
Una madre può dare alla luce prole di specie differenti, contemporaneamente? Possono quindi due fratelli appartenere a due specie diverse, pur avendo la stessa madre? A quanto pare, sì, se sei una formica. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Nature a settembre 2025 (“One mother for two species via obligate cross-species cloning in ants”) mette in luce un affascinante caso che lega genetica e studio di popolazione: quello delle formiche mietitrici iberiche. È stato scoperto che la specie Messor ibericus, origina prole appartenente sia alla specie genitrice che a un’altra specie denominata Messor structor. Stesso genere quindi (Messor), ma gruppi evolutivamente ben distinti, separati da oltre 5 milioni di anni di evoluzione e che occupano areali (zone di distribuzione) che a tutt’oggi sono, per la maggior parte, distinti. La regina della formica iberica è, infatti, in grado di deporre le uova delle due specie distinte garantendo struttura sociale all’interno della colonia: si accoppia con maschi di un’altra specie che poi clona, per creare le formiche operaie. Si tratta del primo caso descritto di parassitismo sessuale nel regno animale, una scoperta che sta dando del filo da torcere a zoologi e genetisti, obbligando la comunità scientifica a rivedere i vecchi dogmi della biologia.
Formiche diverse… non solo a colpo d’occhio
A scuola ci insegnano che in natura esistono moltissimi tipi di riproduzione, che gli organismi possono essere aploidi, diploidi, poliploidi, che hanno cicli di vita complessi, linguaggi e strutture sociali che a malapena riusciamo a comprendere. Di una cosa però siamo quasi certi: da una specie può discendere un nuovo organismo sempre e solo della stessa specie. Sappiamo dell’esistenza degli ibridi e fin qui tutto ok, ma la logica vacilla quando si scopre che una madre può avere prole per “metà” della stessa specie e per “metà” di un’altra. Sarebbe come dire che un cavallo possa far nascere sia cavalli che zebre, tanto per dirne una.
Osservando alcuni formicai, il biologo evoluzionista Jonathan Romiguier e il suo team dell’Università di Montpellier hanno notato alcune importanti differenze negli individui di M. ibericus, la formica mietitrice iberica. Non stiamo parlando delle tipiche differenze tra la regina e la sua schiera di operaie, ma di qualcosa di ben più intricato.
Sebbene siano organismi piuttosto noti in ambito biologico, non smettono di stupire: alcuni maschi (in minoranza numerica rispetto alle femmine) erano ricoperti da una peluria molto folta, altri erano glabri. Ma non è tutto. Le analisi degli individui hanno rivelato un’enorme differenza nella loro impronta genetica: i maschi pelosi appartenevano alla specie indagata mentre quelli glabri a un’altra specie, Messor structor.

Incuriositi, i ricercatori hanno effettuato analisi ancora più approfondite: il DNA esaminato mostra che le formiche operaie, tutte ibride, devono aver avuto per madre una regina iberica M. ibericus e per padre un maschio di M. structor.
Nulla di apparentemente troppo insolito, se non fosse che le popolazioni di M. structor non combaciano con gli areali, le zone di distribuzione, delle M. ibericus. Sorge quindi spontanea la domanda: se vivono in aree diverse, da dove arrivano i maschi delle due specie? Dalla stessa madre, la regina, che ha dato alla luce maschi di due specie distinte.
La riproduzione che sfida le leggi della biologia
Il mondo degli insetti è molto complesso e comprende metodi riproduttivi che spaziano dalla clonazione (riproduzione asessuata) a varie modalità di accoppiamento (riproduzione sessuata) in cui è prevista l’unione del maschio con la femmina. Nel caso delle formiche è durante il volo nuziale che la regina si accoppia con maschi alati, conservando poi il seme maschile per tutta la durata della sua vita. Nel nostro caso, però, la coppia di partenza non è formata da individui della stessa specie ma da individui di specie diverse.
Secondo i ricercatori, le regine M. ibericus hanno bisogno di maschi M. structor per dar vita alle operaie, ma prima devono “crearsi” questi maschi usando dello sperma conservato, di fatto, clonandoli. Grazie a qualche processo ancora poco noto, la regina clona il DNA spermatico conservato, rimuove il proprio materiale genetico e depone le uova che, una volta schiuse, danno vita a un maschio di un’altra specie (diversa da quella della madre). Questo meccanismo, definito clonazione interspecie, prevede dei “ figli maschi prigionieri” e che sono interdipendenti dalla madre e dalla colonia stessa.
È possibile quindi creare degli ibridi partendo solamente da una femmina? Sembra proprio di sì. Per avere una conferma di ciò il team di ricerca ha recuperato, osservato e monitorato alcune regine in laboratorio in totale assenza di maschi. I risultati hanno confermato quanto detto: le regine della specie M. ibericus sono state in grado di generare, senza alcun partner, degli individui maschi appartenenti ad un’altra specie, M. structor, degli individui maschi M. ibericus e la casta ibrida delle operaie.
Ipotesi evolutive e xenoparità
I risultati dello studio portano a riflettere sul parassitismo sessuale, una condizione che si è evoluta in un caso naturale di clonazione interspecie. Ne deriva una linea di discendenza esclusivamente maschile, clonata attraverso gameti di specie diverse. Le femmine che presentano questa modalità riproduttiva vengono dette xenopare, il che significa che danno alla luce altre specie come parte del loro ciclo di vita.
I risultati ottenuti portano gli scienziati a riflettere ulteriormente su una questione già ampiamente dibattuta: cosa si intende veramente per “specie” e quanto senso ha inquadrarle, descriverle e definirle rigidamente come abbiamo fatto in passato? Forse dovremmo rivedere il concetto di identità, di individuo, smettere di voler etichettare tutto rigidamente perché in Natura i confini sono labili e mutabili. C’è ancora molto da imparare!