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1 Aprile 2025
13:00

La profezia di Malachia e il mistero di Petrus Romanus: e se il prossimo papa fosse l’ultimo?

La profezia di Malachia è un elenco di 112 motti latini riferiti ai papi da Celestino II a Francesco, attribuito al vescovo irlandese Malachia nel XII secolo. In realtà è un falso del 1500, creato per influenzare i conclavi. L’ultimo papa annunciato sarebbe Pietro Romano, poi la fine del mondo.

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La profezia di Malachia e il mistero di Petrus Romanus: e se il prossimo papa fosse l’ultimo?
profezia malachia copertina
Rappresentazione artistica generata con IA

La cosiddetta profezia di Malachia, nota anche come profezia dei papi, è un elenco di 112 motti latini, ognuno dei quali dovrebbe essere riferito a un pontefice, da Celestino II, che fu in carica negli anni 1143-1144, a Francesco. La profezia sarebbe stata scritta da San Malachia, un vescovo irlandese, intorno alla metà del XII secolo, e avrebbe quindi previsto tutti i pontefici successivi. Secondo la profezia, dopo l’ultimo papa, da identificare con Francesco, arriverà "Petrus Romanus" – "Pietro Romano" – e ci sarà la fine del mondo. Oggi gli studiosi concordano sul fatto che la cosiddetta “profezia” sia un falso del ‘500, probabilmente scritto per influenzare il conclave del 1590.

Qual è la profezia dei papi attribuita a Malachia

La cosiddetta profezia di Malachia, il cui titolo è Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus ("Profezia sui sommi pontefici di San Malachia vescovo"), è un breve testo risalente, secondo la versione “ufficiale”, al XII secolo. La “profezia” contiene un elenco di 112 motti in latino, che si riferiscono ad altrettanti pontefici “del futuro”. Per esempio, uno dei motti è Comes signatus (conte segnato), riferito a Innocenzo III; un altro è Lumen in coelo (Luce in cielo), che corrisponde a Leone XIII, papa nell’800. L’autore della “profezia” riporta solo i motti latini, non i pontefici, che sono stati identificati successivamente. In base a tale identificazione, il primo motto si riferisce a Celestino II, pontefice dal 1143 al 1144; l’ultimo a papa Francesco, morto nel 2025. L'autore del testo sarebbe San Malachia, un prelato irlandese vissuto dal 1095 al 1148 e proclamato santo nel 1190 (da non confondere con il profeta Malachia dell’Antico Testamento).

Statua di San Malachia
Statua di San Malachia

Perché la "profezia" è un falso

La “profezia” fu pubblicata dal benedettino francese Arnoldo Wion nel suo libro Lignum Vitae del 1595, e proprio lui identificò l’autore in San Malachia, sostenendo che il testo risalisse al XII secolo. Il Lignum Vitae propone anche un'identificazione dei motti con i papi eletti fino al 1580, cioè da Celestino II a Urbano VII, che, secondo Wion, sarebbe stata fatta dal domenicano Alfonso Chacón.

Molti elementi, però, fanno supporre che la “profezia” sia un falso. Anzitutto, non è mai stato trovato il testo originale e, prima della pubblicazione di Wion, nessuno aveva mai parlato della "profezia”. La lista di motti, inoltre, contiene numerose incongruenze. Dieci motti, stando all’identificazione di Chacón, sono relativi ad antipapi, cioè uomini non riconosciuti come veri papi dalla Chiesa.

Quel che è peggio, i motti presentano una evidente difformità. Quelli relativi ai papi eletti fino al 1580 contengono riferimenti precisi e inequivocabili a una specifica persona. Per esempio, il primo motto dell’elenco è Ex castro Tiberis, cioè dal castello del Tevere, e si riferisce a Celestino II, nativo di Città di Castello; il motto relativo a Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, è De capra et albergo, perché prima dell’elezione Piccolomini era stato segretario dei cardinali Capranica e Albergatti.

