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25 Febbraio 2023
12:30

La corsa allo spazio tra USA e URSS durante la Guerra Fredda: la storia in breve

La gara tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica degli anni ’50 e ’60 per la “conquista” dello spazio e della Luna fu uno degli scenari chiave della Guerra Fredda. Sintetizziamo la competizione tra le due superpotenze e i risultati raggiunti.

A cura di Erminio Fonzo
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La corsa allo spazio tra USA e URSS durante la Guerra Fredda: la storia in breve
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La corsa allo spazio iniziò nel 1957, quando l’URSS mise in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Stati Uniti e Unione Sovietica, partendo dalla tecnologia missilistica sviluppata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, fecero a gara a chi raggiungeva per primo “traguardi spaziali”. I due Paesi investirono enormi risorse nelle missioni oltre l'atmosfera terrestre, perché, nelle dinamiche della Guerra Fredda, primeggiare nella corsa allo spazio era considerato un obiettivo irrinunciabile.

In una prima fase prevalse l’URSS, che riuscì a raggiungere traguardi importanti, come il lancio del primo uomo nello spazio, ma in seguito gli Stati Uniti recuperarono terreno e sconfissero i rivali nell’obiettivo di mandare una missione umana sulla Luna e farla tornare sana e salva sulla Terra nel 1969. La corsa allo spazio terminò all’inizio degli anni ’70, ma i suoi effetti e le sue conseguenze sul progresso tecnologico si percepiscono ancora oggi.

Origini dei viaggi spaziali: missili V2

La progettazione di missili capaci di raggiungere lo spazio ebbe inizio negli anni ‘30. Il Paese che ottenne i risultati migliori fu la Germania nazista, nella quale operava l’ingegnere Werner von Braun, che nel 1942 fece volare il primo missile balistico della storia, chiamato V2. I missili V2 in genere non volavano nello spazio (che per convenzione “inizia” a 100 km dal livello del mare, sebbene la distanza sia discussa), ma nel giugno del 1944, in un lancio sperimentale in verticale, un V2 arrivò a 174 km di altitudine. Il volo fu suborbitale, nel senso che il V2 non entrò in orbita intorno alla Terra, ma per la prima volta un veicolo costruito dall’uomo era riuscito a raggiungere altezze spaziali.

Una V2 esposta al museo di Peenemunde (credi AElfwine)
Una V2 esposta al museo di Peenemunde (credi AElfwine)

I missili e la Guerra Fredda

Dopo la Seconda Guerra Mondiale iniziò la Guerra Fredda. Nel 1945, quando il confronto già si profilava, USA e URSS fecero a gara per accaparrarsi la tecnologia missilistica tedesca e misero le mani sia sui missili V2, sia sugli scienziati che li avevano progettati. L’interesse delle due potenze era soprattutto militare, perché i missili possono trasportare non solo veicoli nello spazio, ma anche bombe nel territorio del nemico, incluse quelle atomiche.

L’idea di usare i missili per l’esplorazione spaziale, però, era sorta già negli anni ’40 e i tecnici americani effettuarono vari esperimenti, tra i quali l’invio di esseri viventi (moscerini e scimmie) in volo suborbitale.

Lancio della V2 con la scimmia Albert II
Lancio di un missile V2 con la scimmia Albert II, 1949

Le ragioni della corsa allo spazio

Negli anni ‘50 USA e URSS svilupparono progetti per costruire missili capaci di volare su lunghe distanze a fini militari. Gli Stati Uniti disponevano di Werner von Braun, che avevano portato nel Paese dalla Germania al termine della guerra, ma anche in Unione Sovietica emerse un ingegnere geniale, Sergej Korolëv, che nell’agosto del 1957 fece volare il primo missile balistico intercontinentale, l’R7 “Semërka”, capace di percorrere 7.000 km.

Un razzo R-7 esposto a Mosca (credit Alex Zelenko)
Un razzo R–7 esposto a Mosca (credit Alex Zelenko)

Missili del genere, opportunamente modificati, potevano potenzialmente trasportare veicoli nello spazio, e perciò i viaggi oltre l’atmosfera divennero una possibilità concreta. Ma perché le due superpotenze si imbarcarono in un progetto che aveva costi esorbitanti? Le ragioni erano sostanzialmente due:

  • Militare, perché il “controllo dello spazio” poteva garantire grandi vantaggi, per esempio per la raccolta delle informazioni attraverso i satelliti spia, capaci di intercettare le comunicazioni del nemico ed effettuare fotografie del suo territorio;
  • Ideologica, perché nella Guerra Fredda ognuna delle due parti cercava di dimostrare la superiorità del proprio sistema sull’altro.

Entrambe le potenze investirono enormi risorse per il timore che l’altra potesse batterla sul tempo e accaparrarsi così i “vantaggi” dello spazio. Esisteva, inoltre, un interesse scientifico e tecnologico, sentito soprattutto dagli scienziati che lavoravano ai progetti.

Lo Sputnik e l’inizio della corsa allo spazio

La corsa allo spazio iniziò “ufficialmente” il 4 ottobre 1957, quando i sovietici mandarono in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Fu il primo lancio orbitale della storia, nel senso che il satellite si mise a “girare” intorno al pianeta.

