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8 Aprile 2023
12:30

L’Europa nello spazio: come funziona e che programmi conduce l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea

Non sono solo Stati Uniti, Russia e Cina a inviare missioni nello spazio. I Paesi europei si sono ritagliati un ruolo importante nel settore grazie all’Agenzia Spaziale Europea, fondata nel 1975 per coordinare i progetti spaziali dei 22 Paesi europei che ne fanno parte.

A cura di Erminio Fonzo
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L’Europa nello spazio: come funziona e che programmi conduce l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea
storia agenzia spaziale europea

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA), della quale fanno parte 22 Paesi, tra cui l'Italia, è un'agenzia deputata alla ricerca astronomica, all’osservazione della Terra e all’esplorazione dello spazio con missioni umane. L’ESA dispone di numerose strutture, tra le quali un sito di lancio situato nella Guyana Francese, ed è la terza agenzia spaziale al mondo per disponibilità di risorse finanziarie.

L’Agenzia è stata fondata nel 1975, alcuni anni dopo il posizionamento in orbita dei primi satelliti dei Paesi europei, e nel corso della sua storia ha sviluppato numerosi programmi di ricerca scientifica e di esplorazione, incluso l’invio di astronauti oltre l’atmosfera. Attualmente, oltre a condurre progetti in proprio, è uno dei principali partner della Stazione spaziale internazionale.

Logo dell'Esa
Logo dell’ESA

Cos’è l’ESA

L’Agenzia Spaziale Europea (European Space Agency – ESA) è preposta alla ricerca astronomica, allo studio e all’osservazione della Terra, alla messa in orbita di satelliti e all’organizzazione o partecipazione a missioni con equipaggio umano. I Paesi che la compongono attualmente sono 22, tra i quali tutti quelli dell’Europa occidentale e una parte di quelli dell’Europa centrale e orientale. L’ESA non è un ente dell’Unione Europea (tra l’altro, tre dei Paesi che ne fanno parte non sono membri dell’UE: Svizzera, Regno Unito e Norvegia), ma ha stretto con essa rapporti di cooperazione.

Stati membri (credit esa.int). Blu scuro Paesi membri, grigio scuro rapporti di collaborazione)
Carta degli Stati membri dell’ESA. In blu scuro i Paesi membri, in grigio scuro i rapporti di collaborazione (credit esa.int)

I Paesi membri dell’ESA dispongono anche di organizzazioni nazionali per le missioni nello spazio, come la nostra Agenzia spaziale italiana, nata nel 1988. In genere queste organizzazioni sono responsabili della partecipazione del loro Paese alle attività dell’ESA, ma possono sviluppare anche programmi autonomi. L’ESA, dal canto suo, collabora attivamente con altre agenzie spaziali: la NASA, l’Agenzia spaziale cinese, quella russa e altre. L’ESA è guidata da un direttore generale e da un consiglio composto dai rappresentanti di tutti i Paesi membri.

Le strutture principali

L’ESA possiede un proprio spazioporto, cioè un sito per i lanci di razzi oltre l’atmosfera, il Centro Spaziale Guyanese, che si trova nella Guyana Francese, un territorio della Francia situato in Sudamerica. Il sito serve prevalentemente per la messa in orbita di satelliti ed è stato scelto perché vicino all’Equatore.

Mappa del centro spaziale (credit Pline)
Mappa del Centro spaziale guyanese (credit Pline)

Le altre strutture dell’ESA si trovano nel continente europeo. Tra esse, il quartier generale a Parigi, il Centro per gli astronauti a Colonia (Germania), il Centro per la ricerca e la tecnologia spaziale a Noordwijk (Olanda). In Italia ha sede il Centro per l’osservazione della Terra, che si trova a Frascati e si occupa prevalentemente della raccolta delle informazioni provenienti dai satelliti.

I finanziamenti e i programmi

L’ESA dispone di un budget annuale che, per il 2023, è pari a 7,08miliardi di euro. È la terza agenzia spaziale al mondo per quantità di risorse a disposizione, dopo la NASA (23 miliardi circa) e l’Agenzia spaziale cinese (circa 8,9 miliardi). I finanziamenti sono assicurati dagli Stati membri, tra i quali prevalgono la Germania (21,8% del totale), la Francia (20,4%) e l’Italia (11,8%).

I contributi non sono a fondo perduto: l’ESA, infatti, segue il principio dell’equa contropartita e appalta la fornitura di beni e servizi alle aziende dei Paesi finanziatori. Per questo la partecipazione alle attività dell'Agenzia si traduce in un vantaggio economico.

