Che fine ha fatto l'ISIS? Come mai non se ne parla più? È stato definitivamente sconfitto? L’ISIS, sigla di Stato Islamico di Iraq e Siria, è un'organizzazione islamica di stampo jihadista attiva soprattutto tra il 2010 e il 2020, in cui ha rivendicato vari attentati in Europa, Medioriente e Africa. Ci si riferisce allo stesso gruppo quando si usa il termine ISIL, Stato Islamico di Iraq e Levante, IS, Stato Islamico, e Daesh, che è l’acronimo arabo. In questo articolo facciamo una panoramica sintetica a 360° sull'organizzazione.
L'ideologia e l'obiettivo dell'ISIS
L’ideologia su cui si fonda l'ISIS è il ritorno a una dottrina islamica integralista, ritenuta più pura, e infatti l'organizzazione ha condannato gli Stati arabi che hanno adottato costumi occidentali o hanno mantenuto posizioni islamiche moderate. Oltre a questo, l'ISIS incolpa l’Occidente di aver spaccato il mondo musulmano e di averne impedito uno sviluppo indipendente, motivo per cui ha compiuto vari attentati in tutta Europa come mezzo di vendetta e destabilizzazione.
L'obiettivo finale dell’organizzazione era ed è quello di creare un vero e proprio Paese in cui radunare tutti i musulmani, riportandoli a un’interpretazione "più autentica" della legge islamica, la cosiddetta sharia. Per i miliziani dell’ISIS molti atteggiamenti e azioni sono fonte di impurità: le donne devono portare il velo integrale e non uscire di casa se non accompagnate, è vietata ogni forma di musica, la blasfemia è punita con la morte, si possono rendere schiave le donne non musulmane nei territori conquistati e gli omosessuali devono essere giustiziati.
Le origini dello Stato islamico
Per comprendere come sia nato l'ISIS dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. Prima che lo Stato Islamico diventasse la minaccia terroristica numero uno al mondo, era stata preceduta da un altro gruppo fondamentalista, Al Qaeda, fondata alla fine degli anni Ottanta dal ricco leader saudita Osama Bin Laden. Dopo l’attentato dell’11 settembre, proprio ad opera di Al Qaeda, gli Stati Uniti prima invasero l’Afghanistan, dove si pensava si nascondesse lo stesso Bin Laden (poi trovato e ucciso dieci anni dopo in Pakistan), e quindi attaccarono nel 2003 l’Iraq.
A seguito dell'invasione dell’Iraq nel 2003, nel paese mediorientale scoppiò una guerra civile fra varie fazioni. La fazione che fu più colpita e poi emarginata fu quella rappresentata dai musulmani sunniti, in minoranza nel Paese. Al Maliki, eletto Primo Ministro del nuovo Iraq nel 2006 era sciita. Grazie ai finanziamenti e all'influenza dell'Iran finì per escludere dal governo le milizie sunnite, che vennero perlopiù eliminate tramite scontri e incarcerazioni.
Per tentare di mantenere l’ordine, gli americani rinchiusero in varie prigioni sparse sul territorio ribelli, terroristi, delinquenti comuni e, soprattutto, musulmani fondamentalisti. Camp Bucca e Abu Ghraib sono solo due delle prigioni più note e grandi dell’epoca. Gli Stati Uniti arrivarono addirittura a sottoporre alcuni prigionieri a tortura, documentata anche dalla stampa americana e provocando uno scandalo internazionale. Questo alimentò ancora di più l’odio nei loro confronti in Medio Oriente, già acceso a causa delle invasioni.
L’evento chiave per la nascita dell'ISIS avvenne nel 2004. In quell’anno a Camp Bucca venne rinchiuso Abu Bakr al-Baghdadi, uno studioso di scienze islamiche miliziano di Al Qaeda. All’epoca Al Qaeda era la più grande e pericolosa organizzazione terroristica del mondo e in Iraq aveva una sorta di “filiale” governata da al-Zarqawi, praticamente un vice di Osama Bin Laden e leader dello stesso al-Baghdadi. Sia al Baghdadi che al-Zarqawi erano sunniti, e fecero di tutto per alimentare le divisioni settarie del Paese.
Al Qaeda in Iraq aveva iniziato ad avere molto successo perché aveva raccolto lo scontento di oltre mezzo milione di soldati iracheni che si trovarono senza lavoro. Con l’invasione, infatti, gli Stati Uniti avevano sciolto l’esercito perché lo ritenevano troppo collegato all’ex dittatore ormai deposto.
Al-Baghdadi aspirava a essere il successore di Al Zarqawi. Dentro il carcere si comportò come un leader, radunando intorno a sé un gran numero di persone, addirittura i soldati statunitensi lo usavano per sedare le liti che di tanto in tanto avvenivano fra detenuti. Non sappiamo quando nacque di preciso l’ISIS, ma sappiamo che i primi semi furono gettati proprio nelle prigioni americane.
