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25 Gennaio 2025
15:09

La battaglia di Stalingrado del 1942-‘43. Quando i sovietici sconfissero nazisti e fascisti

Stalingrado – oggi Volgograd, nella Russia meridionale – fu il luogo della battaglia più importante della Seconda Guerra Mondiale tra l'estate del 1942 e il 2 febbraio 1943. La pesante sconfitta subita dai tedeschi e dai loro alleati per mano dei sovietici rappresentò l’inizio della fine del nazifascismo.

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La battaglia di Stalingrado del 1942-‘43. Quando i sovietici sconfissero nazisti e fascisti
Stalingrado copertina

La battaglia di Stalingrado è stato probabilmente l'insieme di scontri più decisivo della Seconda Guerra Mondiale, combattuto in quello che oggi è territorio russo tra l'Armata rossa sovietica (vittoriosa) e le truppe dell'Asse (nazisti, fascisti e alleati, sconfitti), a partire dall'estate del 1942 e fino al 2 febbraio 1943, conclusosi con la vittoria dei sovietici. Il fronte orientale della guerra era stato “inaugurato” il 22 giugno 1941, quando iniziò l’Operazione Barbarossa, l’attacco tedesco all’Unione Sovietica e richiese il maggiore impiego di uomini e di mezzi di tutto il conflitto: tra il 1941 e il 1945 combatterono circa 29 milioni di soldati dell’Armata rossa e 17 milioni dell’Asse. Nel 1941 e, nuovamente, nel 1942 i tedeschi conquistarono una grandissima porzione del territorio russo ma, arrivati a Stalingrado, furono accerchiati e respinti dalla controffensiva dell’Armata rossa, che il 2 febbraio 1943 inflisse ai nazisti e ai loro alleati una sconfitta dalla quale non si sarebbero mai ripresi del tutto. Fu importante perché rappresentò la prima grande sconfitta della Germania nazista e l'inizio della fine per il nazifascismo. Due anni dopo Stalingrado, la bandiera sovietica sventolava a Berlino e la guerra in Europa – grazie anche alle vittorie angloamericane– ebbe finalmente termine.

La Seconda Guerra Mondiale sul fronte orientale

Il fronte orientale, che contrappose la Germania nazista e i suoi alleati all’Unione Sovietica, fu il più importante, per numero di uomini e di mezzi, della Seconda Guerra Mondiale. Lo scontro iniziò il 22 giugno 1941, quando le truppe tedesche invasero l’URSS. Hitler, pur avendo sottoscritto un patto di non aggressione nel 1939, riteneva indispensabile sconfiggere l’Unione Sovietica per imporre il dominio della Germania sull’Europa. Decise di attaccarla già nel 1941 perché non era riuscito a sconfiggere il Regno Unito e riteneva che, conquistando il territorio sovietico, avrebbe rafforzato la Germania ulteriormente e costretto i britannici alla resa. I nazisti, seguendo l’idea della superiorità della razza ariana, ritenevano che i russi, come gli altri slavi, fossero “sottouomini” (Untermenschen) e che la vittoria avrebbero dovuto essere asserviti agli interessi del Reich. La classe dirigente russa doveva essere sterminata.

Arresto di due commissario politici sovietici
Arresto di due commissari politici sovietici

Nel 1941, l’URSS fu invasa da 3.500.000 uomini provenienti dalla Germania e da altri Paesi dell’Asse, inclusa l’Italia. Gli invasori avanzarono con rapidità, occupando l’Ucraina, la Bielorussia, le repubbliche baltiche e gran parte della Russia occidentale, raggiungendo i dintorni di Leningrado e di Mosca, senza però conquistare le due città. I tedeschi compirono terribili atrocità nei territori che avevano occupato, uccidendo centinaia di migliaia di civili, tra i quali gli ebrei e tutti i commissari politici.

Le direttrici d'attacco dell'Operazione Barbarossa
Le direttrici d’attacco dell’Operazione Barbarossa

Al sopraggiungere dell’inverno del 1941 l’Armata rossa lanciò una controffensiva che costrinse i tedeschi a cedere una parte dei territori che avevano conquistato, ma nell’estate successiva la Wehrmacht attaccò nuovamente. Stalingrado, situata sul fiume Volga, era l’obiettivo principale dell’avanzata: era strategica per la posizione e aveva un grande valore simbolico perché portava il nome del leader sovietico, Josif Stalin (il nome le era stato assegnato nel 1925, in precedenza si chiamava Caricyn).

