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Il termine "knockout” o KO, indica, negli sport da combattimento, una condizione per cui l’atleta che subisce uno o più colpi significativi diviene fisicamente incapace di proseguire l'incontro. Spesso è accompagnato da alterazioni dello stato mentale e perdita di coscienza. Questo fenomeno, favorito da colpi e movimenti rotazionali, può essere spiegato prendendo in esame diverse teorie: la teoria reticolare, la teoria corticale, la teoria vascolare e la teoria convulsiva. Per la loro biomeccanica, i colpi circolari come ganci e calci rotanti sono i più pericolosi per gli atleti, sopratutto quando impattano la mandibola o la zona temporale.
Come avviene un KO: gli effetti sul corpo
Quando la testa subisce un trauma importante come un pugno, si può andare incontro a una lesione cerebrale traumatica (TBI), che può causare danni al cervello e alterazioni nelle sue funzioni. Esistono diverse forme di TBI con sintomi che comprendono: amnesie, alterazioni dello stato mentale (stati confusionali), deficit neurologici e perdita di coscienza (LOC). La perdita improvvisa e temporanea di coscienza è il sintomo più curioso della commozione cerebrale e la sua natura è stata oggetto di diversi studi e teorie. Molte di queste si basano sul fatto che il mantenimento fisiologico della coscienza dipenda dall'interazione tra il tronco encefalico, il talamo, l’ipotalamo e l’attività corticale.
Secondo la teoria reticolare, la LOC si verifica quando viene compromessa l’attività della formazione reticolare del tronco encefalico, un’area chiave per la regolazione della coscienza, della veglia e del movimento. Diversamente, la teoria corticale attribuisce la perdita di coscienza a un danno diretto alla corteccia cerebrale.
La cosiddetta teoria vascolare, invece, sostiene che un trauma possa alterare la perfusione cerebrale, cioè l’apporto di sangue ricco di ossigeno al cervello, provocando un’ipossia temporanea e, quindi, lo svenimento. Infine, la teoria convulsiva suggerisce che un colpo molto forte alla testa, possa innescare un’attività simile a una crisi epilettica. Le scariche elettriche anomale che ne conseguono, andrebbero a colpire il tronco encefalico o la corteccia cerebrale e, in maniera non molto differente dalle prime due teorie descritte, interrompere la normale attività del nostro cervello portando alla perdita di coscienza.
Quali colpi sono maggiormente responsabili del knockout e perché
Le TBI sono causate principalmente da forze di accelerazione e decelerazione generate durante un trauma, responsabili di movimenti vigorosi della testa e, quindi, del cervello. L’accelerazione può essere lineare o rotazionale a seconda del movimento della testa rispetto al corpo. Sebbene siano entrambe implicate in un impatto, è l’accelerazione rotazionale (RA) quella maggiormente coinvolta nei casi di TBI. Sono stati individuati in letteratura anche dei valori soglia minimi in riferimento a impatti che possono causare lesioni concussive. Nel caso specifico della RA, il valore relativo alla perdita di coscienza può arrivare fino a 12.900 rad/s² (unità di misura che indica quanto rapidamente cambia la velocità angolare di un oggetto nel tempo).
I colpi maggiormente responsabili di RA del capo durante gli sport da combattimento sono, per la biomeccanica del gesto tecnico, i colpi circolari come il gancio nel pugilato e il calcio rotante nel taekwondo. Per quanto riguarda, invece, i punti d’impatto più a rischio (che quindi fanno registrare RA più alte), questi risultano essere la zona temporale e la mandibola.
Sport a rischio e possibili precauzioni
Lo sport da combattimento che ha fatto registrare cifre più alte di RA è il pugilato, con un valore di 9306 rad/s² normalmente associato al gancio e fino a 11.279,5 rad/s² in caso di LOC successiva ai colpi. Anche in altre discipline sono stati raggiunti risultati simili, per esempio, nel taekwondo il calcio rotante ha generato le RA più elevate, con picchi di 10927 rad/s².
Nelle arti marziali miste (MMA – Mixed Martial Arts) uno sport da combattimento che mette insieme le tecniche di più specialità, gli impatti con commozione cerebrale hanno registrato accelerazioni sino a 7.561 rad/s². Il wrestling, invece, ha prodotto valori inferiori, di circa 2.434,4 rad/s², in quanto associati a proiezioni a terra e non a colpi al capo.
In termini precauzionali, il casco protettivo è sicuramente lo strumento più utilizzato nelle discipline citate, anche se c’è ancora incertezza sulla sua reale efficacia. Sebbene nella quasi totalità dei casi la RA successiva ai colpi con caschetto risulti ridotta, ci sono delle situazioni in cui la soglia rimane comunque al di sopra dei valori limite e, in qualche caso isolato, addirittura superiore rispetto a episodi caratterizzati dall’assenza di protezioni. Nel 2013 l’Associazione Internazionale di Boxe Amatoriale (AIBA) ha vietato l’uso del casco nelle competizioni e ha giustificato la decisione mettendo in luce una riduzione del 43% degli stop arbitrali legati a colpi significativi, una riduzione della superficie di bersaglio e un aumento della visione periferica. Ha aggiunto, inoltre, che indossare il casco potrebbe indurre un falso senso di sicurezza e movimenti più aggressivi. Anche queste argomentazioni, però, sono oggetto di controversia perché non sembra essere stata presa in considerazione, nella scelta, nessuna misurazione di RA che, invece, risulta un fondamentale predittore di TBI. Nonostante questi dati, è bene precisare che quelli da combattimento non sono gli unici sport responsabili di valori preoccupanti di accelerazioni rotazionali e lineari della testa indotti da traumi concussivi, anche altri sport di contatto come il football americano, il rugby e l'hockey su ghiaccio presentano rischi simili.