Contemporaneamente, anche Bashar al-Assad, in Siria, adottava politiche anti-sunnite. Assad è alawita, una minoranza sciita, e decise di eliminare l'opposizione interna rappresentata dai sunniti, generando un estremo malcontento. Fra i sunniti di Siria e quelli dell'Iraq nacque quindi una sorta di "alleanza" che i jihadisti hanno saputo intercettare.
La strategia di azione del'ISIS
L'ISIS è considerata una delle più feroci organizzazioni terroristiche mai esistita per la studiata crudeltà degli attentati, le esecuzioni di massa, la distruzione sistematica di luoghi di culto e di patrimoni dell’umanità. Tutte queste azioni, inoltre, sono state amplificate mediante internet.
L’ampio utilizzo del web è servito all'organizzazione sia per provare a convincere i musulmani di tutto il mondo a sposare la causa della jihad – che in realtà sarebbe un termine che ha a che fare più con la spiritualità che con la guerra – sia per diffondere terrore tramite i video delle esecuzioni. Il primo video di una lunga serie di esecuzioni cruente risale all'agosto 2014 quando un britannico nato in Kuwait con il nome di battaglia di Jihadi John criticò l’operato degli Stati Uniti e decapitò in diretta il fotoreporter James Foley e il giornalista Steven Sotloff.
Con il progressivo abbandono dell'Iraq da parte degli Stati Uniti (un processo non ancora del tutto concluso), l’ISIS ottenne sempre più consensi (rubandoli anche ad Al Qaeda), si radunò in milizie e, approfittando del disordine provocato dalla vicina guerra civile in Siria (scoppiata nel 2011), riuscì a ottenere numerose armi e a conquistare sempre più territori. Iniziarono dall’Iraq, con la città di Mosul.
Fu proprio nella Grande Moschea al Nuri di Mosul, a giugno 2014, che al-Baghdadi si mostrò a tutto il mondo proclamando pubblicamente la nascita dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante e dichiarando guerra agli infedeli e all’Occidente.
Impressi nella memoria di tutti restano l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi del 18 marzo 2015, dove sono state uccise 24 persone, gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 (la più grave strage avvenuta in Francia dopo la Seconda Guerra Mondiale) e la strage di Nizza del 14 luglio 2016.
Nel frattempo, complice il sempre maggior caos della guerra in Siria, i miliziani dell'ISIS iniziarono a conquistare ampie porzioni di territorio, rendendo la città di Raqqa, nel nord della Siria, la capitale del Califfato. Alla sua massima espansione lo Stato Islamico raggiunse una superficie di circa 100 mila km quadrati e impose il suo controllo a quasi 12 milioni di persone.
Dal 2014 al 2017 l’ISIS si è comportato proprio come uno Stato a tutti gli effetti, aveva una sua burocrazia, batteva moneta, controllava i prezzi dei mercati, rilasciava addirittura certificati di nascita, targhe e passaporti, istituendo tribunali per processi sommari contro gli infedeli alla sharia.
Lo Stato Islamico esiste ancora?
L’incredibile espansione del Califfato ovviamente non è rimasta inosservata. Si è infatti creata una coalizione internazionale anti ISIS guidata dall’amministrazione statunitense di Obama, con interventi diretti di Francia, Regno Unito, Australia, Canada, Giordania e Marocco. Anche l’Italia ha partecipato, offrendo supporto economico e militare.
Con operazioni separate, anche l’Iran e la Russia sono intervenuti contro l’ISIS. Questi Paesi si sono affiancati alle unità militari dei curdi, un popolo che vive fra Iraq, Siria, Turchia e Iran, a cui l’ISIS aveva occupato la terra. I curdi avevano reagito per primi contro lo Stato Islamico ed erano stati anche finanziati e armati dagli Stati Uniti.
A ottobre 2017 la città di Raqqa è stata liberata e i miliziani dell’ISIS sono stati cacciati. Da quel momento è iniziato il declino dell'organizzazione. C’è ancora qualche piccola cellula dell'ISIS nelle zone più remote e poco controllate di Iraq e soprattutto Siria, dato che la guerra civile, sebbene ormai vinta dal dittatore Bashar al Assad, non è ancora del tutto terminata e alcune porzioni di territorio sfuggono al controllo dell’esercito regolare.
Tuttavia molti gruppi terroristici africani come Boko Haram o lo Stato Islamico del Corno d’Africa sono riconducibili all'ISIS mediorientale e continuano a rappresentare una minaccia e a compiere attentati, sebbene in un contesto geografico diverso. Insomma, lo Stato Islamico sicuramente non farà più paura come qualche anno fa, ma non è del tutto morto.