
Ai Campi Flegrei, lungo la strada che costeggia la Solfatara di Pozzuoli (in via Antiniana), sono stati segnalati dei rigonfiamenti dell'asfalto simili a bolle: sul luogo sono subito intervenuti i ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell'INGV, che non hanno evidenziato “significativi aumenti di temperatura nell’area verificata”. Abbiamo intervistato la dottoressa Lucia Pappalardo, direttrice dell'Osservatorio Vesuviano, per capire il significato di questi risultati e fare chiarezza sulle dinamiche in corso nell'area flegrea.
Dottoressa Pappalardo, ci potrebbe spiegare quali sono i risultati delle analisi effettuate in via Antiniana, a Pozzuoli?
In via Antiniana, in prossimità dell’area fumarolica, abbiamo effettuato un controllo straordinario, nell’ambito del monitoraggio periodico. I rilievi termici eseguiti non evidenziano variazioni significative della temperatura rispetto ai valori abituali dell’area. L’individuazione delle cause del dissesto del manto stradale (ad esempio cedimenti, difetti di posa o rifacimenti recenti) non rientra però nelle nostre competenze: alla luce dei dati disponibili, l’attività fumarolica non risulta essere la causa del rigonfiamento dell’asfalto, o quantomeno non la causa principale.
Quali strumenti avete utilizzato per questo monitoraggio?
Come indicato nella nota informativa, il rilievo è stato eseguito con un set integrato di strumenti: droni equipaggiati con termocamere, telecamere mobili e sonde termometriche, collocate direttamente in corrispondenza delle fumarole. A seguito delle segnalazioni ricevute, è stato effettuato un monitoraggio dedicato nell’arco di una giornata, in aggiunta ai controlli periodici cui l’area è regolarmente sottoposta.
Restando sul tema del monitoraggio, quali e quanti sono gli strumenti a vostra disposizione per tenere sotto controllo l'area dei Campi Flegrei?
Il numero e il tipo degli strumenti impiegati dipendono dalle caratteristiche dell'area, dal fenomeno in corso e dall'estensione del vulcano. I Campi Flegrei sono tra le aree vulcaniche più monitorate al mondo: controlliamo diversi parametri, a partire dalla sismicità, tramite una rete integrata di sensori terrestri e marini. Attualmente sono operative 27 stazioni fisse, a cui si aggiungono 7 stazioni della rete mobile, dispiegate in punti diversi in base alle esigenze informative del periodo.

Disponiamo inoltre di un’infrastruttura sottomarina composta da 4 boe, un sistema di monitoraggio unico nel suo genere ed essenziale perché parte della caldera flegrea si estende nella baia di Pozzuoli: questo consente il controllo continuo dell’area marina. Prima di questa infrastruttura, ad esempio, non era chiaro se il fondale marino fosse anch’esso in sollevamento; oggi sappiamo che la caldera si muove all’unisono, nella porzione emersa e in quella sommersa.
Per la deformazione del suolo utilizziamo le tecniche più avanzate, incluse le osservazioni satellitari, con una rete di 40 stazioni distribuite a terra e in mare. A queste si affianca la rete di tiltmetri, costituita da 10 stazioni e di dilatometri. In diverse aree della caldera impieghiamo anche droni e termocamere e misure di gravità.
Infine, per il monitoraggio geochimico, teniamo costantemente sotto controllo le aree idrotermali, sia marine che terrestri, come l’area Solfatara–Pisciarelli, una delle zone idrotermali più importanti dei Campi Flegrei, verificando in continuo sia le temperature delle fumarole sia la composizione dei gas.
Quindi, sulla base di tutti i dati a vostra disposizione, si possono escludere rischi per i residenti dell'area?
Per quanto riguarda l'episodio avvenuto sulla strada di Pozzuoli, al momento non emergono elementi di rischio riconducibili a variazioni del campo fumarolico presente in quell’area: i rilievi non hanno evidenziato cambiamenti significativi.
Resta però in corso la crisi bradisismica ai Campi Flegrei, con un sollevamento dell’ordine di ~15 mm/mese. Il nostro compito è mantenere un monitoraggio continuo e integrato per seguire l’evoluzione del fenomeno sulla base dei dati via via acquisiti. Le previsioni a lungo termine non sono possibili; tuttavia, allo stato attuale, non vi sono evidenze di movimenti magmatici in profondità e non si prospetta un’eruzione nel breve-medio periodo. Al momento, il sistema sta evolvendo con caratteristiche analoghe a quelle osservate negli ultimi mesi: deformazione del suolo, sismicità e degassamento su livelli coerenti con la fase in atto.