Se ne parla, ormai, da decenni ma solo dagli anni '90 del secolo scorso le parole "cambiamento climatico", "surriscaldamento del clima" e "crisi climatica" sono entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano, grazie al primo Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992. Ma cosa significano esattamente questi termini? Sono sinonimi oppure no?
Affidiamoci alla semantica: quando parliamo di cambiamento climatico ci riferiamo a cambiamenti delle temperature e dei modelli climatici sul lungo periodo. Queste mutazioni possono avere sia origine naturale – per esempio eventi periodici come El Niño – che antropica, e quindi dovuti all'impatto dell'attività umana.
I cambiamenti di cui siamo testimoni riguardano soprattutto l'aumento costante delle temperature, ovvero il surriscaldamento del clima, o Global Warming. Gli effetti di questo aumento si riflettono nella vivibilità del pianeta Terra perché impattano negativamente sugli ecosistemi naturali, la flora e la fauna che li abitano, la salute delle persone, la loro sicurezza e le economie mondiali, producendo una vera e propria crisi climatica.
Cercando di figurarci una mappa dei significati, quindi, abbiamo un fenomeno osservabile (il cambiamento climatico), la causa più evidente di questa tendenza (il surriscaldamento del clima) e i suoi effetti su larga scala (la crisi climatica).
Ma allora perché sentiamo quasi solo parlare di Climate Change, cioè di cambiamento climatico? Il termine è stato introdotto nel 2002 dal governo repubblicano degli Stati Uniti – attualmente l'ala della destra conservatrice e liberale – su suggerimento del consulente politico Frank Luntz per indurre la politica a parlare di ciò che non era più possibile nascondere all'opinione pubblica, ma utilizzando termini rassicuranti – il "cambiamento" è fisiologico e lento – e meno destabilizzanti come "surriscaldamento" e "crisi".
Oggi abbiamo una consapevolezza diversa riguardo al fenomeno e all'impellenza di agire per arginarlo, in parte perché comincia a riguardarci sempre più da vicino ma non solo, molto si deve alla corretta informazione basata su dati scientifici e alla diffusione di una terminologia appropriata.