L’avanzata tedesca e il contrattacco sovietico a Stalingrado

L’avanzata del 1942 fu rapida e in novembre la 6a Armata, guidata dal generale Friedrich Paulus, raggiunse i dintorni di Stalingrado. Stalin ordinò al suo esercito di resistere a tutti i costi: era consapevole che, se i tedeschi avessero conquistato la città, sarebbe stato difficile organizzare una nuova linea difensiva. Iniziò così una battaglia feroce. Stalingrado divenne un cumulo di macerie, nel quale si combatteva casa per casa. I tedeschi raggiunsero in alcuni punti le rive del Volga e in novembre sembravano vicini alla vittoria.

L'avanzata della Wehrmacht verso il Volga
L’avanzata della Wehrmacht verso il Volga

I soldati russi, però, difesero Stalingrado casa per casa, infliggendo gravi perdite al nemico e impedendo di conquistare la sponda del Volga. Inoltre, l’Armata rossa riuscì a lanciare una controffensiva a tenaglia, l’Operazione Urano, con il quale attaccò le linee tedesche da nord e da sud, allo scopo di separare la 6a armata dal resto delle truppe dell’Asse. L’operazione iniziò il 19 novembre e travolse le linee rumene e tedesche. Stalingrado fu accerchiata e la 6a armata fu isolata, come previsto dai piani sovietici.

L’attacco finale e la sconfitta

I tedeschi tentarono di rompere l’accerchiamento in dicembre, lanciando un attacco da ovest, l’Operazione Tempesta invernale. L’operazione fallì e l’Armata Rossa poté lanciare un’altra offensiva, l’Operazione Piccolo Saturno, allontanando ancora di più le altre truppe dell’Asse dalla 6a armata e da Stalingrado, che rimase accerchiata. Le basse temperature e la carenza di vettovaglie e armamenti resero impossibile ai tedeschi resistere, nonostante l’aviazione avesse cercato di rifornire i soldati accerchiati per via aerea. I sovietici avanzarono progressivamente verso le aree della città occupate dal nemico. Si continuò a combattere casa per casa, con ingenti perdite per conquistare ogni singolo edificio. La città assunse un aspetto spettrale.

L'assalto sovietico e la fine della 6a armata
L’assalto sovietico e la fine della 6a armata

Per i tedeschi, però, non c’era scampo e il 2 febbraio Paulus ordinò la resa. Nel complesso, alla battaglia avevano preso parte circa 1.500.000 soldati dell’Asse e 1.800.000 dell’Armata rossa, oltre a una grande quantità di carri armati e aerei. Le perdite erano state enormi: l’Asse aveva perso circa un milione di uomini tra morti, feriti e prigionieri; l’URSS aveva avuto 500.000 morti e dispersi, oltre a 650.000 feriti.

La battaglia di Stalingrado ebbe conseguenze profonde, perché l’Armata rossa diede avvio a una controffensiva che nel 1945 l’avrebbe portata a conquistare Berlino e a provocare – insieme all’attacco angloamericano da ovest –  la sconfitta definitiva del nazifascismo.

La memoria della battaglia di Stalingrado

A causa della sua enorme importanza, la battaglia di Stalingrado è un elemento importante della cultura nazional-popolare della Russia ed è nota in tutto il mondo, nonostante dal 1961 la città abbia cambiato nome e sia diventata Volgograd (una misura presa nell’ambito del processo di destalinizzazione avviato dal leader sovietico Nikita Kruscev)

Nel 1967 in città fu inaugurato un monumento in ricordo della vittoria sovietica, una grande statua intitolata La madre patria chiama!, alta 85 metri. Alla battaglia di Stalingrado, inoltre, sono dedicati diversi film e canzoni, nonché strade e piazze di molti Paesi, compresa l’Italia.

La Madre Patria chiama. Monumento a Volgograd
La Madre Patria chiama. Monumento a Volgograd
Fonti:
Sfondo autopromo
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