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Forse l'avete notato durante una passeggiata in un campo coltivato – un piccolo ammasso biancastro, dall'aspetto simile a dello sputo o del bagnoschiuma, presente lungo lo stelo di una pianta o alla base di un gruppo di foglie. Si tratta del nido della sputacchina, un piccolo insetto che prende il suo nome proprio dalla sua capacità di trasformare la linfa delle piante in escrementi che sembrano una “bava” schiumosa e soffice, dentro la quale poi deposita le uova. La schiuma funge da protezione per le larve, che sono così meno esposte a predatori, alla luce diretta del sole e alle alte temperature. Questo nido schiumoso però danneggia la crescita delle piante, e le sputacchine sono anche vettori di agenti patogeni delle coltivazioni, tra cui anche la temibile Xylella fastidiosa, il che rende fondamentale controllare la crescita della loro popolazione. Per eliminare il nido, è sufficiente un getto d'acqua sul grumo di schiuma. C'è però anche un risvolto positivo: il peculiare salto delle sputacchine ha ispirato nuove generazioni di robot saltatori per l'esplorazione di ambienti sconosciuti.
Un nido di linfa "montata" e come liberarsene
Le sputacchine sono piccoli insetti appartenenti a un'intera famiglia, quella dei Cercopidi. Dalla forma oblunga e ovoidale, gli adulti sono lunghi fino a 10 mm e sono di colore verde o bruno, con alcune specie più variopinte. Si nutre di linfa delle piante, perciò come molti altri insetti parassiti i suoi escrementi sono principalmente composti da scarti di linfa. La sputacchina mischia questi escrementi liquidi ad aria, che spinta attraverso il corpo gli dà la tipica consistenza schiumosa del nido. Anche se hanno l'aspetto di sputo, quindi, si tratta a tutti gli effetti di escrementi emessi dagli orifizi posteriori, “montati” dall'aggiunta di aria, come si fa con la panna.

Oltre che proteggerle dalla vista dei predatori, questa coltre schiumosa mantiene le giuste condizioni di umidità e temperatura per le uova e le larve, che altrimenti si seccherebbero esposte al sole sulla superficie delle foglie. Rimuovere il nido di una sputacchina è molto facile: basta uno spruzzo d'acqua diretto sulla zona schiumosa per sciacquare via le larve o esporle agli elementi atmosferici. Se lasciate indisturbate, le sputacchine possono rapidamente diffondersi, portando a una vera e propria infestazione.
I danni alle coltivazioni causati dalle sputacchine
In quanto parassiti, la loro presenza non è innocua: sia le sputacchine adulte che le loro larve possono essere responsabili della trasmissione di agenti patogeni per la vegetazione spontanea e coltivata.
Soprattutto gli insetti adulti, per via della loro elevata mobilità, possono trasportare facilmente un patogeno da una pianta all'altra a lunga distanza. Una delle più comuni sul territorio italiano e tra le più rilevanti per le coltivazioni è la sputacchina media, Philaenus spumarius, lunga 5 mm e dal colore bruno. Questa specie è tra i principali vettori della Xylella fastidiosa, un batterio di origine invasiva e molto aggressivo. La Xylella causa una serie di patologie molto pericolose per le piante, come ad esempio il Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo, che provoca danni massicci per l'agricoltura e per la quale attualmente non esiste una cura. Il controllo della diffusione della Xylella e altri fitopatogeni passa quindi anche dalla gestione della popolazione delle sputacchine.

Il salto delle sputacchine
Le sputacchine sono famose anche per le loro capacità di salto: se provate a toccarne una, la vedrete infatti schizzare in avanti ad altissima velocità. Sia la lunghezza del salto che la sua accelerazione sono da record nel mondo animale: sono infatti in grado di raggiungere 100 volte la lunghezza del loro corpo (per un essere umano sarebbe come superare un grattacielo con un unico salto) e sperimentano un’accelerazione di 400 volte superiore alla gravità terrestre.
Anche il loro angolo di salto è peculiare: non è di 45° rispetto al suolo come nella maggior parte degli insetti, ma di 60°, in teoria meno efficiente. Sono queste caratteristiche ad aver incuriosito gli studiosi e ad aver inspirato un modello teorico di salto sviluppato dell'Università Statale di Milano, secondo il quale l'angolo di 60° sia più adatto a superare ostacoli imprevisti. Questo modello potrebbe essere applicato su piccoli robot saltatori in grado di esplorare ambienti sconosciuti, come gli scenari di catastrofi o la superficie dei pianeti. Sarebbe proprio questa capacità di salto a rendere la sputacchina un animale così mobile, e quindi un vettore perfetto di agenti patogeni per le piante.