I programmi dell’ESA si dividono in obbligatori e facoltativi. Ai primi, che comprendono le attività di base come la ricerca tecnologica e lo studio di progetti futuri, sono tenuti a partecipare tutti i Paesi membri. I programmi facoltativi invece comprendono lo sviluppo di razzi, l’invio di missioni umane nello spazio, vari programmi di ricerca scientifica. Ciascun Paese membro può scegliere se e in che misura partecipare.

Le origini dell’ESA

Quando Stati Uniti e Unione Sovietica iniziarono l’esplorazione dello spazio, tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, i Paesi dell’Europa occidentale non disponevano delle tecnologie necessarie per partecipare alle missioni. Essi, però, capirono le potenzialità dell’esplorazione spaziale e dei satelliti artificiali e iniziarono a interessarsi della questione, in genere collaborando con la superpotenza alleata (l’Europa occidentale con gli USA, l’Europa orientale con l’URSS).

Nei primi anni ’60 i Paesi occidentali misero in orbita alcuni satelliti artificiali, servendosi di lanciatori (cioè razzi capaci di portare carichi nello spazio) degli Stati Uniti. Il primo a farlo fu il Regno Unito nel 1962, al quale fece seguito l’Italia nel 1964 con il satellite San Marco 1.

Lancio del satellite San Marco1
Lancio del satellite San Marco1

Un anno più tardi, la Francia fu il primo Paese europeo a mandare in orbita un satellite senza la cooperazione americana. Era evidente però che, se l’Europa occidentale voleva ritagliarsi un ruolo nelle missioni spaziali, bisognava coordinare gli sforzi. Già nel 1962 sei Paesi, tra i quali l’Italia, svilupparono un programma comune, l’European Launcher Development Organization, per la costruzione di lanciatori.

Due anni più tardi nacque l’European Space Research Organization, che nel 1968 mandò il suo primo satellite in orbita, servendosi di un lanciatore statunitense. Nel 1975 i Paesi europei decisero di riunire le attività spaziali in un unico ente e fondarono l’ESA.

Le attività dell’ESA nel passato

In origine l’ESA incentrava le sue attività sulla messa in orbita di satelliti e la ricerca scientifica e tecnologica. Nel 1979 l’agenzia sviluppò il suo primo razzo, l’Ariane 1, che nei primi anni ’80 fu utilizzato per mandare satelliti in orbita. Le attività di ricerca scientifica e tecnologica si concentrarono sin dall’inizio su vari obiettivi e, in particolare, sull’osservazione e lo studio della Terra.

Nel 1978, inoltre, l’ESA selezionò i suoi primi astronauti. Il primo volo spaziale di un membro dell’Agenzia avvenne nel 1983, quando il tedesco Ulf Merbold partecipò a una missione dello Space Shuttle statunitense (non si conta, invece, il viaggio del 1982 del francese Jean-Loup Chrétien, primo astronauta dell’Europa occidentale, perché non era formalmente membro dell’ESA).

Ulf Merbold
Ulf Merbold

L’Agenzia si è sempre servita di navicelle americane o russe per mandare nello spazio i suoi astronauti. Nel corso degli anni ha avviato due programmi per la costruzione di navicelle, ma non li ha portati a termine.

 I programmi attuali dell'ESA

Dalla fine della Guerra Fredda l’Agenzia è cresciuta in misura significativa perché sono entrati a farne parte diversi Paesi dell’Europa centrorientale. Oggi l’ESA porta avanti programmi di vario genere. Per la messa in orbita di satelliti, ha sviluppato diversi lanciatori, il più potente dei quali è Ariane 5, in servizio dal 1997.

Modello del razzo Ariane 5 (credit Poppy)
Modello del razzo Ariane 5 (credit: Poppy)

Per i viaggi umani, l’Agenzia dispone di un corpo di astronauti, selezionato e addestrato presso il centro di Colonia. L’ESA, inoltre, ha dato un contributo di primo piano alla costruzione della Stazione spaziale internazionale e continua a occuparsi di ricerca astronomica.

Il progetto principale attualmente in corso si chiama Cosmic Vision e prevede vari obiettivi, tra i quali l’invio di una sonda su Giove e la messa in orbita di alcuni telescopi spaziali. Il settore al quale l’ESA destina gli investimenti maggiori è però l’osservazione della Terra, alla quale per il 2023 sarà destinato il 25% del budget totale. I programmi di osservazione mirano studiare diverse questioni, tra le quali i cambiamenti climatici.

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