stessa.
I commenti sull'arresto non hanno tardato a palesarsi. La reazione più indicativa è indubbiamente quella di Ivan Zhdanov del Centro Anticorruzione fondato dal defunto oppositore di Putin Alexey Navalny, secondo cui le accuse da parte delle autorità francesi sono abbastanza vaghe e deboli e che probabilmente l’arresto di Durov andrebbe invece ricercato nel tentativo da parte dell'autorità francesi di avere accesso ai dati sensibili contenuti nell'app.
Telegram ha sempre avuto una politica indipendente e politicamente non schierata, con i suoi sistemi di scrittura codificata e l’estrema privacy applicata come policy aziendale. Ma proprio queste caratteristiche l'hanno resa lo strumento d’elezione per gruppi criminali e terroristici, che l’hanno usata come piattaforma per spostare comunicazioni e denaro.
Sempre queste caratteristiche di libertà e assenza di allineamento politico hanno fatto sì che la famosa piattaforma di messaggistica abbia svolto un ruolo fondamentale per molti gruppi di opposizione rispetto ai regimi autoritari imperanti nei loro Paesi (si pensi a Paesi come Bielorussia, Russia e Iran) nel portare avanti campagne di mobilitazione democratica.
In un'intervista rilasciata anni fa alla CNN Durov si lamentò coi giornalisti americani raccontando che quanto era a capo di VKontaktie (VK, anche noto come il "Facebook russo") in Russia aveva ricevuto pressioni da parte dall'FSB (Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa) e dai servizi di sicurezza russi per far sì che VK si allineasse con le politiche del Cremlino e collaborasse coi servizi di sicurezza russi per dare la caccia agli oppositori di Putin, ma non solo. Nello stesso momento anche i servizi segreti occidentali, però, gli stavano imponendo a lui e Telegram lo stesso tipo di pressione per quanto concerne la lotta contro il terrorismo.
Nonostante ciò, in questi ultimi anni Telegram ha cercato di adeguarsi a una serie di direttive dell'Unione Europea (come la lotta all’ISIS) ma queste iniziative sono state considerate insufficienti soprattutto dalle autorità francesi, che appunto hanno optato per l'arresto del fondatore della piattaforma. Questa vicenda capita tra l'altro mentre Telegram è sotto il mirino dell'UE che ne sta verificando l'effettiva diffusione: se dovesse essere classificata come una piattaforma di grandi dimensioni (almeno 45 milioni di utenti nel territorio europeo) dovrebbe sottostare a obblighi di comportamento più stringenti. Le rilevazioni precedenti mostravano una diffusione di circa 40 milioni di persone, dunque non distante dalla soglia per essere considerata una grande piattaforma.
L'arresto di Durov è indubbiamente un evento di una certa gravità che fa riflettere sul fatto che in questa epoca storica sia difficile per i social media mantenere una vera neutralità ed equidistanza rispetto a quanto desiderato delle grandi potenze.