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15 Gennaio 2024
17:17

Dall’Accordo di Parigi del 2015 abbiamo perso 19 anni nella lotta contro il riscaldamento globale

Quando l'Accordo di Parigi è stato firmato, nel dicembre 2015, si prevedeva che il mondo avrebbe raggiunto la soglia di 1,5°C entro il marzo 2045. Oggi, a 8 anni dalla firma, rischiamo di superare tale soglia entro il febbraio 2034. Vediamo cosa dicono i dati.

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Dall’Accordo di Parigi del 2015 abbiamo perso 19 anni nella lotta contro il riscaldamento globale
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Se vogliamo mantenere la temperatura media globale al di sotto della soglia di sicurezza di +1,5 °C rispetto alla media preindustriale, dobbiamo sbrigarci perché il tempo stringe. Un'analisi del Copernicus Climate Change Service Data lo dimostra molto chiaramente. Nel dicembre 2015, quando i delegati della COP hanno firmato l'Accordo di Parigi per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia di +1,5 °C, i dati stimavano che la temperatura globale avrebbe superato la soglia di +1,5 °C nel 2045. Oggi le previsioni ci dicono che il limite sarà superato nel febbraio 2034. Tra l'altro, questa estrapolazione non tiene conto delle temperature record di novembre 2023. In altre parole, nel 2015 la nostra ambiziosa scadenza era a 30 anni di distanza. Ora, 8 anni dopo, ne mancano poco più di 10.

Perché il riscaldamento globale sta accelerando

L'analisi mostra che la finestra temporale per raggiungere la soglia di +1,5 °C si è chiusa rapidamente tra il 2015 e il 2021 a causa di vari fattori.
Questo a causa di una combinazione di fattori, come l'aumento esponenziale delle emissioni di gas serra e degli eventi di variabilità naturale come El Niño che riscaldano ulteriormente il clima terrestre.

Inoltre, a pesare negativamente sono stati anche una serie di anni di caldo record, primo tra tutti il 2016, con l'episodio di El Nino più intenso di sempre. Da allora, la distanza dalla soglia di +1,5 °C è rimasta a circa 12 anni dal presente. Queste estrapolazioni nel futuro ci danno una stima del ritmo del riscaldamento globale antropogenico e della finestra di chiusura dell'azione climatica per mantenere il clima globale al di sotto di +1,5 ºC. Un ritmo assolutamente troppo accelerato che va rallentato a tutti i costi.

Sebbene il quadro sia estremamente preoccupante, questo risultato non sorprende, dato il continuo aumento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera che, secondo tutte le previsioni, quest'anno segnerà nuovi record dopo quelli già raggiunti nel 2022 quando, per la prima volta, le concentrazioni medie globali di CO2 in atmosfera hanno superato del 50% quelle dell'era preindustriale, raggiungendo i 417,9 ppm. Non per niente, questa applicazione mostra i sorprendenti record infranti nell'anno appena terminato. Gli anni successivi alla firma dell'Accordo di Parigi sono stati i più caldi nelle registrazioni dei dati climatici risalenti al 1940, ma la differenza con il 2023 spicca molto chiaramente.

Da allora, abbiamo osservato gli anni più caldi di sempre con il 2016, 2019, 2020 e ora anche il 2023, già ufficializzato come l'anno più caldo mai registrato sulla Terra dal 1850. Questa cascata di record è probabilmente uno degli indicatori più significativi del fatto che il cambiamento climatico è in atto e che la soglia di 1,5 °C si avvicina rapidamente.

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Anomalie mensili della temperatura superficiale globale (°C) relative al periodo 1991–2020 da gennaio 1940 a novembre 2023, tracciate come serie temporali per ogni anno. Il 2023 e il 2016 sono indicati con linee spesse ombreggiate rispettivamente in rosso vivo e rosso scuro. Gli altri anni sono indicati con linee sottili e ombreggiate in base al decennio, dal blu (anni ’40) al rosso mattone (anni ’2020). Fonte: Copernicus Climate Change Service.

Le conseguenze e gli scenari futuri

L'apparente accelerazione del riscaldamento globale dopo la firma dell'Accordo di Parigi si riflette anche nei principali regolatori della temperatura del nostro Pianeta, come gli oceani e il ghiaccio marino. L'Artico ha registrato la sua estensione più bassa di sempre nel 2020, seguito dal 2019 e dal 2012.

La differenza rispetto alla media è più evidente per il ghiaccio marino antartico. Lo scorso ottobre, il ghiaccio marino antartico era inferiore dell'11 % rispetto alla media 1991-2020. Il record precedente era del 5 % nel 1986.

L'IPCC (ovvero il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) ha ospitato un'ampia sessione sugli obiettivi di temperatura a lungo termine durante il primo giorno della COP28. Il direttore del Copernicus Climate Change Service, Carlo Buontempo, ha presentato alcuni degli ultimi risultati ottenuti dalle analisi ed è stata un'occasione per confermare come le serie di dati di diverse organizzazioni concordino sulla rapida accelerazione della tendenza al riscaldamento globale negli ultimi anni.

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