Al contrario, i motti degli anni successivi al 1580 sono molto vaghi e possono essere interpretati in tanti modi diversi. Per fare qualche esempio, uno dei motti successivi al 1590 è De labore Solis (Della fatica del Sole), che coinciderebbe con Giovanni Paolo II; Benedetto XVI sarebbe invece Gloria olivae, cioè la gloria dell’ulivo. Tra i motti relativi ai papi dei secoli precedenti, figurano Vir religiosus (Uomo religioso), Peregrinus apostolicus (Pellegrino apostolico), De bona religione (Della buona religione) e altre definizioni che potrebbero adattarsi a qualsiasi pontefice. Alcuni motti, poi, appaiono errati come Rosa Umbriae, cioè rosa dell’Umbria, che corrisponderebbe a Clemente XIII, nato non in Umbria, ma a Venezia.

Clemente XIII
Clemente XIII

La spiegazione di tale difformità è semplice: la profezia non è un testo del XII secolo, ma è stata scritta verso la fine del ‘500. I testi dei pontefici fino al 1590 sono stati scritti “dopo” le varie elezioni e di conseguenza sono precisi; quelli relativi ai papi successivi, sono stati scritti “prima”, quando non si conosceva ancora quali sarebbero stati i pontefici, e sono perciò interpretabili in tanti modi diversi. Molti studiosi e appassionati di esoterismo hanno cercato correlazioni tra i motti e i pontefici, trovandoli talvolta. Per esempio, Giovanni Paolo II sarebbe De labore Solis perché proviene dall’Est, dove sorge il Sole (nonostante il pontefice provenisse dalla Polonia e non dall’estremo Oriente). Insomma i motti posteriori al 1590 funzionano un po' come per gli oroscopi che propongono “previsioni” talmente ambigue che ognuno può interpretarle nel modo che preferisce.

Chi ha scritto la "profezia" attribuita a Malachia

L’ipotesi più accreditata oggi è che la “profezia” sia un falso realizzato in più fasi. La prima bozza sarebbe stata redatta da Alfonso Ceccarelli, un noto falsario cinquecentesco, e il testo sarebbe poi stato completato da un altro falsario. Probabilmente, la “profezia” serviva per influenzare i conclavi e favorire l’elezione di determinati candidati: una delle ipotesi più verosimili vuole che sia stata scritta per agevolare l’elezione del cardinale Girolamo Simoncelli, originario di Orvieto, al conclave del 1590. Il motto attribuito al papa è infatti Ex antiquitate urbis (Dall’antichità della città) e il nome latino di Orvieto è Urbs vetus (città vecchia). I cardinali, per inciso, non “rispettarono” la profezia ed elessero il milanese Niccolò Sfondrati, divenuto Gregorio XIV.

Il cardinale Simoncelli
Il cardinale Simoncelli

La profezia sull’ultimo pontefice: Petrus Romanus

L’ultimo papa della “profezia”, che corrisponde a Francesco, è identificato con il motto In persecutione extrema S.R.E. sedebit, cioè “Siederà durante l’ultima persecuzione della santa romana chiesa”. Dopo di lui, ci sarà solo un Petrus Romanus, che assisterà alla fine del mondo:

Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum.

Traduzione:

Pietro Romano, che pascolerà il gregge tra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo

La parte finale della profezia nel Lignun Vitaes
La parte finale della profezia nel Lignum Vitae

L’ultimo papa della storia sarà dunque Pietro Romano e nel corso del suo pontificato Roma sarà distrutta e avrà luogo il giudizio universale. L’espressione Pietro Romano è interpretabile sia come un nome proprio (un papa di nome Pietro, di origine romana), sia come un nome generico (un successore di San Pietro, che siede a Roma). Il successore di Francesco dovrebbe essere dunque Petrus Romanus, ma sarebbe possibile anche interpretare diversamente il testo e identificare Bergoglio con Petrus. È curioso comunque che uno dei cardinali papabili del prossimo conclave si chiami proprio Pietro: il cardinale Parolin, segretario di stato della Santa Sede. Non c’è, però, alcuna ragione per preoccuparsi: la cosiddetta profezia di Malachia, infatti, è semplicemente un pamphlet scritto per ragioni politiche nel XVI secolo, e non ha previsto assolutamente nulla.

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