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15 Giugno 2025
13:00

La storia della “Pompei preistorica cinese”

Lajia, sito cinese risalente a 4000 anni fa, è stato sepolto da un'alluvione di fango, simile a Pompei. Conservati resti umani e oggetti, tra cui i più antichi noodles di miglio e grano. Era un centro agricolo e di lavorazione del bronzo della cultura di Qijia.

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La storia della “Pompei preistorica cinese”
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Oltre alla città di Sizhou, lungo le rive del Fiume Giallo, in Cina esiste anche un altro sito archeologico che si è meritato il soprannome di "Pompei" cinese: si tratta di Lajia, nella Cina settentrionale, un antico villaggio datato tra il III e il II millennio a.C., anch'esso situato lungo il Fiume Giallo e distrutto verosimilmente da una alluvione di fango, proprio come Sizhou.

L'insediamento di Lajia è associato alla cultura di Qijia, una delle prime a padroneggiare la lavorazione del bronzo nella Cina preistorica. Questa antica civiltà prosperò nella valle del Fiume Giallo a cavallo tra il III e il II millennio a.C., più precisamente tra il 2600 e il 1600 a.C. Nel corso della sua evoluzione, sviluppò una marcata vocazione agricola, che contribuì a un grande aumento della popolazione nell'area. Attorno alla metà del II millennio a.C. la cultura di Qijia cominciò a declinare, probabilmente a causa di alcuni cambiamenti climatici che compromisero l'esito dei raccolti.

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I resti di un adulto e un bambino uccisi dalla colata di fango. Credit: Chinanews

Il villaggio agricolo di Lajia venne distrutto attorno al 1920 a.C. a causa di un evento cataclismatico improvviso: venne infatti travolto e sepolto da una piena di fango, originatasi forse a causa di un terremoto, anche se nel corso degli anni gli studiosi hanno proposto diverse teorie. Ciò che veramente colpisce di questo sito archeologico, e che ha contribuito al soprannome di "Pompei" preistorica cinese, è lo straordinario stato di conservazione dei reperti messi in luce dagli archeologi.

Gli spessi strati di fango che si sono depositati su questo villaggio dell'età del bronzo hanno infatti permesso la conservazione di moltissimi materiali organici che altrimenti si sarebbero degradati in altre condizioni, di fatto sigillando nel tempo numerosi oggetti di quasi 4000 anni fa. Oltre a manufatti in pietra e bronzo, gli archeologi hanno ritrovato grandi quantità di semi di grano, orzo, e soprattutto miglio, che testimoniano la coltivazione di questi cereali da parte di queste comunità agricole. Nonostante il riso fosse già conosciuto e coltivato, la sua diffusione era all'epoca ancora limitata a parti più meridionali della Cina, e durante l'età del bronzo stava appena iniziando a diffondersi nell'area in cui prosperò la cultura di Qijia.

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I "noodles" rinvenuti durante gli scavi di Lajia. Credit: The Archaeologist

Uno dei ritrovamenti più significativi nel sito di Lajia consiste in quelli che vengono ritenuti gli spaghetti più antichi del mondo. All'interno di un contenitore ceramico gli archeologi hanno rinvenuto dei veri e propri noodles, che analisi successive hanno dimostrato essere di miglio e grano oppure orzo. Piuttosto diffuso era anche l'allevamento: sono stati ritrovati i resti di maiali (stranamente non consumati a scopo alimentare, ma impiegati per i sacrifici religiosi), pecore e bovini.

Come nel caso dell'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano, anche l'alluvione che colpì Lajia causò una strage. Oltre a ciò che rimaneva del villaggio, gli archeologi hanno ritrovati infatti anche numerosi resti umani, appartenenti alle persone uccise dall'improvvisa piena di fango e, così come i calchi a Pompei o gli scheletri di Ercolano, gli sfortunati abitanti di Lajia sono rimasti cristallizzati negli ultimi istanti della loro vita. Lo studio dei resti umani ha permesso agli studiosi cinesi di conoscere meglio le popolazioni che abitavano la Cina settentrionale tra la fine del Neolitico e l'inizio dell'età del bronzo.

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