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La deforestazione (o diboscamento) è il taglio progressivo delle foreste attuato dall’uomo con lo scopo di procurarsi legname oppure terreni dove coltivare, allevare o costruire. Ecco, pensate che, al di là della definizione, la deforestazione sta crescendo in termini assoluti, ma negli ultimi decenni sta crescendo sempre meno. Ciò significa che abbiamo perso 178 milioni di ettari di foreste negli ultimi trent’anni (molti dei quali, ahimè, in Amazzonia), ma contemporaneamente il tasso di deforestazione è diminuito del 40% dal 1990. Questa apparente contraddizione ha messo in crisi parecchi lettori di fronte al nostro recente articolo sulla sovrappopolazione. Perciò eccoci qui pronti a chiarirla in modo semplice.
Il grafico della deforestazione
Per capire la questione partiamo dall’immagine sottostante i cui dati derivano dall’ultimo rapporto della FAO (Food and Agricolture Organization). Il grafico ha per protagonista il tasso di deforestazione, cioè la quantità di ettari di foresta persi all’anno, rispetto al totale dell’area forestale mondiale e al netto dei processi di riforestazione, nei decenni 1990-2000, 2000-2010 e 2010-2020.

Come vedete, possiamo notare esattamente quello che segnalavamo in apertura. Da un lato, purtroppo, stiamo tagliando ancora troppi alberi ed è per questo che si parla di deforestazione in crescita in termini assoluti: la media dell’ultimo decennio (2010-2020) è di 4,7 milioni di ettari all’anno di foreste perse (47 milioni nell'intero decennio). Dall’altro, però, possiamo ben sperare: questa quota sta diminuendo sensibilmente nel corso del tempo. Rispetto al decennio 1990-2000, quando era pari a 7,8 milioni di ettari all’anno, il tasso di deforestazione è diminuito di circa il 40%.
Per comprendere meglio anche il dato assoluto, allarghiamo il campo: l’area forestale mondiale è attualmente stimata in poco più di 4 miliardi di ettari. I 178 milioni eliminati dal 1990 al 2020 sono un’area notevole, più o meno pari alla dimensione della Libia, ma per fortuna non così grande in termini relativi.

Insomma abbiamo, sì, una deforestazione ancora eccessiva, ma la quota netta di foresta persa nell’ultimo trentennio non è così gigantesca da risultare irrecuperabile e il tasso di deforestazione segue un trend di evidente diminuzione.
Diminuire ancora la deforestazione
Diminuire ulteriormente la deforestazione è nel nostro interesse. Gli effetti del processo sono infatti gravi, sia in termini ambientali che socio-economici: la deforestazione indiscriminata, a seconda dei casi, danneggia gli ecosistemi e il clima, contribuisce al dissesto idrogeologico e provoca problemi di tipo sociale ed economico. Il diboscamento risulta poi ancora più grave quando colpisce foreste vergini (più correttamente definite “primarie”), cioè le foreste ancora sostanzialmente incontaminate dalla presenza e dalle attività umane. L’Amazzonia è una di queste e la sua area forestale, purtroppo, è una di quelle che in proporzione è diminuita di più al mondo.

Proprio l’Amazzonia ci permette di focalizzarci su un altro dato interessante: la deforestazione non avviene allo stesso modo in tutto il mondo. Anzi, è un processo geograficamente molto squilibrato, come si può vedere nel grafico sottostante. In particolare, il tasso di deforestazione è molto elevato in Sudamerica e Africa mentre è di segno addirittura opposto in Asia ed Europa, dove invece da tre decenni stiamo guadagnando area forestale e compensando parzialmente le perdite che avvengono altrove.

Il processo di riforestazione (o rimboschimento) passa dalla protezione di aree forestali sempre più estese (cosa che in effetti sta avvenendo: siamo passati da 535 a 726 milioni di ettari protetti dal 1990 a oggi), dalla piantumazione di nuovi alberi e piante (il 7% delle foreste del mondo è, per così dire, “artificiale”) e soprattutto dal lasciare in pace la natura: al momento il 93% dell’area forestale globale, infatti, si rigenera naturalmente.
Insomma, rimaniamo con i piedi per terra e le antenne alzate, continuiamo a studiare e a lavorare per ridurre il nostro impatto, ma guardiamo al futuro con cauto ottimismo.