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È ormai dimostrato che le allergie ai pollini sono più frequenti in città che in campagna. Una delle ipotesi più accreditate, tra le tante avanzate, è quella per cui chi cresce in campagna viene esposto al polline più a lungo di chi vive in città, e quindi il sistema immunitario di chi vive in campagna è abituato da subito ad entrare in contatto con quel tipo di allergeni, senza però essere sovraccaricato dallo smog cittadino. L'ecosistema urbano ha diversi altri problemi e altre pressioni ecologiche oltre lo smog, le quali fanno si che il rischio allergenicità si alzi moltissimo. Quali sono le cause dell'allergenicità sempre più crescente in città e come si può ridurre questo fenomeno?
Numerosi studi convergono sul fatto che negli ultimi anni il fenomeno dell'allergenicità alle piante in città è aumentato. Questo è dovuto a diversi fattori. Vediamo insieme uno ad uno.
Lo smog
Primo fra tutti il fatto che nell'ecosistema urbano vi è un forte aumento della quantità di smog, dovuto fra le tante cause, all'ampia circolazione del traffico. In particolare vi è un forte aumento di PM2,5, cioè quel particolato fine che, se respirato, si insinua in bronchioli ed alveoli polmonari. Questo tipo di particolato si coniuga fortemente con le proteine del polline, trasportandole con se nei polmoni.
L'effetto serra
Nelle aree urbane, a causa dell'effetto serra, le temperature sono più alte (effetto Isola di Calore), questo fa si che le piante abbiano una pollinazione più prolungata e producano anche più polline rispetto agli alberi in campagna.
La scarsa biodiversità
Sono presenti alberi delle stesse specie, soprattutto allergeniche, senza consentire una più ampia varietà. Specie che danno luogo alla produzione di grandi quantità di pollini tutti uguali (monospecifici) che non sempre possono essere dispersi dalle correnti d'aria.
L'introduzione di specie esotiche
L'introduzione in città di specie ornamentali, che solitamente non fanno parte delle nostre zone, ha fatto si che si siano originate nuove fonti di sensibilizzazione, prima sconosciuti al nostro sistema immunitario. Inoltre molte specie esotiche fanno pollinazione in autunno, ampliando la finestra di allergenicità.
Le specie invasive
Vengono definite invasive quelle specie che erano esotiche e, dopo essere state introdotte nella vegetazione locale in modo sia accidentale che non, si sono riprodotte in maniera totalmente incontrollata. Questo ha fatto si che si espandessero a dismisura, producendo più pollini della loro specie. Un esempio molto conosciuto è l'Ailanthus altissima (l'Ailanto o albero del paradiso).

Le reazioni incrociate
Più le piante sono "imparentate" e più antigeni condivisi possiedono. Quindi si può essere allergici ad una pianta non presente in città, ma nei paraggi potrebbe esserci un suo stretto parente e se ne può diventare sensibili. Per esempio le persone allergiche alla colza mostrano di essere disturbate anche dall'olivo.
Il sessismo botanico
In città sono stati selezionati, per quanto riguarda alcune specie, soltanto gli individui maschi. Questo perché non generando frutti e semi, i maschi producono pochissima lettiera, la quale se ci fosse richiederebbe una grossa manutenzione e quindi un maggiore dispendio di soldi. Però, più individui maschi ci sono e chiaramente più polline viene prodotto.
La gestione e la manutenzione del verde
Ci sono piante, come per esempio le Parietarie, che si trovano a loro agio spontaneamente su muri o manufatti. Queste specie producono moltissimo polline e sono tra le prime cause di allergia. Se fossero ben eradicate o trattate questo problema potrebbe essere evitato.