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Durante una spedizione effettuata a novembre 2021 a largo di Tahiti, nei mari della Polinesia francese, un team di ricercatori dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha scoperto un'enorme barriera corallina finora sconosciuta. La struttura naturale, perfettamente conservata, ha una lunghezza di circa 3 chilometri e si trova tra i 30 e i 70 metri di profondità. Il progetto di mappatura del fondale ha permesso il ritrovamento di una delle barriere coralline più grandi al mondo a quelle profondità.
La particolarità del sito sono le formazioni simili a enormi rose dal diametro di circa 2 m ciascuna, che si estendono come un enorme roseto a coprire il fondale marino. Alexis Rosenfeld, fotografo francese e fondatore del progetto 1 Ocean ha dichiarato che questi coralli "Sono come un'opera d'arte".
Specie e stato di conservazione del roseto sottomarino
Ad una prima analisi il reef non sembra mostrare segni di sbiancamento né di deterioramento. L'ottimo stato di conservazione della barriera potrebbe derivare dalla profondità nella quale si colloca. È probabile, inoltre, che questo sia il motivo per cui la struttura sia rimasta intatta anche a seguito dello tsunami causato dall'eruzione del vulcano Hunga Tonga – Hunga Ha'apai il 15 gennaio scorso. Saranno necessari nuove analisi per comprendere al meglio la biodiversità del sito "incontaminato" e verificarne lo stato di salute.
All'interno del "roseto" le due specie di coralli prevalenti sono Porites rus e Pachyseris speciosa, disposi rispettivamente nella porzione più superficiale e più profonda della barriera, i cui colori virano dal grigio al giallo-bruno.
Il ritrovamento ci fornisce nuove informazioni sull'ecosistema della cosiddetta "zona crepuscolare" dell'oceano, nella quale non si credeva fosse possibile trovare dei coralli. Questi organismi, infatti, sono soliti colonizzare i fondali marini ad una profondità massima di 25 metri ma ora, grazie a questo dato aggiuntivo, sembrerebbe possibile trovarli a profondità superiori. Il capo della Sezione Politica marittima dell'Unesco, il dottor Julian Barbiere, ha affermato che è ragionevole pensare esistano molti altri ecosistemi "di cui non siamo a conoscenza" che dovremo mappare e proteggere.
La zona potrebbe essere scelta per la creazione di un'area marina protetta per mantenerla intatta nel tempo.