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30 Gennaio 2022
13:52

La recinzione più lunga del mondo è australiana: storia ed ecologia della Dingo Fence

La Dingo Fence è la recinzione più lunga al mondo (ben 5.614 km) si trova in Australia e ha creato non pochi problemi agli ecosistemi. Il motivo? Separare i dingo dalle greggi.

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La recinzione più lunga del mondo è australiana: storia ed ecologia della Dingo Fence
recinto

La recinzione più lunga al mondo si chiama Dingo Barrier Fence (la recinzione anti-dingo) o Wild Dog Barrier Fence, è lunga 5614 km e si trova in Australia.
Questo recinto "taglia" l'Australia in due, da costa a costa: si estende dalla cittadina di Jimbour (sulle Darling Downs vicino a Dalby) sulla costa orientale del continente australiano fino alla penisola di Eyre sulle scogliere della Nullarbor Plain che si affacciano sulla Grande Baia.
La recinzione è alta poco meno di 2 m ed è stata costruita attorno agli anni '50 dal Consiglio di coordinamento del Queensland, l'equivalente dell'odierno Consiglio per la protezione del territorio.
Ma qual è il motivo di una recinzione così lunga?

Storia e costruzione della Dingo Fence

dingo fence spazio
Distribuzione del dingo (Cairns et al 2019) e rappresentazione della recinzione. (Credit: William Harris, Wikipedia)

La recinzione è stata costruita a partire dagli anni '50 per un motivo: tenere lontani i dingo dalle greggi. In realtà tutto parte con l'invasione da parte dei conigli nel continente australiano, introdotti dall'uomo negli anni '80 dell'800. Inizialmente è stata costruita una prima recinzione alta qualche decina di centimetri tale da limitare l'avanzamento dei conigli nell'entroterra, adattando e riadattando i suoi confini.
A partire da questa struttura si cominciarono a costruire le prime barriere anti-dingo semplicemente aggiungendo ulteriori centimetri al recinto per conigli. Nel 1948 si arrivò all'istituzione di quello che venne chiamato Dingo Barrier Fence Scheme, il quale raccomandava la costruzione di recinzioni per salvaguardare le greggi. Già nel 1930 erano state utilizzate oltre 32 000 km di reti in tutto lo Stato del Queensland!

La struttura della barriera è costruita da pali di legno distribuiti in maniera più o meno regolare, picchetti, cavi, fili di ferro e diversi tipi di rete. La linea di recinzione ha inoltre una zona "cuscinetto" di 5 m su entrambi i lati. Attualmente si estende per oltre 5600 km ed è sufficientemente alta per evitare che la maggior parte degli animali terrestri la superino.

cartello dingo

Perché il dingo é ritenuto un "problema"?

Addentriamoci brevemente nella zoologia di questo animale: i dingo (Canis lupus dingo Meyer, 1793) sono canidi di statura media, con pelo medio-corto color bianco-dorato dalle sfumature rossastre. Il muso è piuttosto largo, le orecchie sono erette e ampie, la coda folta. Non sono propriamente dei cani come in genere li intendiamo (Canis lupus famliaris Linnaeus, 1758) e la loro tassonomia è tutt'ora dibattuta.
Rispetto al cane sembra essere una specie distinta da un punto di vista genetico, fenotipico (che riguarda l'aspetto), ecologico e comportamentale. La specie ha raggiunto l'Australia dal sudest asiatico circa 4.000 anni fa (Jackson et al. 2017) e da allora si è stabilita nel continente aumentando in numero e prosperando. A distanza di secoli possiamo vedere il loro ruolo di top predator come consolidato all'interno dell'ecosistema.

dingo

Il problema legato alla presenza di questi animali è che, seppur prediligano conigli, canguri, wallaby e vombati, quando queste prede naturali scarseggiano cacciano animali domestici di allevamento come pecore, dando non pochi problemi ai pastori australiani che vivono di attività legate alla pastorizia. Visto però che i pascoli si concentrano perlopiù a sudest (nel Queensland meridionale) e i branchi di dingo più a nordovest, si è pensato di costruire una grande recinzione per dividere letteralmente le due aree, favorendo la pastorizia e limitando la predazione da parte dei "pericolosi" dingo. Insomma, ognuno a casa propria.

Impatto ecologico legato alla recinzione

Il primo impatto che citiamo è quello legato alla recinzione di per sé: è una barriera vera e propria che limita il passaggio degli organismi e degli umani (previa autorizzazione).
Secondariamente, la mancanza dei dingo ha effetti a cascata sull'intero ecosistema, modificando i rapporti preda-predatore secondo un meccanismo chiamato "top-down". In maniera semplificata funziona così: i dingo mangiano gli erbivori che a loro volta mangiano l'erba, quindi sul lato del recinto dove i dingo sono rari, ci sono più erbivori e meno copertura vegetale tra le dune di sabbia. Potete ben capire che ciò ha importanti effetti sull'ecosistema della regione (flussi energetici, ecologici, squilibri nella catena alimentare ecc.) e sulla probabilità di sopravvivenza di altri animali.

