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Il satellite SWOT (Surface Water and Ocean Topography), lanciato in orbita nel 2022 e frutto della collaborazione tra la NASA e il Centro Nazionale di Studi Spaziali francese (CNES), ha permesso di ottenere una nuova mappa molto dettagliata dei fondali oceanici. Ciò è stato possibile grazie alla sua tecnologia particolarmente avanzata, che supera i limiti dei precedenti satelliti dedicati all’osservazione degli oceani e quelli delle esplorazioni tramite navi oceanografiche. Nella nuova mappa spiccano colline abissali e montagne sottomarine mai individuate prima e sono rappresentati in modo dettagliato i margini sommersi dei continenti. Questi dati sono fondamentali per lo studio della tettonica delle placche, dell’andamento delle correnti oceaniche e degli ecosistemi marini.
La mappa dei fondali oceanici ottenuta dal satellite SWOT: cosa mostra
La nostra conoscenza della morfologia dei fondali oceanici a oggi è ancora piuttosto limitata, nonostante negli ultimi anni le navi oceanografiche abbiano contribuito notevolmente ad accrescere le informazioni a nostra disposizione (in particolare nell’ambito del progetto Seabed 2030, che ha come obiettivo ottenere entro il 2030 una mappa completa ad alta risoluzione fondali). I satelliti impiegati fino a oggi a questo scopo fornivano immagini a risoluzioni troppo basse. La risoluzione ottenuta dal satellite SWOT, invece, è molto più elevata rispetto a quelle fornite precedentemente.
Il risultato di un anno di rilevamenti di SWOT è stata una mappa dei fondali oceanici che mostra la distribuzione di strutture come:
- colline abissali, creste parallele tra loro alte alcune centinaia di metri, la cui direzione nel tempo è cambiata a causa dei movimenti delle placche litosferiche;
- montagne sottomarine, i cosiddetti seamounts, antichi vulcani estinti di forma conica che costituiscono un importante habitat per molti organismi marini e che influenzano l’andamento delle correnti oceaniche;
- margini continentali, che non corrispondono alla linea di costa, ma si trovano sul fondale lungo la base della scarpata continentale, e che talvolta coincidono con i margini delle placche litosferiche.
Conoscere in dettaglio la topografia di queste strutture permette ai ricercatori di ricostruire i movimenti che hanno interessato le placche litosferiche e definire meglio i loro limiti, studiare le caratteristiche dei margini continentali, comprendere meglio l’andamento delle correnti oceaniche e come trasportano i nutrienti, individuare i rischi per la navigazione.

La tecnologia e gli obiettivi del satellite SWOT
Il satellite SWOT si trova in orbita a 891 km di quota e copre oceani, laghi e fiumi del pianeta a intervalli di 21 giorni. Il suo obiettivo non è soltanto creare mappe ad alta risoluzione dei fondali oceanici, ma anche monitorare il livello di fiumi e laghi.
SWOT si serve dello strumento KaRIn (Ka-band Radar Interferometer), un interferometro radar ad alta precisione che comprende due antenne montate alle estremità di un braccio lungo 10 m: una invia segnali radar verso la superficie dell’acqua, che li riflette, ed entrambe ricevono i segnali riflessi. I segnali riflessi presentano una differenza di fase dovuta alla diversa posizione delle due antenne. Analizzandola è possibile calcolare con precisione le altezze dei corpi idrici e la loro variazione. La superficie dell’oceano, in particolare, presenta protuberanze e avvallamenti che imitano la topografia del fondo oceanico e che quindi permettono di ricostruirla. Un vantaggio di questo strumento è anche che può effettuare misurazioni indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dall’ora del giorno.
I dati ottenuti con SWOT saranno utilizzati per quantificare i volumi di acqua immagazzinata nei diversi corpi idrici e le loro variazioni nel tempo. Per quanto riguarda l’oceano, SWOT monitora anche la distribuzione del calore e delle correnti oceaniche in profondità. Tutte queste informazioni sono fondamentali nello studio dei cambiamenti climatici e nella gestione delle risorse idriche.
