
Niente più schwa e asterischi nelle scuole italiane: il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha inviato una circolare alle scuole per chiarire che nelle comunicazioni ufficiali non si dovranno più utilizzare segni grafici non conformi alle regole della lingua italiana come lo schwa (ə) e l'asterisco (*) per non compromettere la chiarezza e l'uniformità della comunicazione istituzionale. Nella nota del Ministero, emessa il 21 marzo, si ribadisce che il simbolo grafico dello schwa essendo estraneo alla nostra lingua non è stato riconosciuto nemmeno dall'Accademia della Crusca:
L’asterisco non è […] utilizzabile, a nostro parere, in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche, dove potrebbe causare sconcerto e incomprensione in molte fasce di utenti, né, tanto meno, in testi che prevedono la lettura ad alta voce. (per impossibilità fonetica) Lo stesso vale per la schwa […]
[…] La lingua giuridica e burocratica non è sede adatta per sperimentazioni innovative che portano alla disomogeneità e compromettono la comprensione dei testi.
Che cos'è lo schwa, come si pronuncia e quali lingue lo usano
Lo schwa (ə) è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) che rappresenta un suono indistinto non presente nella lingua italiana, anche se esistente in alcuni dialetti. Indica una vocale media-centrale, neutra e senza accento, proprio al centro del quadrilatero delle vocali. Pronunciando le altre vocali deformiamo la bocca, ma per pronunciare lo schwa la bocca è del tutto rilassata, semiaperta.
Nonostante non sia associato a nessuna specifica lettera dell'alfabeto, lo schwa è stato scelto per rappresentare la vocale centrale media nell'IPA:
È il suono iniziale dell’inglese about, ma anche quello finale del napoletano jamm.

Questo suono non è presente nell’italiano standard, e il simbolo manca dal nostro alfabeto; in compenso lo schwa, seppure con un valore fonetico leggermente diverso, fa parte da qualche tempo dell’alfabeto latino della lingua azera e anche di quello pan-nigeriano.
Se vi state chiedendo da dove arriva il suo strano nome, ebbene, è di derivazione tedesca, ma proviene dell’ebraico shva.
E nelle altre lingue? Nell'inglese antico tutte le vocali, proprio come in italiano, erano realizzate pienamente a livello vocale, quindi le vocali atone erano poco utilizzate. Con l'inglese medio è diventato sempre più importante a livello di pronuncia l'accento tonico sulle parole (la vocale tonica è quella in cui cade l’accento di una parola). Proprio per questo le sillabe delle vocali atone sono diventate sempre meno marcate, trasformandosi finalmente in schwa. Ma questo simbolo compare a livello fonetico nel dizionario inglese solo dal 1895: prima si definiva "vocale debole".
Lo schwa è molto comune nell'inglese parlato moderno soprattutto nelle sillabe atone (senza accento). Pensate alla parole "sofa", che se pronunciata correttamente vede una /ə/ nella seconda sillaba (vale anche per "banana", ma sulla seconda "a"). Ma non solo: nell'inglese del Nord America accade spesso di pronunciare lo schwa, per esempio nelle parole “camera” (la e pronunciata scompare) e “chocolate” (la vocale media diventa uno schwa), facendo sì che le vocali di mezzo non vengano pronunciate.
Il simbolo compare anche in tante altre lingue, come nel francese (si pensi all'articolo "le", dove la e ha una pronunciata come uno schwa), nel tedesco (nella parola "besser", che significa "meglio", la seconda "e" viene pronunciata come uno schwa). Senza dilungarci troppo, anche l'olandese e il danese lo usano (e così altre lingue), e appare nelle trascrizioni fonetiche di lingue come il polacco, l'arabo, o l'hindi. Resta comunque da specificare che il suo uso come simbolo grafico è più comune in quelle lingue che fanno largo uso di trascrizioni fonetiche come l'IPA.
Perché lo schwa è stato scelto dalla comunità LGBTQ+
Negli ultimi anni questo simbolo è diventato oggetto di un’accesa discussione perché la comunità LGBTQ+ lo ha scelto (assieme all'asterisco, anche se usato in maniera minoritaria) come simbolo linguistico. Questo perché la comunità sentiva la necessità di un linguaggio inclusivo che non si basasse sul genere binario tradizionale (maschile/femminile) e per modificare le convenzioni linguistiche tradizionali.
Ma perché proprio lo schwa? Il simbolo è stato scelto perché ha un suono neutro che può sostituire comodamente le desinenze grammaticali di genere (come -o e -a), perfetto dunque per creare parole prive di connotazioni binarie (per esempio invece di "ragazzo" o "ragazza" si utilizza "ragazzə"). Lo schwa è diventato quindi un simbolo per esprimere l'idea che non tutte le persone si identificano in un solo genere, e per dar loro visibilità e riconoscimento.
Sui social, alcuni esponenti e attivisti della comunità LGBTQ+ hanno commentato negativamente la nota del ministro Valditara sulla cancellazione dello schwa, affermando che l'appiglio alla questione linguistica sia in realtà una scusa del governo per affossare la comunità e non riconoscere le persone non binarie, visto che molti partiti di destra ritengono che il movimento sia "woke" e molto lontano dai propri valori.
Perché lo schwa non è conforme alla nostra lingua
L'italiano è una lingua flessiva, quindi modifica le parole per esprimere delle informazioni grammaticali (tempo verbale, genere, numero, caso). Tuttavia, il genere grammaticale non è nato per indicare il genere biologico (maschile o femminile) ma come una categorizzazione morfologica delle parole. Per dirla più semplicemente, le parole sono state suddivise in due classi (maschile e femminile) per ragioni strutturali, non per riflettere le caratteristiche biologiche o sociali delle persone o degli oggetti a cui si riferiscono. La funzione era dunque per accordo linguistico più che per determinare il genere in sé.
Si potrebbe dire, a questo punto, che nella lingua latina esistevano tre generi, certo: ma il neutro è stato utilizzato via via sempre meno, e principalmente per concetti astratti e oggetti. Si potrebbe anche dire che le lingue cambiano, che è una verità innegabile: ma i mutamenti linguistici (che sono accaduti in tutte le lingue del mondo e che sono durati per molto tempo prima di attestarsi) sono arrivati dalla necessità di semplificare la lingua anziché complicarla. Secondo alcuni linguisti, infatti, lo schwa potrebbe complicare la lingua andando a creare delle ambiguità testuali, senza contare che la sua introduzione significherebbe dover rivedere un intero sistema sintattico, che non è una cosa semplice a farsi come a dirsi. Inoltre, lo schwa non ha valore fonologico nella nostra lingua, e le persone potrebbero avere difficoltà a pronunciarlo fluidamente o a integrarlo nel flusso naturale della lingua: anche per questa ragione la sua introduzione nella lingua italiana seguirebbe un processo faticoso, a livello del parlato.
Nonostante tutte queste difficoltà, la grammatica di una lingua, come anticipato, è modificabile con il tempo. Il suo cambiamento, però, non può avvenire per richiesta o imposizione sociale (nonostante i motivi possano essere più che nobili), ma solo spontaneamente: deve attecchire quindi sulla maggior parte dei parlanti di un determinato idioma, affermandosi per un bisogno comunitario che dura nel tempo.