Leccare un rospo per avere effetti psicotropi e allucinogeni. Può sembrare assurdo ma le droghe, a volte, si trovano dove meno te lo aspetti. In questo caso la sostanza psicotropa si forma proprio sulla superficie della pelle del rospo Bufo alvarius, un anfibio in grado di rilasciare un veleno ricco di bufotenina. Questa sostanza causa nel consumatore allucinazioni, sensazioni extracorporee, dissociazione, amplificazione delle sensazioni e euforia.
Il rospo del deserto di Sonora e la bufotenina
Non tutti i rospi del mondo sono in grado di causare effetti psicotropi, si tratta solo di una particolare specie. Il suo nome comune è rospo del deserto di Sonora o del fiume Colorado, per via delle zone in cui vive, il nome scientifico invece è Incilius alvarius, anche detto Bufo alvarius proprio perché appartiene alla famiglia del bufonidi.
I rospi bufonidi tra le caratteristiche che li accomuna – quindi pelle rugosa, zampe corte, corporatura tozza, pupille orizzontali – ne hanno una che è molto particolare. Posizionate sulla schiena, dietro gli occhi, posseggono delle ghiandole dette ghiandole parotoidi da cui secernono veleno!
Ed ecco la droga dei rospi, non si tratta di altro che di una sostanza tossica che il rospo produce per difendersi dai predatori.
Questa sostanza in alcune specie è molto velenosa, e può anche essere letale (motivo per cui, se mai ci fosse bisogno di dirlo, sappiate che leccare i rospi è una pessima idea e può essere molto pericoloso), in altre è semplicemente urticante. E poi c’è lui: il bufo alvarius, il rospo psichedelico che produce un liquido bianco e lattiginoso ricco di bufotenina, la sostanza alla base degli effetti psicotropi.
Ora, in realtà questa bufotenina si trova in molte specie di rospi bufonidi, il Bufo alvarius però è l’unico che riesce a produrne abbastanza da causare effetti psichedelici, ma non solo. Questo incredibile rospo è anche l’unico che, a partire dalla bufotenina, riesce a biosintetizzare una sostanza ancora più potente: la 5-MeO-DMT, e lo fa grazie a un particolare enzima contenuto nei suoi lobuli sottocutanei.
Come si assume la droga dei rospi?
Nonostante la credenza comune per cui questa droga si assuma leccando direttamente il veleno dalla schiena dei rospi, la realtà è un po' diversa. I consumatori di questa droga, infatti, non leccano i rospi quasi mai. Solitamente preferiscono spremere il veleno dai rospi, essiccarlo, e solamente dopo questo processo di essiccazione, fumarlo.
Questo perché ingerire la sostanza leccandola, non solo dà molti meno effetti psicotropi ma è anche molto più pericoloso.
Ingerirla direttamente non permette al consumatore di controllare con precisione le dosi che sta assumendo e quindi si rischia di assumere una dose eccessiva con conseguenze anche gravi.
Questi rospi, infatti, oltre alla bufotenina, producono altre sostanze pericolose: le bufotossine. Sono una classe di sostanze prodotte dai rospi bufonidi che possono causare in chi le assume in grandi quantità, l’alterazione del ritmo cardiaco, tachicardia o addirittura infarto.
Quando il veleno viene fumato, invece, il calore della combustione sembrerebbe essere in grado di distruggere alcune componenti nocive della sostanza.
Inoltre, se ingerito, il veleno ha molti meno effetti psicotropi. Questo perché andrà ad affrontare tutti i processi tipici della digestione e quindi verrà metabolizzato. In particolare alcuni degli enzimi che si trovano nel nostro tratto digerente tenderanno a disattivare i principi attivi del veleno, responsabili del viaggio psichedelico.
Gli effetti sul nostro corpo e sul cervello del veleno del Bufo alvarius
Quando viene fumata, la sostanza inizia ad agire in meno di un minuto, viene assorbita direttamente dagli alveoli polmonari e finisce nel sangue, pronta a raggiungere tutto il corpo.
A questo punto, nel consumatore, si inizia a manifestare tachicardia e ipertermia, quindi l’aumento dei battiti cardiaci e anche della temperatura corporea. Dopo di che le molecole di bufotenina e della 5-MeO-DMT giungeranno al cervello, pronte ad agire come agoniste della serotonina.
Ciò significa che vanno a connettersi ai recettori della serotonina, il neurotrasmettitore della felicità, aumentandone la produzione a dismisura e suscitando quindi nel consumatore un forte senso di euforia, e allucinazioni.
Le allucinazioni possono essere di tipo visivo o uditivo. Può accadere, quindi, di vedere oggetti e situazioni inesistenti, ma anche suoni che si manifestano solo nella testa del consumatore. Addirittura si può anche andare incontro a un fenomeno chiamato sinestesia in cui le percezioni dei sensi si mescolano dando l’impressione, per esempio, di poter vedere i suoni o addirittura sentire i colori.
Le allucinazioni, però, sono meno forti rispetto a quelle scatenate da LSD o Psilocibina. Sarà molto più potente invece, almeno secondo alcune testimonianze, la sensazione di dissoluzione dell’ego e di connessione con l’universo.
Gli effetti collaterali della 5-MeO-DMT e della bufotenina
Tra gli effetti collaterali della sostanza, i più comuni sono: forte nausea, vomito, perdita di sensi e anche la perdita della memoria a breve termine, nonché spasmi muscolari e dissociazione dalla realtà e dalla concezione del tempo. Il tutto, però, dura relativamente poco. Infatti, se è vero che i primi sintomi si manifestano in meno di un minuto, è anche vero che gli effetti del trip durano all'incirca dai 5 ai 20 minuti. Questo a condizione che la sostanza venga inalata e, ovviamente, non assunta in dosi eccessive. Come per tutti gli allucinogeni però, anche questi viaggi, seppur brevi, possono dare vita ai cosiddetti bad trip, situazioni allucinatorie tutt’altro che piacevoli che possono portare al manifestarsi delle nostre paure più recondite. Alcune testimonianze parlano proprio di incubi ad occhi aperti che hanno letteralmente sconvolto i consumatori.
Il potenziale terapeutico della 5-MeO-DMT
Negli ultimi anni questo allucinogeno è anche diventato oggetto di studio per via del suo potenziale terapeutico. A quanto pare la 5-MeO-DMT, se assunta nelle giuste dosi, sarebbe in grado di ridurre rapidamente sintomi di depressione, ansia e stress, e quindi chissà, in futuro questa molecola potrebbe trovare impiego in ambito medico.