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Israele ha lanciato diversi attacchi contro la sede del ministero della Difesa siriano, a Damasco: secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters, i droni avrebbero causato almeno 18 feriti e 1 morto. Negli scorsi giorni, l'esercito israeliano aveva già bombardato le forze di sicurezza siriane nella città di Suwayda, nel sud della Siria, dove da giorni sono in corso degli scontri armati tra alcuni gruppi di beduini e la comunità drusa (che Israele considera un proprio alleato) e che hanno causato già 278 morti.
Ma chi sono questi drusi e perché Israele li sta sostenendo? Si tratta di un gruppo etno-religioso nato dalla corrente sciita dell'Islam e diffuso soprattutto in Siria. Dopo aver supportato la guerra d’indipendenza di Israele del 1948, la comunità drusa ha però ottenuto da parte di Israele il riconoscimento di diversi diritti, non concessi alla popolazione araba o cristiana.
Secondo la narrazione israeliana, infatti, ebrei e drusi sono legati da un “patto di sangue”, al punto che Benjamin Netanyahu ha confermato di essere intervenuto per “salvare i fratelli drusi”. I drusi, quindi, rappresentano un alleato strategico per Israele all'interno di un Paese fortemente instabile come la Siria.
La storia dei drusi e il loro ruolo in Siria
I drusi sono un gruppo etno-religioso nato dalla corrente sciita dell'Islam, da cui ormai si sono completamente distinti: la loro religione monoteista si basa su una dottrina complessa che combina elementi della fede islamica, cristiano-giudaica, induista e persino alcuni insegnamenti filosofici (soprattutto pitagorici).
Oggi la comunità drusa conta circa 700 mila fedeli in Siria, 250 mila in Libano e 120 mila in Israele (principalmente in Galilea e sulle alture del Golan), ma diverse migliaia sono sparse anche in Giordania, Iraq e Turchia. Nel corso della storia, questa minoranza è spesso stata oggetto di violenze e atti di repressione: nei primi anni '50 i loro villaggi vennero bombardati e occupati, per poi essere accusati di tradimento così da alimentare l’odio nei loro confronti.
Durante la guerra civile siriana, tra il 2011 e il 2024, i drusi rimasero per lo più neutrali. Temendo però eventuali persecuzioni da parte dei ribelli (in gran parte sunniti e quindi nemici storici degli sciiti), la comunità drusa ha dato origine ad alcune milizie armate, che ancora oggi riescono a mantenere il controllo su una parte del territorio meridionale della Siria.
In particolare, i drusi sono riusciti a consolidare un'autonomia di fatto nella regione di Suwayda, senza aver comunque ottenuto uno status di indipendenza.
Da quando in Siria si è instaurato il nuovo governo di Ahmed al-Sharaa (salito al potere dopo la caduta di Assad a dicembre 2024), la comunità drusa ha espresso diffidenza, proprio perché teme che anche il nuovo regime si dimostri intollerante verso le minoranze. Lo scorso maggio, comunque, era stato raggiunto un accordo con il governo di transizione di Damasco: l'obiettivo era quello di garantire il riconoscimento della comunità drusa, permettendone l'integrazione nelle strutture statali e nell'esercito nazionale. Questo accordo, tuttavia, non è mai entrato in vigore e l'intervento dell'esercito siriano a Suwayda è stato percepito come un'ingerenza esterna e una presa di posizione a favore dei gruppi beduini.
I legami dei drusi con Israele
In Israele la comunità drusa ha ottenuto nel corso del tempo diversi riconoscimenti, al punto da essere considerati la comunità confessionale non-ebraica più favorita nel Paese.
Tra l'altro, secondo la narrazione israeliana, ebrei e drusi sono legati da un “patto di sangue”, le cui radici affondano nella guerra d’indipendenza di Israele del 1948: in quel caso, diversi membri della comunità combatterono al fianco degli ebrei, contribuendo di fatto alla nascita dello Stato di Israele.
Ancora oggi, quel supporto viene interpretato dall’élite politica israeliana come un'affinità tra le aspirazioni tra ebrei e drusi: ecco perché Tel Aviv si è spesso presentato come salvatore della minoranza drusa, ricompensandola per il contributo alla costruzione di Israele anche attraverso l’estensione di una serie di diritti, che spetterebbero formalmente solo alla comunità ebraica. Tra questi rientra anche l'obbligo di arruolamento nelle IDF (le forze militari israeliane) che, al contrario, non è previsto per i cittadini arabi musulmani o cristiani che vivono in Israele (che possono comunque arruolarsi volontariamente). All'interno dell'esercito, tra l'altro, i drusi diventano spesso ufficiali di alto rango o importanti funzionari della pubblica sicurezza.
Guardando poi alle dinamiche geopolitiche attuali, per Israele la comunità drusa rappresenta anche un alleato importante in Siria: dopo la caduta del regime di Assad, infatti, le relazioni di Tel Aviv con il governo di transizione siriano non sono ancora del tutto chiare. Fin da subito, il nuovo governo di Ahmed al-Sharaa si è mostrato disposto alla cooperazione, al punto che gli USA hanno perfino sospeso le sanzioni contro la Siria e ora sembrerebbero spingere per un accordo storico tra Israele e Siria. Nella pratica, però, l'eventuale normalizzazione dei rapporti tra Tel Aviv e Damasco non è per nulla scontata. La minoranza drusa, al contrario, si conferma un alleato sicuro per Israele all'interno di uno Stato ancora profondamente instabile come la Siria.