recinzione dingo 2

Il topo saltellante (Jaculus jaculus Linnaeus, 1758) ad esempio, senza vegetazione è più vulnerabile alla predazione dei gatti e, come lui, molte altre specie. Questi effetti andrebbero ad inasprire ulteriormente la situazione già presente nel continente, vista la consistente perdita di specie endemiche con l'occupazione europea a metà ‘800: 24 delle 61 specie autoctone di mammiferi presenti nella regione del Nuovo Galles del Sud si sono estinte, mentre altre 17 sono in pericolo (Philip, 2021).
Oltre ai problemi legati alla rete trofica, la barriera e la rimozione del dingo possono aver modificato il paesaggio tanto da alterare il flusso del vento e il movimento della sabbia (UNSW).
Tutti questi meccanismi sono ben noti agli ecologi che ne studiano le sottili dinamiche: bisogna stare particolarmente attenti quando si tenta di regolare la natura perché piccole modifiche possono portare a squilibri ambientali di grande entità.

relazioni ecologiche dingo
Diagramma di flusso del ruolo del dingo come top predator nell’ambiente australiano. Si può vedere come influenzi tutti i livelli trofici (della rete alimentare) (Credit: Newsome et al. 2015, Artista: Joni Philip 2020).

Analizzare e visualizzare questi effetti non è affatto semplice, in primo luogo perché i monitoraggi sono iniziati in tempi recenti e mancano dati storici, in secondo luogo perché questi effetti si sviluppano su aree molto vaste. Ecco però che alcune tecnologie entrano in gioco a nostro favore, come l'uso di immagini satellitari e il remote sensing.

Sono state analizzate immagini satellitari acquisite durante 32 anni di attività (Fisher et al.2021), dimostrando come la copertura vegetale morta cambi nel tempo (1988-2020): gli appezzamenti in assenza di dingo (il principale predatore) hanno causato un pascolo eccessivo con un conseguente danno ecologico.

I luoghi di confine sono gestiti con trappole, veleno e un controllo regolare abbattendo il numero degli esemplari su entrambi i fronti per contenerne il numero (perche sì, alcuni di essi comunque riescono a superare la recinzione). Il problema è che il controllo sui dingo (letale o non) è poco selettivo, il che genera un rischio effettivo per tutta la fauna terrestre nelle vicinanze della recinzione (umani compresi).
La barriera inoltre interrompe antichi percorsi semi-migratori attraverso il continente, creando due "universi ecologici" separati su ciascun lato del recinto. Il problema della recinzione limita anche le tradizionali pratiche del cool burning, che impiegano il fuoco per mantenere la vegetazione delle zone aride: piccole zone di suolo vengono date alle fiamme in maniera controllata per ripulire il sottobosco. Si generano habitat irregolari preferiti dai piccoli animali impedendo inoltre che fulmini e incendi consumino la terra.

pecore

A causa dell'aumento delle temperature, di forze di mercato e di nuove norme sul benessere degli animali, i tassi di allevamento di ovini nella regione al di qua della recinzione si sono contratti del 52% tra il 2012 e il 2020 (ABS, 2021). Non sembra una novità: le operazioni di pascolo nella zona arida australiana hanno causato un eccessivo degrado del suolo e una rovina finanziaria per molti (Mabbutt 1973). Il pascolo ha inoltre devastato la biodiversità, sostituendosi alle specie endemiche del continente.

Recinzione: sì o no?

Non c'è risposta facile a questa domanda. Una parte dei ricercatori reputa che dovremmo abbattere il recinto per reintrodurre i dingo per i benefici che porterebbero alla biodiversità, altri invece si preoccupano per il bestiame e vedono lati negativi di questa scelta.

Immagine

Rimuovere la barriera potrebbe portare numerosi benefici tra cui il regolamento (e non estinzione!) del numero dei piccoli mammiferi erbivori (Letnic et al. 2009), riportando in equilibrio l'intero sistema. Potrebbero migliorare i flussi energetici, il mantenimento dell'habitat, il sequestro del carbonio, la ritenzione idrica, la salute del suolo, le popolazioni di insetti.  In presenza di dingo potrebbe diminuire il numero di volpi e gatti a vantaggio del 90% circa di piccoli vertebrati minacciati da queste specie (rettili, uccelli, mammiferi ecc.) e di capre selvatiche e suini, portando ad un aumento di alberi e arbusti.

Bisognerebbe valutare i pro e i contro di entrambi i casi mettendo insieme esperti da settori diversi, trovando un equilibrio tra il ripristino degli ecosistemi e la protezione delle fattorie.

Bibliografia
Smith, Bradley P., et al. "Taxonomic status of the Australian dingo: the case for Canis dingo Meyer, 1793." Zootaxa 4564.1 (2019): 173-197.
Fisher, Adrian G., et al. "Remote sensing of trophic cascades: multi‐temporal landsat imagery reveals vegetation change driven by the removal of an apex predator." Landscape Ecology 36.5 (2021): 1341-1358.
Philip, Justine. "The Dingo Barrier Fence: Presenting the case to decommission the world’s longest environmental barrier in the United Nations Decade of Ecosystem Reconstruction 2021–2030." Biologia Futura (2021): 1-19.
Cairns, Kylie M., et al. "The myth of wild dogs in Australia: are there any out there?." Australian Mammalogy (2021).

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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