Una replica dello Sputnik1
Una replica dello Sputnik1

Negli Stati Uniti la notizia suscitò un’apprensione nota come “crisi dello Sputnik” e il presidente Eisenhower aumentò immediatamente i fondi per i progetti spaziali. Il successo non tardò ad arrivare: il 31 gennaio 1958 entrò in orbita il primo satellite statunitense, l’Explorer. Nel luglio dello stesso anno Eisenhower istituì un’agenzia, la NASA, finalizzata a gestire tutti i programmi americani di esplorazione spaziale.

Il primato dell’URSS e la cagnetta Laika

La tecnologia sovietica, però, era più avanzata e consentì di conseguire numerosi primati. Nel novembre 1957 l’URSS lanciò il primo animale in volo orbitale, la cagnetta Laika, della quale non era previsto il ritorno. Tre anni più tardi una missione portò in orbita due cani e alcuni altri animali, che tornarono sani e salvi sulla Terra. Mancava poco al passo successivo, l’invio di un uomo nello spazio. Il traguardo fu raggiunto il 12 aprile 1961, quando Juri Gagarin compì un’orbita completa intorno al pianeta a bordo della navicella Vostok 1.

Il pannello di controllo della Vostok 1
Il pannello di controllo della Vostok 1

Nel frattempo gli Stati Uniti riuscirono a recuperare lo svantaggio e il 5 maggio 1961 mandarono il loro primo astronauta, Alan Shepard, in volo suborbitale. La tecnologia faceva progressi rapidi e continui. Nei primi anni ’60 entrambe le potenze misero in orbita vari satelliti artificiali, sia per ragioni scientifiche, sia per uso pratico (telecomunicazioni, meteorologia, spionaggio, ecc.). Inoltre, nel corso del decennio furono effettuate le prime passeggiate spaziali e i primi agganci tra veicoli in orbita, i cosiddetti rendez-vous spaziali.

Passeggiata spazile di Edward White nel 1965
Passeggiata spazile di Edward White nel 1965

La “conquista” della Luna e il sorpasso americano

La sfida più avvincente era raggiungere altri corpi celesti. Nel 1958 l’URSS diede avvio al programma Luna, durato fino al 1976, che mirava a condurre missioni senza equipaggio sul suolo lunare. Già nel 1959 i sovietici fecero arrivare sul nostro satellite una sonda (un piccolo veicolo dotato di strumenti scientifici); missioni successive consentirono di raccogliere campioni di rocce e portarli sulla Terra.

Gli americani, però, li superarono su un altro traguardo. Nel 1961 il presidente Kennedy annunciò di voler fare arrivare un equipaggio umano sulla Luna e, dopo varie missioni preliminari, tra il 20 e il 21 luglio 1969 la navicella Apollo 11 portò Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul suolo lunare. Gli Stati Uniti avevano sopravanzato la Russia nella corsa allo spazio.

Il modulo dell'Apollo 15 (1971) in orbita lunare
Il modulo dell’Apollo 15 (1971) in orbita lunare

La fine della corsa allo spazio e i suoi effetti

Negli anni ’60 anche l’Unione Sovietica avviò un programma per mandare una missione umana sulla Luna, ma dopo ripetuti fallimenti lo abbandonò. I sovietici, però, nel 1971 misero in orbita la Saljut 1, la prima stazione aerospaziale, cioè una “navicella” capace di ospitare esseri umani per periodi prolungati.

Modellino di una stazione Saljut
Modellino di una stazione Saljut

Gli americani, che nel frattempo avevano mandato altri astronauti sulla Luna, li seguirono nel 1973 con la stazione Skylab. Tuttavia, all’inizio degli anni ‘70 la corsa allo spazio tra USA e URSS ebbe termine. Le ragioni furono varie:

  • L’obiettivo più importante tra quelli realizzabili, la Luna, era stato raggiunto;
  • I rapporti tra USA e URSS andarono incontro a una temporanea distensione, che provocò una riduzione degli investimenti per le missioni spaziali;
  • Altri Paesi iniziarono a sviluppare programmi spaziali, facendo venire meno il principio della corsa a due.

Negli anni ’70 iniziò persino una collaborazione tra le due superpotenze, che si concretizzò il 17 luglio 1975, quando una navicella sovietica e una americana si agganciarono in orbita. La competizione tra le due potenze non venne meno, ma non fu più vissuta con lo stesso antagonismo degli anni ‘50 e ’60.

Gli effetti della corsa allo spazio si fanno sentire ancora adesso: la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, spingendo i due Paesi a investire enormi risorse nelle esplorazioni, consentì scoperte fondamentali nel campo dell’astronomia ed eccezionali progressi tecnologici. I risultati, oltre ad aver posto le basi per successive esplorazioni dello spazio, hanno effetti significativi sulla nostra vita quotidiana. Basti pensare ai satelliti artificiali, dei quali ci serviamo per le telecomunicazioni, i sistemi di posizionamento e navigazione, le trasmissioni televisive, ecc.

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