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18 Settembre 2025
18:30

La Grande Barriera Corallina in declino: lo studio che conferma la massiccia perdita di coralli

Il più grande studio mai effettuato sulla Grande Barriera Corallina conferma una forte riduzione dei coralli, dovuta all'aumento delle temperature medie e alle ondate di calore periodiche nel mare dell'Australia e la Papua Nuova Guinea. Il rischio, oltre alla perdita di biodiversità, è il collasso dell'intero ecosistema.

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La Grande Barriera Corallina in declino: lo studio che conferma la massiccia perdita di coralli
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Credit: Sarah_Ackerman, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

La Grande Barriera Corallina, la più grande estensione di coralli diffusa tra la costa nord-est dell'Australia (Queensland) e la Papua Nuova Guinea, risente pesantemente degli effetti del riscaldamento globale. Il più recente ed esteso studio al mondo condotto dall'Istituto Australiano di Scienze Marine ha tenuto sotto osservazione lo stato dei coralli nei mari del Queensland per monitorare gli effetti delle ondate di calore e la reale capacità di recupero dei coralli nei mesi successivi. I danni maggiori avvengono soprattutto in seguito a eventi di "bleaching", ossia allo sbiancamento del sistema corallino dovuto alla perdita delle alghe, fonte di cibo per i coralli. Questi eventi sono stati in grado di vanificare la crescita rapida registrata negli scorsi anni, portando a diminuzioni relative della popolazione di coralli fino al 30,6% tra il 2024 e il 2025, con conseguenze che si riflettono sull'intero ecosistema e sulle popolazioni locali che vivono di pesca e turismo.

Le ondate di calore stanno sterminando la Grande Barriera Corallina

Uno studio dell'Australian Institute of Marine Science (AIMS) ha misurato le conseguenze dell'ondata di calore che ha colpito le coste nord-occidentali del Queensland (Australia) nel 2024, misurando la perdita di colonie fino al 2025.

Sono state mappate ben 124 colonie, colpite dal quinto bleaching di massa registrato a partire dal 2016. Gli eventi di bleaching di questa dimensione, una volta estremamente rari, sono sempre più frequenti: dopo un primo massiccio evento nel 1998 e uno successivo nel 2002, il periodo 2016-2024 ha visto una sequenza preoccupante di anni "caldi", che hanno messo a dura prova la sopravvivenza dell'ecosistema.

stella marina corona di spine coralli
La stella marina "Corona di Spine", predatrice temibile per le colonie di coralli Credit: Australian Institute of Marine Science, CC BY 4.0

In alcune aree  l'effetto devastante è stato aggravato dall'arrivo di stelle marine "corona di spine" (Acanthaser planci), predatrici naturali dei coralli: il confronto con le colonie risparmiate dall'invasione della stella marina, però, evidenzia come questa predatrice abbia un effetto marginale rispetto alle ondate di calore.

Rispetto al 2024, la diminuzione di copertura delle colonie di coralli nella Grande Barriera Corallina oscilla tra il 13,9% del settore centrale fino al 30,6% di quello sud, dove è stata registrata anche una maggiore attività di stelle marine. L'alta mortalità dei coralli è dovuta anche alla diffusione di specie a crescita più rapida, che stanno soppiantando le specie colpite dalle precedenti ondate di calore ma sono a loro volta più suscettibili agli stress termici.

La perdita di biodiversità nella barriera corallina è certamente preoccupante, ma le conseguenze di questi eventi sono molto più ampie: il rischio è di arrivare al collasso dell'intero ecosistema, da cui dipende circa mezzo milione di persone, per fonti di cibo o per l'economia. Popolazioni aborigene e cittadini delle aree costiere vivono infatti di pesca e del turismo, che già negli anni '90 fruttava all'economia australiana a quasi un miliardo di dollari australiani.

Coralli sempre più bianchi

La Grande Barriera Corallina è un insieme di colonie di coralli, estesa per più di 2000 km tra le coste Australiane e della Papua Nuova Guinea e tutelata come World Heritage Area dall'Onu.

Le colonie sono strutture in calcare (CaCO3), uno "scheletro" abitato dai coralli, animali di dimensioni ridotte (1-3 mm) che vivono in piccole cavità, estendendo verso l'acqua tentacoli urticanti per procurarsi il cibo. Il calcare, minerale di colore bianco, assume sfumature diverse grazie soprattutto alla presenze di alghe monocellulari, in grado di instaurare un rapporto di simbiosi con i coralli: si forma così un complesso sovra-organismo che, nel tempo, accresce le strutture calcaree costruendo sullo "scheletro" ulteriori strati.

Lo stress dovuto alle ondate di calore può mettere in crisi la simbiosi tra alghe e coralli: la perdita dell'alga porta sia allo scolorimento delle strutture, il cosiddetto "coral bleaching", che a scarsità di nutrienti per i coralli stessi, che rischiano quindi di morire in massa.

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