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4 Dicembre 2024
16:23

Legge marziale in Corea del Sud: la spiegazione della grave crisi istituzionale a Seoul

Il 3 dicembre 2024, al culmine di una crisi politica iniziata da tempo, il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, ha dichiarato (e poi revocato) lo stato di emergenza e proclamato la legge marziale innescando una crisi istituzionale che il paese non vedeva dagli anni '80 del XX secolo.

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Legge marziale in Corea del Sud: la spiegazione della grave crisi istituzionale a Seoul
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Credit: 서울의소리 VoiceOfSeoul

Nelle ultime ore gli occhi del mondo sono puntati sulla Corea del Sud, dove il 3 dicembre 2024 alle ore 22:27, il presidente Yoon Suk-yeol ha proclamato la legge marziale, salvo poi revocarla poche ore dopo. Infatti, viste le ferme reazioni da parte sia dell'Assemblea Nazionale che della popolazione, la legge marziale è stata ritirata alle ore 4:30 del 4 di dicembre. Ciononostante l'evento ha scosso profondamente tanto l'opinione pubblica locale che quella internazionale e gettato un'ombra lunga sulla stabilità interna della Repubblica di Corea. Andiamo quindi a chiarire le motivazioni dietro alla scelta di introdurre la legge marziale e le relative conseguenze.

Perché la legge marziale in Corea del Sud è stata revocata

Alle 22:27 (orario di Seoul) del 3 dicembre 2024, con un comunicato trasmesso in diretta dal canale televisivo nazionale YTN, e utilizzando come pretesto lo stallo venutosi a creare all'Assemblea Nazionale in merito all'approvazione della legge di bilancio per l'anno 2025, il presidente ha annunciato di fronte ad un paese attonito la proclamazione della legge marziale ordinando al contempo la cessazione di qualsiasi manifestazione a sfondo politico e l'arresto dei leader delle principali formazioni politiche, accusati di “cospirare con la Corea del Nord e le forze comuniste per sovvertire la Repubblica”.

Immediata e contraria la reazione tanto del popolo quanto dei rappresentanti eletti. Incuranti delle temperature invernali al di sotto dello zero, numerosi cittadini hanno manifestato di fronte all'edificio dell'Assemblea Nazionale, sfidando i militari nel frattempo giunti in loco per eseguire gli arresti ordinati dal presidente. All'interno dell'Assemblea, invece, i 190 parlamentari (su 300 complessivi) presenti hanno votato all'unanimità (con il determinante appoggio proprio dei parlamentari del partito del presidente) una mozione per rendere nulla la dichiarazione di imposizione della legge marziale ordinando al contempo ai militari di tornare in caserma.

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I cittadini di Seoul protestano contro l’introduzione della legge marziale. Credits: Wikimedia Commons

L'evento ha rilasciato una serie di onde d'urto sia a livello economico che politico. A causa dell'incertezza il valore del won sudcoreano (la moneta ufficiale del paese) è precipitato ai livelli più bassi da 25 mesi a questa parte obbligando la “Bank of Korea” (la banca centrale del paese) ad intervenire. Gli Stati Uniti d'America, alleati occidentali del Paese, si sono limitati ad “esprimere preoccupazione” per la situazione.

Le motivazioni dietro alla crisi in Corea del Sud

Nonostante gli eventi di Seoul abbiano spiazzato il mondo intero cogliendo alla sprovvista tanto i capi di stato quanto le opinioni pubbliche, era da tempo che in Corea del Sud era in corso una lotta senza quartiere tra il presidente Yoon Suk-yeol, espresso dalle fila del “People Power Party” (PPP), formazione di destra e di tendenze marcatamente conservatrici, e l'Assemblea Nazionale (il Parlamento) dominata invece dal principale partito di opposizione, il “Democratic Party” (DP), di tendenze progressiste e guidato da Lee Jae-myung, da sempre acerrimo rivale politico di Yoon Suk-yeol.

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Ritratto ufficiale del presidente della Repubblica di Corea, Yoon Suk–yeol. Credits: Wikimedia Commons

Figura controversa e assai divisiva, in patria come all'estero, Yoon Suk-yeol è presidente dal 10 maggio 2022, dopo aver concluso una lunga carriera nella magistratura che lo aveva visto infine presiedere (tra il 2019 ed il 2021) l'ufficio di “procuratore generale della Repubblica di Corea”. I suoi 2 anni e mezzo di mandato sono stati finora caratterizzati da continui scontri agli alti livelli istituzionali con la già menzionata Assemblea Nazionale e dai ripetuti tentativi da parte della magistratura di mettere alla sbarra una serie di suoi collaboratori e confidenti, tra i quali spicca la moglie, Kim Keon-hee, accusati a vario titolo di essere implicati in numerosi scandali.

Gli antecedenti storici della legge marziale

Sebbene gli eventi di Seoul si siano presentati letteralmente come il proverbiale “fulmine a ciel sereno”, un'attenta disamina della storia della metà meridionale della penisola coreana ci farebbe invece apprezzare il fatto che le crisi politiche e i pronunciamenti militari hanno scandito la vita della Corea del Sud nei primi decenni della sua esistenza. Tra il 1948, anno della fondazione della Repubblica, ed il 1987, quando il governo dei militari cedette il posto alla democrazia, infatti, i regimi succedutisi al comando hanno proclamato l'imposizione della legge marziale in ben 16 occasioni diverse. Questa è però la prima volta in assoluto che, dalla fine dei regimi militari, un presidente eletto tenta di portare a compimento una forzatura di questo tipo delle procedure democratiche dello stato.

Un futuro incerto

Anche se, per il momento, l'attacco alla democrazia pare sia stato sventato, non bisogna credere che sia giunta l'ora di tirare il proverbiale “sospiro di sollievo”. È opinione unanime a Seoul che il presidente Yoon Suk-yeol non avrebbe mai seguito la strada del colpo di stato se non avesse avuto le spalle coperte, e qui il dito viene puntato in direzione dei suoi principali alleati politici, tra i quali meritano di essere menzionati: il ministro degli interni, Lee Sang-min, il ministro della difesa, Kim Yong-hyun e, soprattutto, il capo di stato maggiore dell'esercito, generale Park An-su.

È stato proprio quest'ultimo infatti, nel corso delle ore della crisi, ad essere nominato alla guida del regime di legge marziale e a ordinare (saltando completamente tutta la catena ufficiale di comando) ai soldati della 1a Brigata delle Forze Speciali Aerotrasportate e agli uomini della Agenzia di Polizia Metropolitana di Seoul di prendere il controllo dell'Assemblea Nazionale ed arrestarne i parlamentari.

È presto per dire cosa ci riserverà il futuro ma sta di fatto che la Corea del Sud si è risvegliata da questo traumatico evento un po' meno stabile di quanto non si sentisse prima.

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