Il Brasile e la Foresta Amazzonica stanno attraversando una crisi ambientale storica, con oltre 45.400 incendi registrati nel solo mese di agosto e nei primi giorni di settembre, una cifra che non si vedeva dal 2005. Si teme anche per la possibile perdita della pianura alluvionale del Pantanal e, purtroppo, la crisi non si limita alla sola foresta tropicale; i fumi tossici e il particolato sottile prodotto dagli incendi sono stati trasportati verso sud, a migliaia di chilometri di distanza, dalle correnti atmosferiche “Rios Voadores”, avvolgendo persino diverse città nello stato di São Paulo in una densa nube di fumo: proprio per questo alcune scuole sono state chiuse e la qualità dell'aria è calata drasticamente. Le cause degli incendi sono molteplici e includono il cambiamento climatico, che ha portato a temperature record e siccità nell'area, l'inizio della stagione secca e le attività antropiche, spesso illegali, che utilizzano il fuoco per bonificare la foresta.
Gli incendi nel Brasile
Il Brasile sta affrontando una grave crisi ambientale che ha colpito duramente le sue foreste tropicali, inclusa la Foresta Amazzonica, il polmone del pianeta, che nel 2024 ha registrato un numero record di incendi. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale (INPE – Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais), dal 1° gennaio al 3 settembre, si sono verificati 70.402 incendi incontrollati nella Foresta Amazzonica brasiliana. Si tratta del numero più alto negli ultimi 19 anni, superando di oltre il doppio gli incendi registrati nello stesso periodo nel 2023, che ammontavano a 33.966. Secondo i dati riportati dal Laboratório de Aplicações de Satélites Ambientais dell’Università Federale di Rio de Janeiro, gli incendi avrebbero interessato una superficie superiore a 369.000 km2. Per dare un'idea della vastità dell'area interessata, è utile tenere a mente che l’Italia ha una superficie di circa 301.336 km².
Ciò che allarma maggiormente è l'intensità con cui la maggior parte degli incendi è divampata nell'ultimo mese. A fine luglio, il conteggio si attestava infatti intorno ai 24.900. Circa 38.266 incendi sono divampati nel solo mese di agosto. Oltre 7.200 nuovi incendi sono già stati segnalati nella prima settimana di settembre.
Tuttavia, la Foresta Amazzonica non è l’unica colpita. La “Mata Atlantica”, situata nel sud del Brasile, ha registrato oltre 12.730 incendi nel 2024, di cui 6.033 eventi solo nel mese di agosto, stabilendo anch'essa un record degli ultimi 19 anni. Il "Cerrado", la vasta savana tropicale nella regione centro-orientale del Brasile, ha registrato 18.620 incendi nel solo mese di agosto, il numero più alto dal 2012. Anche il "Pantanal", l'enorme pianura alluvionale nello stato di Mato Grosso do Sul, nel centro-ovest del Brasile, una delle regioni più umide del pianeta, ha segnalato oltre 9.300 incendi nel 2024, registrando un aumento superiore al 2000% rispetto all'anno precedente.
La nube di fumo
Gli effetti degli incendi in Brasile non si limitano solo alle aree adiacenti alle foreste, ma si estendono anche agli stati federali più lontani, come São Paulo nel sud. Infatti, le particelle e i fumi prodotti dagli incendi sono stati trasportati a migliaia di chilometri di distanza dai cosiddetti “Rios Voadores”, letteralmente fiumi volanti. Si tratta di imponenti masse d'aria cariche di vapore acqueo, provenienti dall'Oceano Atlantico, che si muovono verso ovest passando sopra la foresta Amazzonica, dove accumulano ulteriore umidità, per poi essere respinte dalle Ande verso la Bolivia, il Paraguay e le regioni centro-occidentali, sud-orientali e meridionali del Brasile.
In queste settimane, i Rios Voadores hanno trasportato grandi quantità di fumi e particolato, creando corridoi di fumo visibili dallo spazio. La qualità dell'aria è peggiorata significativamente negli stati di Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Minas Gerais, São Paulo, Goiás, e anche nelle regioni direttamente colpite dagli incendi, come Acre, Rondônia, Pará e Amazonas. Il 4 settembre, il sito IQ Air ha riportato valori dell'US AQI Level superiori a 270 in alcune aree dello stato di Mato Grosso, corrispondenti a livelli di particolato fine (PM2.5) superiori a 190 µg/m3. Questi valori, ben al di sopra della media annuale raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità di 5 µg/m3, indicano condizioni critiche e un'aria considerata non salubre. A fronte di questa emergenza, numerose scuole in tutto il paese sono state chiuse e i cittadini sono stati costretti a indossare mascherine per proteggersi dai fumi tossici.
Le cause degli incendi
Le cause degli incendi nella foresta Amazzonica sono molteplici e, in buona parte, attribuibili ai cambiamenti climatici e all’attività antropica. Un fattore predisponente chiave è sicuramente l’inizio della stagione secca, che va da luglio a novembre, periodo durante il quale la regione è particolarmente vulnerabile agli incendi. Inoltre, il nord del Brasile e la regione amazzonica stanno ancora risentendo degli effetti di una grave crisi idrica avvenuta nel 2023, scatenata dal fenomeno de El Niño, che ha causato un aumento della temperatura media di oltre 0,8 gradi in tutto il bacino amazzonico, oltre a provocare una grave siccità.
Tra i fattori predisponenti vanno poi considerati gli effetti dei cambiamenti climatici. Uno studio pubblicato a inizio anno sulla rivista Nature indica che, a partire dagli anni '80, la foresta tropicale si è riscaldata mediamente di 0,27 °C per decade durante la stagione secca, con picchi di 0,6 gradi nel centro e sud-est del bioma. Di conseguenza, la temperatura durante la stagione secca oggi è circa 2 °C più alta rispetto a 40 anni fa, e, se il trend dovesse continuare, potrebbe aumentare di oltre 4 °C entro il 2050. Inoltre, nelle regioni centrali della foresta, sembra che le precipitazioni siano diminuite di circa 20 mm all'anno dagli anni '80, mentre altre regioni appaiono più umide.
Tuttavia, l’attività antropica nell'area rappresenta uno dei principali, se non il più importante, fattore scatenante. Ogni anno, infatti, la foresta Amazzonica subisce una fase di deforestazione, per la maggior parte illegale, durante la quale il bioma viene abbattuto, tagliato e deliberatamente bruciato per bonificare il terreno e creare spazio per l'allevamento di bestiame, l'agricoltura e l'estrazione mineraria illegale. Normalmente, la foresta umida potrebbe da sola ostacolare l'espansione degli incendi ai margini delle aree antropizzate, ma la prolungata siccità complica questo processo.
Secondo i dati dell'INPE, la deforestazione in Amazzonia tra agosto 2023 e luglio 2024 ha interessato circa 4.314,76 km² di superficie nelle regioni di Acre, Amapá, Amazonas, Pará, Rondônia, Roraima e Tocantins. Tuttavia, i dati più elevati furono registrati tra il 2019 e il 2021, durante il precedente governo di Bolsonaro, periodo in cui oltre 32.000 km² di foresta furono distrutti in tre anni.